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01. 05. 2024 14:31

Ultima generazione, l’intervista a Alessandro Berti dopo il blitz a Malpensa: «Lo facciamo per farvi riflettere»

Dopo il blocco di oggi parla per la prima volta a Mi-Tomorrow Alessandro Berti, attivista di Ultima Generazione

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Mentre parla con noi, Alessandro Berti cita spesso Martin Luther King come modello per gli atti di “disobbedienza civile non violenta” che il movimento Ultima Generazione, di cui il 40enne veronese fa parte, mette in pratica da tempo. Si tratta di blitz come l’imbrattamento con vernice lavabile di monumenti, lanci di farina o verdure sulle teche di opere d’arte e blocchi del traffico, che si concludono con gli attivisti trascinati via dalle forze dell’ordine e poi denunciati. Lo scopo è scuotere l’opinione pubblica sull’emergenza climatica e farsi ascoltare dalle istituzioni. A Milano le azioni più clamorose sono state l’imbrattamento della facciata della Scala e del “dito medio” di Maurizio Cattelan, la scultura L.O.V.E. posta di fronte alla Borsa.

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Ultima generazione, parla Alessandro Berti

Chi siete?
«Ultima Generazione è una coalizione di cittadini che porta avanti richieste molto specifiche al governo italiano sull’emergenza climatica».

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Cosa chiedete?
«Ora lo stop ai sussidi ai combustibili fossili e l’uso dei i soldi dei cittadini per una transizione energetica vera e non di facciata».

Quali sono questi sussidi?
«Vengono definiti SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi): si calcola che dal 2011 al 2021 l’Italia abbia investito 210 miliardi di euro direttamente o indirettamente nel settori del petrolio e del gas, come le agevolazioni fiscali sulle fonti fossili e le stesse accise della benzina. Questo ha impedito lo sviluppo delle rinnovabili».

Come siete organizzati?
«Il potere all’interno del movimento è decentralizzato, con autonomie decisionali che in genere spettano ai singoli gruppi locali».

Ultima Generazione a Malpensa Prime, la protesta

Perché imbrattate monumenti o bloccate il traffico?
«Le azioni vengono pensate, insieme ad altre realtà della rete A22, per raggiungere più persone possibili, per avere un’attenzione mediatica forte e ottenere un incontro con il governo».

Non c’è il rischio che l’opinione pubblica e le istituzioni si concentrino sull’azione in sé invece che sul messaggio che volete trasmettere?
«Se si ragiona così si guarda il dito e non la luna. Come dice Bjork, ventiduenne che ha lanciato della zuppa sulla teca di un quadro di Van Gogh: “Vi scandalizzate di più per una zuppa di piselli tirata su un vetro piuttosto che dello Stato che continua a investire miliardi di euro nel fossile, condannando la nostra e la vostra vita a un futuro tragico”. Lo stesso Segretario generale delle Nazioni Unite Antònio Guterres definisce criminali quei governi che insistono nell’investire in energie fossili. Il fatto di creare un disturbo, un disagio – che Martin Luther King chiamava “conflitto creativo” (anche lui organizzava blocchi del traffico) – permette ai cittadini di fermarsi a riflettere su quello che noi attivisti vogliamo comunicare».

Qual è la relazione delle persone?
«Durante i blocchi del traffico molti scendono dalla macchina arrabbiati, ma altri iniziano a prendere le nostre difese».

Saranno una minoranza.
«Sì, però quando abbiamo cominciato nessuno ci capiva. Non vogliamo essere carini e riscuotere il consenso popolare per poi magari fondare un partito».

Fino ad ora cosa avete ottenuto?
«La nostra prima vittoria è stata un incontro pubblico con Roberto Cingolani, quando era ministro della Transizione Ecologica, dopo aver imbrattato la sede del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il secondo obiettivo lo abbiamo raggiunto a settembre quando, attraverso lo sciopero della fame al quale ho partecipato anch’io, Europa Verde si è impegnata a portare avanti un disegno di legge sulla chiusura delle centrali a carbone e sullo stop alle trivellazioni. Abbiamo chiesto anche lo sblocco di 20 gigawatt rinnovabili tra eolico e solare e qualche mese fa il governo ne ha sbloccati 11: ovviamente non è avvenuto solo grazie alle nostre azioni».

Come vi sostenete economicamente?
«Ultima Generazione riceve donazioni da privati cittadini e poi c’è il CEM, Climat Energy Fund che distribuisce dei fondi nella rete A22. Si tratta di donazioni anonime, ma tra i finanziatori del CEM c’è Adam McKay, regista del film Don’t Look Up».

A cosa servono i fondi?
«A sostenere le spese legali e i costi di spostamento degli attivisti».

Quali sono i procedimenti giudiziari in corso?
«Io ho diverse denunce e in generale ci sono molti processi attivi. La causa che ha destato molta attenzione è stata quella intentata nei confronti di Simone Ficicchia, un ventenne (protagonista tra l’altro del blitz con la vernice alla Scala di Milano, ndr.) per il quale la questura di Pavia aveva chiesto la sorveglianza speciale. Due settimane fa la richiesta è stata respinta dal tribunale di Milano. E’ la dimostrazione che queste forme di protesta non sono considerate pericolose».

Che differenza c’è fra voi e il movimento Fridays for the Future?
«Oltre alle modalità di protesta, quello che ci differenzia è che i ragazzi di Fridays non pongono richieste specifiche. Comunque quello che fanno è molto bello, sono giovanissimi che esprimono un’urgenza di cambiamento; e anche il loro movimento sta mutando. Ultima Generazione non dà lezioni a nessuno. Stiamo solo chiedendo al governo di rispettare degli accordi che ha preso e che trasgredisce».

I blitz milanesi di Ultima Generazione

15 gennaio 2023

Imbrattamento con vernice di “L.O.V.E.”, la scultura del “dito” di Maurizio Cattelan posta in Piazza Affari

12 gennaio 2023

Blocco del traffico: alcuni attivisti si sono seduti in mezzo a piazza Cinque Giornate con lo striscione: “No gas, no carbone”.

7 dicembre 2022

Imbrattata con vernice la facciata del Teatro alla Scala.

18 novembre 2022

Otto chili di farina lanciati sull’auto dipinta da Andy Warhol esposta al mostra Andy Warhol: La pubblicità della forma alla Fabbrica Del Vapore.

 

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