«Incentiveremo la moneta elettronica, ma senza penalizzare i commercianti e avvantaggiando i consumatori, valorizzando anche i circuiti per la moneta elettronica alternativi, quello postale, ma non solo».
Questo il concetto fondamentale espresso dal premier Conte a margine della presentazione della nuova manovra finanziaria. Secondo le stime, la nuova stretta sull’utilizzo del contante dovrebbe garantire il recupero di oltre 7 miliardi di euro per le casse dello Stato e soprattutto disincentivare l’evasione fiscale.
Quali saranno i primi effetti su consumatori e commercianti? Conte non ha dubbi sul fatto che saranno esclusivamente benefici: nella bozza del documento le agevolazioni prendono la forma del cashback e della possibilità di detrazione al 19% per tutti quei settori considerati ad alto rischio di evasione.
Il termine cashback, tanto di moda sulle app di acquisto più evolute, consisterà nella restituzione ai consumatori di una somma pari al 2 o al 4% delle spese tracciate. Per ridurre l’impatto dell’Iva sulle famiglie si parla addirittura di un “superbonus” che verrà versato ogni inizio anno in base all’ammontare dei movimenti segnalati.
Lo scenario. E il vecchio contante? L’orizzonte non è ancora chiaro, ma si prospetta l’applicazione di una tassa sul suo utilizzo, l’unica nuova tassa del governo giallo-rosso applicata solamente per scoraggiare l’utilizzo delle bancanote.
Naturalmente non potevamo non tornare in strada per raccogliere le opinioni e le perplessità dei commercianti e dei consumatori milanesi. Ne è emerso uno scenario piuttosto omogeneo: si contano sulle dita coloro convinti che la stretta sul contante sia la soluzione al solito leitmotiv dell’evasione fiscale, mentre le proteste più veementi sono giunte ovviamente dai commercianti visto che i pagamenti con bancomat e carte di credito risultano per nulla convenienti per le piccole attività.
L’utilizzo del pos è soggetto a commissioni e canoni mensili che limitano gli introiti: «Ci guadagnano solo le banche» è il grido di protesta che accomuna diversi negozianti, convinti oltretutto che i nuovi provvedimenti sortiranno l’effetto opposto di quello sperato in chiave evasione.
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4 DOMANDE A…
«Non si può tassare il contante»
Marco Barbieri, segretario di Confcommercio Milano
Che effetti avrà la stretta sul contante prevista dalla nuova finanziaria?
«Per quanto riguarda l’incentivazione all’utilizzo di strumenti di pagamento relativi alla moneta elettronica sostanzialmente non ci trovo nulla di male. L’aspetto negativo della situazione riguarda il come sia strutturato al momento questo genere di pagamenti. Coloro che ci rimettono in questa situazione sono indubbiamente i commercianti».
Quali crede siano le maggiori criticità di questo metodo di pagamento?
«Per i negozianti ruota tutto intorno ad un elemento: le commissioni. Mi permetta di dire che sono troppo alte ed eccessive. Se lei pensa che per il pagamento con carta di un prodotto di appena due euro un commerciante è costretto a corrispondere alla banca oltre un quarto del suo valore, comprenderà bene che il sistema non può reggere».
E quindi quale sarebbe la soluzione?
«Eliminare le commissioni su questa tipologia di transazioni. Ripeto: ben venga l’incentivazione di certi sistemi di pagamento in grado di garantire la tracciabilità, ma che venga fatta secondo criteri convenienti per tutte le parti in causa».
Nel documento si ipotizza anche una possibile tassazione sull’utilizzo del contante.
«Sono completamente in disaccordo. I contanti sono stati e continuano ad essere un mezzo di pagamento legittimo. Non possiamo limitare le libertà di scelta dei consumatori imponendo loro l’utilizzo di bancomat e carte di credito. E poi non reputo che questo sia il metodo giusto per contrastare l’evasione fiscale».
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LA NOSTRA VOX POPULI
«Sempre la stessa storia»
Giorgio Nicola
Negoziante, 53 anni
«È da quarant’anni che ci raccontano la storiella dell’evasione fiscale. Ogni governo cerca di recuperare qualcosa come può. Quelli che però ci rimettono siamo sempre noi commercianti che ogni anno versiamo migliaia di euro in commissioni alle banche, le uniche che ci guadagnano come sempre. Lo stato dovrebbe tutelarci, invece diventiamo noi negozianti le sue crocerossine. Da ragazzo sono stato in Germania: lì tutti pagano con carta. Per chi la utilizza e per chi riceve i pagamenti non ci sono commissioni. Purtroppo noi dall’estero apprendiamo solo il peggio».
