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28. 04. 2024 02:05

Sindrome di Asperger quali sono le priorità? Pugliatti (Santagostino): «Diagnosi, prima di tutto»

In occasione della giornata dedicata a questa sindrome la neuropsichiatra del Centro Medico Santagostino spiega: «Si ha difficoltà a fare amicizie e si rischia di essere vittima di atti di bullismo»

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In molti la riconoscono come una forma di autismo, ma porta con sé un mondo complesso e delicato, come chi ne è affetto. Nella Giornata mondiale Sindrome di Asperger che cade il prossimo 18 febbraio è importante capirne di più. Secondo un recente rapporto Istat, la disabilità autistica riguarda ben 107mila bambini in età scolare. «Il primo ad aver individuato questa sindrome è il medico austriaco Hans Asperger ed è stata inserita, per la prima volta nel 1994, nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) IV come sottocategoria dei disturbi pervasivi dello sviluppo» spiega a Mi-Tomorrow Maria Pugliatti, neuropsichiatra infantile del Centro Medico Santagostino.

Sindrome di Asperger, Maria Pugliatti (Centro Medico Santagostino): «Le prime manifestazioni compaiono attorno ai 2-3 anni, ma abbiamo una diagnosi più accurata tra i 5 e gli 11 anni, quando la socializzazione inizia a farsi più complessa»

Sindrome di Asperger
 

In cosa consiste questa Sindrome?
«Le persone che ne soffrono presentano gravi difficoltà nell’interagire con gli altri e nel socializzare, hanno interessi ristretti e comportamenti ripetitivi e stereotipati. Le prime manifestazioni compaiono attorno ai 2-3 anni, ma la diagnosi più accurata avviene in genere nei bambini tra i 5 e gli 11 anni, quando la socializzazione inizia a farsi più complessa».

Quali sono i campanelli d’allarme per riconoscerla?
«Il bambino affetto da tale disturbo non riesce a stabilire un contatto visivo e di linguaggio, può mostrare poche emozioni, ma non si significa che non le provi».

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Quali le conseguenze?
«Il bambino si ritrova a reagire spesso in maniera inadeguata nei contesti sociali, ha difficoltà nel fare amicizie e spesso rischia di essere vittima di atti di bullismo. Spesso l’accumularsi di fallimenti relazionali porta a evitare interazioni sociali, tanto che l’incidenza del disturbo depressivo è di un adolescente su tre con questa sindrome».

Ne soffrono anche gli adulti.
«I sintomi in età adulta sono simili ai bambini ma l’ambiente cambia, l’isolamento sociale negli adulti può sfociare in stati d’animo depressivi e ansia. Se il disturbo non è stato diagnosticato nell’infanzia, è venuto anche a mancare il supporto necessario per fronteggiare le difficoltà. La diagnosi è sempre un momento fondamentale per legittimare un peculiare modo di funzionare come differente rispetto alla norma, ma non per questo sbagliato».

Quale è il migliore trattamento?
«Le linee guida nazionali raccomandano interventi psicoeducativi che hanno l’obiettivo di promuovere le competenze socio conversazionali, di reciprocità socio emotiva e il riconoscimento degli stati mentali da effettuare anche tramite terapie di gruppo. Sono determinanti la tempestività della diagnosi, dell’intervento nei primi anni di vita e un adeguato sostegno nella transizione all’età adulta».

Alcuni consigli per affrontarla.
«Dai 18 anni di età andranno previsti gli incontri necessari a stabilire un rapporto con l’operatore di riferimento, il coinvolgimento delle famiglie e delle Associazioni. Al fine di potenziare l’autonomia, l’interazione e l’inclusione sociale, è bene partecipare a laboratori sociali, attività ricreative-sportive e a progetti per la vita indipendente».

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