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29. 04. 2024 04:54

Violenza sulle donne, c’è ancora domani: un 25 novembre senza precedenti

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Quando abbiamo iniziato a lavorare a questa copertina non era ancora successo. Da diverse settimane avevamo programmato uno speciale dedicato alla Giornata contro la violenza sulle donne che cade il 25 novembre. Nel frattempo sono accaduti altri femminicidi ed episodi di stupro e violenze, ma l’omicidio di Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta sembra essere l’apice di un fenomeno che non siamo più disposte e disposti a far scivolare via, a dimenticare dopo i primi giorni di attenzione mediatica.

La frase «È stato il vostro bravo ragazzo», che Elena Cecchettin (sorella di Giulia) ha preso in prestito dalla scrittrice Valeria Fonte, è l’essenza di questa nuova fase di consapevolezza di un Paese intero. Non ci sono “mostri a cinque teste” là fuori, gli uomini maltrattanti abitano nelle nostre case, possono essere anche i nostri figli, i nostri fratelli, i nostri “bravi ragazzi”. L’uomo violento si immagina come una persona già matura, poco istruita, con alle spalle una cultura patriarcale, un po’ come il personaggio interpretato da Valerio Mastandrea nel film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, che sta giustamente riempiendo i cinema di tutta Italia.

Invece no, con la recente vicenda che abbiamo appena citato (alla quale si aggiunge ad esempio il femminicidio di Giulia Tramontano della scorsa primavera) ci rendiamo conto di come persino giovani e giovanissimi siano ancora impregnati di voglia di sopraffazione nei confronti delle donne, che non riescano ad accettare fino in fondo la parità dei sessi, l’indipendenza fisica e mentale delle loro compagne o ex compagne, che vogliono avere l’ultima parola sulla loro vita. In Italia nel 2023 i femminicidi sono arrivati a 103, una strage. Ma si tratta “solo” del numero di donne morte, mentre gli episodi di violenza psicologica e fisica sono molti di più.

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A livello istituzionale, proprio in questi giorni la premier Meloni e la leader dell’opposizione Schlein stanno cercando di lavorare insieme su questo tema. Due donne ai vertici della politica sapranno fare meglio dei loro predecessori, tutti uomini? Intanto ragazze e ragazzi di tutta Italia stanno riempiendo scuole e università di “minuti di rumore” e non più di “minuti di silenzio”, seguendo quell’appello di Elena Cecchettin: «Bruciate tutto». Il presidio previsto domani dalle 11.00 in via Beltrami, largo Cairoli, sarà senz’altro un appuntamento molto partecipato, in nome di Giulia e di tutte le altre.

Proprio nella centralissima piazza della Scala, pochi giorni fa una diciannovenne è stata aggredita sessualmente, salvandosi poi mostrando a una dipendente di un fast food il segnale delle quattro dita e del pugno: il codice di richiesta d’aiuto che ormai tutti devono conoscere.

Violenza sulle donne, Fondazione Libellula: «Gli adolescenti maschi devono confidarsi di più»

Edoardo Colzani

Fondazione Libellula è il primo network di aziende nato con lo scopo di promuovere la cultura contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Tra aprile e giugno di quest’anno tramite il suo osservatorio, ha condotto una ricerca dal titolo Teen Community rivolta ad adolescenti di tutta Italia a tema violenza di genere. Abbiamo approfondito i risultati dell’indagine con Marzia Scuderi, responsabile sviluppo e gestione dei progetti di cura.

Partiamo da un dato: quanti hanno dichiarato di aver subito violenza di genere?
«Sono il 23% del totale di ragazzi e ragazze che hanno risposto alla survey. Sono più della metà invece coloro che dichiarano di essere venuti a sapere di episodi subiti da amici o conoscenti».

E quale forma di violenza è maggiormente perpetrata?
«La violenza verbale, ma sono alte anche le percentuali di casi di violenza fisica e psicologica».

Marzia Scuderi
Marzia Scuderi

C’è una forma di violenza che è riconosciuta meno tale rispetto ad altre?
«Le forme di controllo sono molto meno percepite come forme di violenza. Geolocalizzare il proprio partner o controllare di nascosto il cellulare o i profili altrui sono comportamenti purtroppo non rari. La gelosia è vista come una forma d’amore e si fa più fatica a riconoscere quando diventa una dinamica di relazione poco sana».

Quanto gli adolescenti sanno confidarsi e aiutarsi in situazioni di pericolo e violenza?
«Rispetto questi temi si confrontano di più tra coetanei. Le ragazze parlano di più tra di loro, ma spesso non sanno come far fronte e agire rispetto a queste situazioni. I ragazzi invece parlano di meno e ciò è dovuto sicuramente a una questione stereotipata di genere».

Quanto è importante sensibilizzare gli adolescenti su questi temi?
«Tantissimo perché è in questo periodo della vita che si impara a conoscere più sé stessi e si instaurano le prime relazioni affettive. Per questo noi vorremmo formare gruppi di studenti sul tema violenza di genere come ambassador, e fare anche formazione al personale docente delle scuole per imparare a riconoscere le situazioni di pericolo».

Violenza sulle donne, 3 domande a… Stefania Marchetto

Due donne che si tolgono la maglietta. Cosa rappresenta?
«Simboleggiano l’idea di spogliarsi da tutte quelle aggressioni, parole, soprusi subiti da noi donne, perché quest’idea ci riguarda tutte. Mi piaceva l’idea di ribellione, di cercare di allontanare tutto questo. Le frasi che compaiono sulle magliette raffigurano la violenza sessuale su una e quella economica sull’altra. Le due ragazze sono unite da un intreccio di fili, perché siamo tutte collegate dallo stesso filo, nel quale siamo ingarbugliate, ma dal quale ci libereremo come fenici».

