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Milano
27. 04. 2024 04:38

L’insostenibile classismo di Area B

Area B è una delle più grandi dichiarazioni di guerra ai poveri (o a tutti quelli che non sono ricchi) che a Milano sia mai stata fatta

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A volte è necessario mettere giù le cose così come sono, senza girarci intorno e senza usare fioretti retorici per addolcire la sostanza con la forma: Area B è una delle più grandi dichiarazioni di guerra ai poveri (o a tutti quelli che non sono ricchi) che a Milano sia mai stata fatta, forse dai tempi di Bava Beccaris. Non si era mai visto un provvedimento così intimamente classista, così sfacciatamente penalizzante nei confronti di chi non può permettersi un’auto nuova (una domanda: ma i membri della Giunta comunale sanno qual è il listino prezzi di una vettura non diciamo media, ma utilitaria, che risponda alle caratteristiche “ecologiche” richieste?).

Area B, una scelta classista e una guerra ai poveri

I ricchi possono girare tranquillamente con le loro auto elettriche, il cui ciclo produttivo inquina eccome, ma ci sono inquinamenti e inquinamenti. I poveri, o i non ricchi, che affollino i treni merci che vengono spacciati per treni per pendolari… E che non osino mettere piede, pardon ruota, in città con il loro pandino fuori moda e poco trendy. Che cerchino un parcheggio di interscambio che non sia però dentro i limiti territoriali, geniali, introdotti (chi ha disegnato la mappa possiede un sarcasmo invidiabile e difficilmente eguagliabile). Ma il sindaco, questa volta probabilmente nella versione verde (comunque decisamente poco socialista) dice: «Tiro dritto».

Area B, Area C
Area B, Area C

Il modello Milano

Probabilmente si sente in maglia gialla, in fuga sul Tourmalet. Al di là delle battute, una riflessione su cosa è diventato il “modello Milano” andrebbe fatta. Perché se le giuste battaglie per un futuro sostenibile si ripercuotono poi sulle classi sociali meno abbienti, se la parola “inclusivo” è diventata la foglia di fico da esibire per mascherare le sempre più numerose diseguaglianze e ingiustizie che si accumulano giorno dopo giorno in città, abbiamo un problema. Prima o poi qualcuno metterà il cartello “Stop”. E non si potrà né tirare dritto né soprattutto andare, come si dovrebbe, avanti, ma in un modo più giusto. Si tornerà indietro. E anche nel modo peggiore.

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