Gli studenti dell’Università Statale di Milano hanno dato il via a una forma di protesta denominata “acampada” per “Intifada studentesca“, accampandosi con le tende nel cortile centrale dell’ateneo. L’intenzione è restare fino a mercoledì, ma la protesta potrebbe proseguire anche per tutta la settimana. Il gruppo, rappresentato da figure come Layla e Chiara dell’Assemblea degli studenti, ha anche piantato un piccolo ulivo nel giardino, simbolo di liberazione e resistenza. L’azione non mira solo a esprimere solidarietà al popolo palestinese, ma anche a spingere l’università verso politiche di disinvestimento e boicottaggio contro entità coinvolte in atti considerati oppressivi.
Università Statale di Milano: «Fermiamo il massacro»
Nel cuore dell’Università Statale di Milano, i manifestanti hanno esposto una grande bandiera della Palestina e uno striscione con il messaggio «Fermiamo il massacro del popolo palestinese». Questi simboli visivi servono a rafforzare il messaggio della protesta e a richiamare l’attenzione sulla causa che sostengono.
Università Statale di Milano, gli studenti: «Vogliamo risposte»
I protestanti – che resteranno almeno fino a mercoledì – hanno annunciato che la loro permanenza nel cortile sarà prolungata «fino a quando l’università non ascolterà le nostre rivendicazioni» e «fin quando non otterremo delle vere risposte». Layla e Chiara hanno enfatizzato l’urgenza della loro missione, sottolineando che non possono più rimanere in silenzio di fronte a una situazione di grave ingiustizia. La loro determinazione riflette un impegno profondo a non accettare compromessi o ritardi nell’affrontare le questioni sollevate.
Università Statale di Milano: mobilitazione in tutto il mondo
«È iniziata da pochi minuti – si legge nel post pubblicato dal profilo Instagram di “Milanoinmovimento” – l’acampada in solidarietà con Gaza e il popolo palestinese nel cortile centrale dell’Università Statale di Milano. Partita (e ferocemente repressa) negli Stati Uniti, la mobilitazione nelle università si è diffusa in tutto il mondo e anche nel nostro paese. Tende sono state piantate a Bologna, Napoli, Padova, Palermo e Roma. Il tutto in una settimana caratterizzata dall’inizio dell’attacco a Rafah, dall’ennesimo esodo di popolazione gazawa da una parte all’altra della Striscia in macerie e da qualche schermaglia polemica tra Israele e il suo lord protettore: gli USA.