Sono «fuori luogo» secondo il sindaco di Milano Giuseppe Sala le dichiarazioni di Massimo Nunzio Barrella, il preside del liceo Parini che ha parlato di «un atto di fascismo» e ha detto di sentirsi «un prigioniero politico» visto che ha deciso di restare nell’edificio.
«Definirsi prigioniero politico e dare dei fascisti ai ragazzi mi sembrano dichiarazioni fuori luogo se vogliamo definirle in maniera benevola, ma sono proprio cose da evitare», ha spiegato Sala a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dello Iulm. Il primo cittadino di Milano ha concluso rivolgendo un appello ai ragazzi che stanno occupando i licei della città: «le occupazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ai ragazzi dico di fare attenzione a riconsegnare la scuola come l’hanno trovata o anche meglio».
Una forma di occupazione anti democratica
«Ritengo che questa forma di occupazione sia anti-democratica». Massimo Nunzio Barrella, preside del liceo Parini di Milano, istituto del centro città occupato da ieri mattina, resterà nell’edificio scolastico durante tutta la protesta, anche di notte, e tornerà a casa solo per lavarsi e cambiarsi: «Non ho condannato le persone ma il gesto – spiega il dirigente scolastico -. Ai ragazzi ho detto: prima, sull’asfalto di via Goito, scrivete ‘Parini antifascista’ e poi vi comportate come delle squadracce: siete voi i fascisti che impedite a chi non la pensa come voi di entrare e fare lezione».
Liceo Parini, momenti di tensione
Ieri mattina, davanti all’ingresso, non sono mancati momenti di tensione: «Temevo molto per gli infiltrati – spiega Barrella – che non sono mancati, poi si è capito che non avevano cattive intenzioni». Dopo «ho preso accordi con i rappresentanti di istituto» e adesso le regole d’ingaggio prevedono: nessun ingresso per gli esterni (o al massimo dovranno essere identificati dal servizio scolastico), accesso, quantomeno, per il personale amministrativo e, ovviamente, niente droga e alcool.
Liceo Parini, il preside contro gli studenti
«Io sono ancora a scuola – commenta il preside – sono solo alle prime 12 ore… gli studenti vogliono che l’occupazione duri fino a giovedì. Avranno la mia compagnia molto discreta». Barrella si è definito provocatoriamente un ‘prigioniero politico’: «L’ho fatto per catturare l’attenzione – osserva -. Quando sono entrato non mi aspettavo questo picchetto. Mi hanno lasciato entrare nonostante qualche barricata. Avevo visto facce che non conoscevo, quindi mi sono chiuso a chiave in ufficio e mi sono detto che avrei dovuto mandare un messaggio per coloro che si sentono vittime di un’ingiustizia». Perché «è legittimo manifestare – aggiunge – ma non è democratico che una minoranza impedisca alla maggioranza di fare il suo dovere».
Il 4 marzo avevamo scritto
Lunedì mattina, fuori dal liceo classico Parini a Milano, si sono verificati momenti di tensione quando un gruppo di circa 400 studenti ha aderito all’occupazione proposta dal Collettivo Rebelde, impedendo l’accesso ai professori e ai compagni, consentendo l’ingresso solo a coloro che sostenevano la protesta. Questo ha scatenato discussioni animate e un episodio di violenza in cui un professore ha colpito gli studenti con un ombrello per sfondare il blocco.
Lunedì mattina, fuori dal Liceo classico Parini a Milano, si sono verificati momenti di tensione quando un gruppo di circa 400 studenti ha aderito all’occupazione proposta dal Collettivo Rebelde 🎥#Milano #Parini pic.twitter.com/B4NyX9BkiW
— Mi-Tomorrow (@MiTomorrow) March 4, 2024
Liceo Parini, l’occupazione
La protesta, la sesta occupazione di un liceo a Milano in poco più di un mese, è diretta contro le politiche del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e, più in generale, contro il governo Meloni. Gli occupanti criticano le politiche educative del governo, definendo la scuola come troppo competitiva e individualista, chiedendo una scuola inclusiva e giusta.
Liceo Parini, le richieste degli studenti
Tra le richieste degli studenti ci sono la rimozione del termine “merito” dal nome del Ministero dell’Istruzione, l’abolizione delle ore di orientamento e la revisione dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Gli occupanti si oppongono anche alla concezione della scuola come azienda e chiedono una maggiore attenzione agli argomenti di attualità e una discussione autogestita su questioni politiche e sociali durante l’occupazione.
Liceo Parini, le motivazioni
Non solo scuola tra le motivazioni dell’occupazione: la protesta affronta anche temi come la lotta alla violenza di genere, il benessere psicologico degli studenti e il conflitto israelo-palestinese, dimostrando una volontà di affrontare una gamma diversificata di questioni sociali e politiche.