«Meno commissioni»
Pennati Emanuele
Cartolaio, 60 anni
«Non ho nulla in contrario nei confronti dei pagamenti con bancomat e carte di credito. Anzi, li incentiverei fino al punto in cui non venga utilizzato più il denaro contante. Il problema per noi commercianti sono le commissioni. Se le eliminassero non avremmo alcun genere di problema con queste transazioni. Invece al momento siamo soggetti a tasse dell’1 o 2% su ogni acquisto a seconda della carta utilizzata. E poi paghiamo anche il canone mensile del Pos che è superiore ai 30 euro».
«Vantaggio per le aziende»
Alex Abramo
27 anni, sarto
«Non sono contrario all’utilizzo di bancomat e carte di credito. Anzi, a livello aziendale potrebbe risultare anche un’agevolazione. Mi viene da pensare ad alcune operazioni, come la chiusura cassa, che sarebbero di gran lunga più semplici senza i contanti. Ho vissuto per un periodo in Inghilterra e non avevo mai contanti in tasca. Pagavo addirittura le caramelle con la carta di credito. Il problema in Italia sono ovviamente le commissioni. Se le eliminassero, sarebbe possibile riprodurre il modello estero anche qui».
«Siamo fiduciosi»
Marika De Stefano
Proprietaria di un bar, 41 anni
«Sono molto favorevole all’incentivazione dei pagamenti con bancomat e carta di credito. Per quanto riguarda la mia attività, la banca ci ha offerto un’ottima convenzione. Sulle transazioni sotto i 10 euro le commissioni sono sottoposte ad una percentuale di sconto. Se certe agevolazioni venissero offerte a tutti i commercianti, sicuramente funzionerebbe tutto meglio. Eliminare il contante significa anche ridurre il rischio di rapine. Siamo fiduciosi. Speriamo però che, come sempre, lo Stato non ci agevoli da un lato e ci tolga qualcosa da un altro».
«Pensare positivo»
Simone Veneruso
21 anni, studente
«Io credo che l’iniziativa del governo sia molto positiva. Senza dubbio sarà un valido strumento per disincentivare l’evasione fiscale. Personalmente mi trovo bene con bancomat e carte. Con la mia effettuo frequentemente acquisti di ogni genere e non ho mai avuto alcun genere di imprevisto. Soprattutto non sono mai stato vittima di spiacevoli sorprese, come l’addebito di strane commissioni sul mio conto. Insomma, sono completamente favorevole al nuovo provvedimento».
«Si continua ad evadere»
Leandro Guarini
Consulente del lavoro, 52 anni
«Il provvedimento previsto dalla manovra finanziaria e la stretta sul contante ci avvicina sicuramente alle altre realtà europee. Tuttavia non si può pretendere di incentivare le transazioni tracciate attraverso una norma impositiva. Così come pensato, non lo reputo uno strumento di lotta valido contro l’evasione fiscale. Chi vuole evadere continuerà ad evadere anche con le nuove regole. La questione non si può ridurre al sistema di pagamento, se si pensa di creare in questa maniera un nuovo gettito fiscale si otterrà nulla o quasi».
«Per ora va bene così»
Andrea Piemonti
21 anni, studente
«Reputo l’iniziativa di governo per incentivare l’utilizzo di bancomat e carte di credito un’ottima mossa per combattere l’evasione fiscale. Anche se, a dir la verità, utilizzo solamente i contanti. Sono più agevoli, mi sento più comodo. E poi non possiedo un bancomat perché non ho ancora un conto personale. Credo che le banche dovrebbero migliorare le policy di accesso al credito, ad esempio per quanto riguarda le commissioni sugli atm. Comunque per ora va bene così».
«Meglio il liquido»
Vittorio Lococo
Ambulante, 39 anni
«Il provvedimento del governo? Una cazzata. Non è una forma di lotta all’evasione fiscale, ma solo un’ulteriore forma di tassazione che ricadrà come sempre sulle spalle degli italiani. E poi sono certo che tutto questo non servirà a nulla contro gli evasori. Nonostante la tracciabilità, chi vuole evadere continuerà a farlo come sempre, sia che utilizzi le carte di credito o i contanti. Personalmente preferisco il liquido e spero che questo governo, piuttosto che prendere certe iniziative, cominci a far qualcosa davvero di concreto per gli italiani».
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3.000 euro
il limite di spesa in contanti vigente oggi in Italia
57,5%
la quota di acquisti effettuata in cash in Lombardia
23,7%
la quota di residenti nel Nord-Ovest che detiene contanti a fini precauzionali
13,57 euro
Il valore medio delle transazioni in contanti
37,70 euro
il valore medio delle transazioni con moneta elettronica
15 milioni
le carte di credito in circolazione
56,3 milioni
le carte di debito (bancomat) emesse nel Paese
Fonti: Banca d’Italia, Politecnico di Milano