Da oltre un decennio Susanna Musumeci è la preside del liceo linguistico e istituto tecnico economico Pietro Verri di via Lattanzio, zona viale Umbria a Milano. Da qualche mese è costretta a portare il suo cane, Ares, un pitbull, a scuola: ignoti hanno segnalato a più istituzioni la sua presenza.
Pitbull a scuola a Milano, la reazione della preside
«Ci sono rimasta male per le modalità con cui qualcuno, io tuttora non so chi, ha espresso un disagio. Io non capisco il rischio e sicuramente mai avrei messo a repentaglio l’incolumità degli studenti e dei lavoratori. Ho ricevuto decine di telefonate di docenti che mi hanno espresso solidarietà», ha spiega la dirigente scolastica.
Sapeva di questo esposto? «No. L’ho saputo solo quando la notizia è uscita sui giornali. Non me lo aspettavo e non so chi lo abbia presentato. Com’è normale, c’è chi ama gli animali e chi no, o ne è terrorizzato. E Ares resta nel mio ufficio, non gira certo per la scuola. Ogni giorno c’è chi viene ad accarezzarlo e a portargli qualcosa da mangiare, come chi invece non entra per paura. Comprensibile».
La preside ha spiegato così la situazione del suo cane a scuola: «Lo porto da circa 3 mesi, perché la persona che prima se ne occupava non ha più potuto farlo. Sto cercando una soluzione e la troverò. Al momento però non ho alternative: Ares è il cane di famiglia, di mio figlio, e non possiamo lasciarlo solo. Ha un anno e mezzo ed è molto mansueto. Entro a scuola con lui (al guinzaglio) ogni mattina e vado direttamente nel mio ufficio, dove lui rimane, in sicurezza. Non c’è una legge che vieti di farlo, anzi so di altri prèsidi milanesi che portano i loro cani in ufficio. Io penso che faccia impressione la nomea della razza e la mole, più che Ares. Ricordo anche che i pitbull sono utilizzati per la pet therapy, perché sono molto affettuosi. Ovviamente tutto dipende da come vengono cresciuti»
Sulle possibili lamentele da parte dei genitori degli studenti: «No, non ho mai ricevuto lamentele da nessuno. Né da genitori, né da studenti e né dal personale scolastico. Anzi, ho passato il pomeriggio a rispondere a una cinquantina di chiamate, in particolare insegnanti, che si sono dissociati da questo esposto»