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29. 04. 2024 03:00

Milano nel 2023: che anno è stato per i milanesi? Ce lo hanno detto i lettori di Mi-Tomorrow

Fra conferme e sorprese scopriamo cosa funziona, cosa non funziona, quali sono i temi che stanno più a cuore ai milanesi

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Per Milano l’anno che si sta per concludere è stato complesso. Se da un lato è stato un segnato dall’arrivo della M4 fino a Linate, dal rifiorire di eventi di tutti i tipi, dalle fiere agli appuntamenti sportivi, dal record di concerti proposti a San Siro all’inaugurazione di diverse mostre importanti, che hanno attirato un numero di turisti da record, dall’altro a Milano nel 2023 sono emerse prepotentemente tematiche già presenti, ma che per vari motivi (in primis la pandemia) passavano in secondo piano nel “sentiment” della città.

Parliamo ad esempio di sicurezza nelle strade – sia per quanto riguarda gli incidenti stradali, che spesso coinvolgono ciclisti e pedoni, che per reati come furti, scippi, risse e aggressori – e di caro vita. Quest’ultimo tema è stato platealmente affrontato dagli studenti universitari attraverso il “movimento delle tende” che, in modo un po’ paradossale, si sono aggiudicati, attraverso la “portavoce” Ilaria Lamera, l’Ambrogino D’Oro.

Una delle parole chiave legate a Milano nel 2023 è “percezione”: rimanendo all’interno del tema sicurezza la città della Madonnina è davvero insicura o sono le persone a sentirsi insicure, nonostante non vi sia stato un aumento dei reati? Ma quali sono gli argomenti che stanno più a cuore ai milanesi e ai pendolari che frequentano tutti i giorni la città? Noi ce lo chiediamo tutte le settimane, raccogliendo l’opinione delle persone comuni che si recano al lavoro, che vanno a scuola, che accompagnano i figli al parco, nella rubrica intitolata Milano del futuro.

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Milano nel 2023, il campione del nostro sondaggio

Nel corso del 2023 abbiamo raccolto le opinioni di 73 persone (una per ogni numero di Mi-Tomorrow pubblicato dal numero del 13 gennaio al numero che state leggendo), diverse per età, professione ed estrazione sociale chiedendo loro come vedono Milano oggi e cosa si augurano per il suo futuro. Il 52% di loro ha fra i 25 e i 45 anni, seguiti dalla fascia 46-65 anni (26%).

Molti hanno affrontato più tematiche, che oscillano fra aspetti negativi e positivi, ma possiamo dire che il “sentiment” negativo è stato prevalente (54,7% dei casi, contro il 30,1% di chi ha dato risposte neutrali e il 15% di chi vede la città in modo totalmente positivo), anche se si è registrata tanta propositività e poche lamentale sterili.

Un atteggiamento opposto a quello di tanti vip e influencer che negli ultimi mesi hanno pompato solo su una narrazione fatta di episodi di violenza, rapine, scippi e molestie, paragonando Milano alla Gotham City di Batman (e sulla quale ha scherzato anche lo stesso sindaco Sala comparendo in un video promozionale di Club Dogo, raccogliendo non poche critiche).

Milano nel 2023: ambiente

Il tema sicurezza è senz’altro uno dei principali affrontati dal nostro campione, ma non è al primo posto, che è occupato dall’ambiente, inteso come aree verdi e inquinamento (19,6%). I milanesi intervistati apprezzano i passi avanti fatti dall’amministrazione, ma chiedono un ulteriore sviluppo della città verso questa direzione con il contenimento del consumo di suolo, con l’apertura di nuove aree per vivere Milano all’aria aperta, per fare sport, per far giocare i bambini (anche se questi ultimi non sembrano essere al centro del pensiero degli intervistati). «Che fine ha fatto il progetto ForestaMi?», si chiedono alcuni, in un anno che sarà ricordato anche per i disastri causati dai nubifragi di luglio.

Milano nel 2023: inclusività e caro vita

Altri temi che stanno molto a cuore dei cittadini sono l’inclusività (14%) – parola utilizzata spesso e intesa a tutto tondo, dai disabili ai senza tetto, da chi ha difficoltà economiche agli studenti fuori sede – la questione del caro vita (14%), che in parte si sovrappone a un altro tema sentito, quello del crescente divario fra ricchi e poveri, con in primo piano il problema degli affitti, e la richiesta di politiche che favoriscano di più i giovani (12,1%). La sicurezza arriva poi al quinto posto della graduatoria (10,2%).

