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25. 04. 2024 05:58

Festival delle bambine e dei bambini, l’assessore Sacchi: «Un’idea che sperimentiamo per primi»

Il responsabile della Cultura «A un Festival dedicato ai bambini ci pensavo da tempo, ora è un progetto che si realizza»

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Ci vuole fantasia e anche un po’ di coraggio per pensare e organizzare un Festival delle Bambine dei Bambini. Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano è l’ideatore dell’iniziativa.

Festival delle bambine e dei bambini, intervista all’assessore Tommaso Sacchi

Come nasce l’idea del Festival?
«Ho iniziato a pensarci sin dal mio insediamento, l’idea era di dedicare prima della pausa estiva un’iniziativa culturale esclusivamente a coloro che frequentano le scuole dell’obbligo».

Com’è decollata?
«Ho ottenuto il sostegno finanziario della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, quindi ho pensato al Castello Sforzesco che doveva essere l’hub di questo evento».

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Come hanno reagito i soggetti che avete coinvolto?
«Con entusiasmo, hanno aderito tante associazioni e teatri. A Milano c’è lo spazio e la voglia di partecipare a queste iniziative rivolte a una fetta della popolazione».

Quattro giorni. Non sono un po’ tanti per un Festival?
«Ci sono tante iniziative che si svolgono, abbiamo 100 appuntamenti rivolti ai bambini dai 3 ai 12 anni».

La manifestazione è rivolta anche ai genitori e ai parenti?
«Certo, anche se i giochi e tutto ciò che è previsto dal festival è offerto ai più piccoli».

Avete avuto un modello di riferimento?
«Abbiamo fatto un’operazione di studio e benchmark con tante altre città europee».

Per esempio?
«Abbiamo visto come a Helsinki le istituzioni si rivolgevano ai più piccoli con semplicità e efficacia, ci hanno colpito alcune cose, tra cui la biblioteca che concede prestiti anche ai bambini».

Però non avete trovato un vero e proprio festival cui ispirarvi.
«No, diciamo che siamo diventati un bellissimo collettore d’innovazione».

Come hanno reagito i cittadini?
«A giudicare dalle richieste di informazioni e dalle prenotazioni dico che c’è un grande interesse».

Dopo la pandemia Milano è ritornata la città degli eventi che si susseguono senza interruzioni. Non c’è il rischio di intasare un calendario già ricco?
«Non credo che il tema da discutere sia se snellire o meno il calendario degli eventi ma capire se è un bene che una fetta di popolazione abbia stimoli culturali attraverso eventi di un certo tipo».

Lei ritiene che questi stimoli andassero provocati?
«Sì, questo festival è un bel segnale dopo la pandemia».

Altra obiezione: gli appuntamenti sono tanti, non c’è il rischio che il festival sia dispersivo?
«In casi come questi credo che spetti all’utente crearsi una mappa, effettuare le scelte, tracciare un proprio percorso».

Ci saranno celebrità per promuovere il festival?
«Ben vengano, anche se sono gli operatori che lavorano su più realtà per i più piccoli che rappresentano il valore aggiunto».

Possiamo citare qualche appuntamento particolare di questi quattro giorni?
«Ce ne sono tanti, posso ricordare che sono coinvolti il teatro delle marionette, il Teatro del Buratto, BAM e tanti altri».

Sono solo momenti ludici o c’è spazio anche per momenti di riflessione?
«I bambini potranno giocare, ma applicando le loro conoscenze, penso ai laboratori del Mudec che hanno come tema l’autoritratto: potranno fare il ritratto di sé stessi, un’esperienza del tutto particolare, non l’unica».

Qualche altra?
«Il Museo Archeologico, il Museo della Scienza dove sarà possibile svolgere attività sensoriali».

Parliamo di spese: quanto vi è costato?
«Le spese sono state molto contenute, come detto abbiamo avuto il sostegno determinante della Fondazione Banca del Monte di Lombardia».

Quante presenze si aspetta?
«Non lo so, però posso dire che mi aspetto una grande adesione, è la prima volta che facciamo un’iniziativa come questa, vedremo».

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