L’obiettivo?
«Insieme a Fondazione Onda, l’obiettivo è quello di sensibilizzare e invogliare tutte quelle donne che sono vittima di violenza, ma sono bloccate dalla paura e dalla vergogna, ad avvicinarsi e chiedere aiuto».

Fare la street artist non è un lavoro da donna… te l’hanno mai detto?
«No, per fortuna. Parlo per me e anche per altre colleghe che conosco, non c’è mai stata grossa differenza tra uomini e donne nel mondo della street art. Tuttavia c’è selezione naturale, perché si tratta di un lavoro molto fisico, che per una donna talvolta è più difficile da approcciare. Ogni tanto proprio per questo si prediligono gli uomini, perché si crede che le donne non riescano ad affrontare pareti di grosse dimensioni. Mi è capitato, a volte, che alcuni curatori abbiano fatto questa scelta solo per quello. Ed è un peccato». (SS)

Violenza sulle donne. Arte e letteratura per creare nuove narrazioni: gli eventi in programma nei Municipi 2 e 7

Federica Ghizzardi

Un progetto per valorizzare le 29 panchine rosse presenti sul territorio. Municipio 2 in collaborazione con City Art, associazione culturale no profit impegnata a sostenere progetti di arte contemporanea, hanno individuato dieci panchine rosse, dal Parco Trotter al Parchetto Goccia passando per piazza Morbegno, dove altrettanti artisti e artiste hanno progettato un’istallazione di arte relazionale per sensibilizzare i passanti sul tema della violenza sulle donne.

Su ogni panchina, verrà poi apposta una targa progettata dall’artista Francesco Garbelli. Domani alle 15.00, dagli Orti di Via Padova in Via Esterle, partirà un tour in bici che toccherà le dieci panchine, mentre domenica 26 alle 15.00, alla panchina del Giardino Cassina de Pomm, angolo Melchiorre Gioia, a cura del Laboratorio Kilili, si terrà la performance collettiva Portatrici d’acqua con scarpe rosse e foulard (cityart.it).

Le panchine sono protagoniste anche delle iniziative del Municipio 7. Domani alle 11.00 verrà ridipinta la seduta rossa al parchetto di via Jemolo/Moltoni e, alla stessa ora, in via delle Betulla ne verrà inaugurata una nuova. Da segnalare, oggi, alle 15.00 al Centro Milano Donna, sessione di live painting di Elisabetta Ferrari e presentazione del libro Nessuno può toglierti il sorriso di Valentina Pitzalis e Giusy Laganà. A seguire, Loredana Crupi presenterà il suo libro Se solo… con l’intervento dell’illustratrice Ester Nocera e delle poetesse Enza Mineo e Laura Vitulli (comune.milano.it/municipio7).

Violenza sulle donne, sinossi dell’opera di Gabriella Kuruvilla

L’area verde affacciata sul naviglio della Martesana è delimitata con un nastro segnaletico legato ai tronchi di quattro alberi, per circoscrivere la scena del crimine. In mezzo c’è una panchina rossa su cui è inchiodato un babydoll nero, strappato e sporco: traccia-segno-simbolo di ciò che è accaduto, e che non doveva accadere. Quello che resta di uno stupro.

L'opera di Gabriella Kuruvilla
L’opera di Gabriella Kuruvilla

Intorno – appoggiati sulla panchina, per terra e sugli alberi – ci sono dei volantini simili a quelli usati per rintracciare le persone scomparse: sullo sfondo composto da pezzi di giornale che parlano del corpo della donna è disegnato il ritratto della vittima. Lei con una mano tiene il babydoll nero, ancora integro e intonso, mentre sulla sua pelle è tatuato un codice a barre. Che la trasforma in una merce: così come l’ha vista chi l’ha violentata. Ritenendola un oggetto, a sua totale disposizione. Compiendo un delitto.

Alla Fondazione Matalano il progetto di Fabio Imperiale dedicato alla violenza sulle donne

Fino al 1 dicembre Fondazione Luciana Matalon (via Foro Bonaparte, 67) ospita Marginalia, progetto artistico di Fabio Imperiale sulla resilienza, la determinazione e la solidarietà femminile. L’esposizione, curata da Sandra Sanson con un testo critico di Vera Agosti, è promossa da Cris Contini Contemporary e realizzata con la collaborazione di Circle Dynamic Luxury Magazine e la partecipazione di Scarpetta Rossa APS e del critico d’arte Pasquale Lettieri. Venti donne, una per ogni regione italiana, affidano la propria testimonianza all’artista, nell’ambito di altrettante residenze artistiche. Da ognuna di esse è nato un ritratto dipinto con caffè, inchiostro e bitume su un collage di cartoline antiche. Un racconto che attraversa l’Italia varcandone i confini con il ritratto di Princess, una donna nigeriana vittima della tratta, che ha saputo riscattarsi e aiutare altre ragazze. (SS)

Segnale di richiesta aiuto
Segnale di richiesta aiuto

Violenza sulle donne, i numeri

5588

Numero di donne prese in carico dai centri antiviolenza della Regione Lombardia

506

Uomini condannati per reati di violenza contro le donne a Milano nel 2022

+121

Percentuale di sentenze per questi reati emesse nel 2023 rispetto al 2022 (da 732 a 930)

53

Percentuale di sentenze di condanna degli imputati

Fonti: Istat/Regione Lombardia/Tribunale di Milano

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