Segue il tema della mobilità (9,3%), dei quali si chiede un ulteriore potenziamento, e la parola “opportunità”, termine utilizzato da quasi tutti gli intervistati che vedono la vita milanese con occhio positivo, ricca di possibilità lavorative e di socializzazione. Un posticino in questa classifica basata, sul nostro piccolo, ma significativo campione, se lo guadagnano anche la cultura (9,3%) e le infrastrutture, fra le quali lo Stadio San Siro e l’ex Palasharp. Un’altra parola emersa fra i desideri per una città del futuro è “umanità”: fra l’uso delle tecnologie e la rincorsa verso l’efficenza a tutti i costi, si chiede più attenzione verso l’altro. Insomma, milanesi, nel 2024 guardiamoci più negli occhi.

Milano nel 2023, Davide Rampello: «Vedo un 2024 positivo, ma dobbiamo volerlo»

Giovanni Seu

Non è facile definire Davide Rampello. Dopo una lunga esperienza nella televisione in cui ha fatto il regista e il direttore artistico, si è poi dedicato all’arte e alla direzione artistica di spettacoli teatrali: tra i tanti impegni vanno ricordati quelli milanesi come presidente della Triennale e come curatore del Padiglione Zero di Expo. Sempre iperattivo, 77 anni, ha tutte le carte in regola per parlare dell’anno che sta concludendosi e quello in arrivo.

Come giudica il suo 2023?
«Molto positivo, in primo luogo dal punto di vista universitario: dopo il covid mi hanno richiamato a Shangai per svolgere attività universitaria e, successivamente, all’università di Tianijn dove mi occupo di artigianato cinese».

Anche in patria ha avuto motivi di soddisfazione?
«Le ho grazie allo studio diretto da mio figlio dove abbiamo sviluppato progetti molto interessanti».

Ha visto positività anche nella gente che ha incontrato?
«Ne ho vista tanta, lavoro per la televisione per il programma Striscia la Notizia dove ho il mio spazio “Paesi e paesaggi”, che ho creato tanti anni fa con il mio amico Antonio Ricci: ho incontrato tanti imprenditori che hanno belle idee, vitalità, tenacia, l’ho verificato in modo particolare nel campo della ristorazione».

Sta parlando degli chef?
«Non degli stellati, ma di coloro che dirigono osterie, trattorie, piccole imprese agricole».

Anche a Milano spira questa positività?
«Certo, ma precisiamo subito che nella vita c’è la positività e la negatività, sono nel mondo, ovunque».

Mi faccia un esempio di negatività di Milano?
«Prendendo un taxi ci si accorge che il conducente soffre il traffico, i cantieri e riesce a trasmetterti la sua insofferenza».

Ci sono negatività più pesanti, tipo il caro casa.
«Cosa vuol dire? E’ evidente che quelle del centro sono più care mentre quelle periferiche lo sono di meno, il vero problema è l’acceso per gli studenti».

Non è facile affrontarlo, ma ci sono diversi tentativi in campo.
«Non dobbiamo dimenticarci che Milano è una città universitaria con 220 mila studenti, quasi il 20% della popolazione, bisogna riuscire a farli vivere a Milano».

Non possiamo tralasciare il tema sicurezza.
«Secondo me la violenza è determinata dall’infelicità che scatena le persone: purtroppo esiste».

Siamo Gotham City?
«Ma no, io ho vissuto gli anni di piombo, quelli delle rapine, la gente non usciva più di casa: si è ripreso a farlo solo negli anni ‘80. Detto questo è vero che ci sono situazioni che richiedono una soluzione».

Altra negatività: siamo diventati una città per ricchi?
«Anche questa è una cosa che non capisco: a Milano ci sono i ricchi e i poveri come in tutte le altre città. Forse che a Londra, Parigi o Berlino la situazione è diversa?».

Qual è lo stato di salute reale della città?
«Milano è in evoluzione, ci sono tanti cantieri, un progresso urbano continuo, uno sviluppo grazie all’opera di chi vive qui».

Ma è ancora possibile pensare di realizzarsi a Milano?
«Sì perché abbiamo il design, l’editoria, la moda: ovunque ci sono le possibilità di realizzarsi, ma qui più che altrove perché questo resta il posto migliore».

Come vede il 2024?
«Credo che il sentimento positivo del domani può essere confermato solo dal quotidiano: per il prossimo anno posso lanciare un messaggio positivo ma a una condizione».

Quale?
«La positività ci può essere solo se siamo capaci di assumerci le nostre responsabilità».

Lei se le assume?
«Certo, io sono una persona positiva e quindi responsabile».

Quindi essere positivi dipende da noi?
«Un grande pensatore come Pico della Mirandola diceva che l’uomo ha la possibilità di abbassarsi ai livelli più bassi ma anche quella di elevarsi alle altezze più sublimi: sta a noi decidere quale scelta fare».

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