Un anno fa Ilaria Lamera piantava la prima tenda davanti al Politecnico per protestare contro il costo eccessivo degli alloggi per gli studenti fuorisede, da cui è nata la protesta che è diventata nazionale. Le tende in piazza non ci sono più. A lei – che ha ricevuto un Ambrogino d’Oro e adesso, alla soglia della laurea, si appresta a lasciare Milano per fare la pendolare da Alzano Lombardo, la cittadina alle porte di Bergamo da cui proviene – è stata rubata. Ma il problema, denunciano i Verdi al Comune di Milano, ancora resta: si costruiscono ancora «studentati troppo costosi».
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Tende in piazza, la denuncia dei Verdi
«Ad oggi i maggiori investimenti a Milano nel campo della residenzialità studentesca vengono da grandi fondi privati, che attraverso il convenzionamento con il Comune possono costruire residence che si qualificano come una forma di housing sociale – spiegano i consiglieri Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara in una nota -, accedendo a sconti sugli oneri di costruzione e deroghe ai limiti per le volumetrie».
Tende in piazza, tariffe medie altissime per gli studenti
«Abbiamo rilevato che a fronte di queste agevolazioni, in media le tariffe che gli studenti si trovano a pagare arrivano oltre gli 800 euro al mese, molto superiori all’affitto di una stanza sul mercato privato – proseguono – e della soglia di 700 euro denunciata un anno fa da Lamera come inaccettabile. Crediamo sia giunto il momento di rivedere le regole relative alle modalità di convenzionamento, a Milano ferme dal 2010, per fare in modo che le agevolazioni e la qualifica di alloggio sociale siano riservate esclusivamente – concludono – a chi mette la sostenibilità sociale degli interventi prima di quella economica e non il contrario».