Frizioni al liceo Artistico Boccioni. A darne notizia sono stati gli studenti del collettivo attraverso un post su Instagram in cui hanno spiegato le loro motivazioni, a commento di una foto di uno striscione apparso fuori dalla scuola recante la scritta «Boccioni occupato». In realtà come spiega il direttore scolastico le lezioni si sono svolte regolarmente.
Liceo Artistico Boccioni, il collettivo
«Siamo il collettivo del Boccioni e abbiamo deciso di occupare la nostra scuola.
ci teniamo a precisare che questo gesto non deve essere preso come attacco personale alla dirigenza ma una presa di posizione contro questo sistema che ci insegna a chiudere gli occhi davanti ad ogni tipo di ingiustizia».
Liceo Artistico Boccioni, i problemi
«Credo che nessuno di noi ignori che i muri ci crollano in testa, che le finestre non si chiudono, che i riscaldamenti non funzionano, ma non si pensa mai al perché di tutto ciò
Ovvero che i soldi delle tasse vengano investiti nella guerra, nello sterminio e nell’oppressione dei popoli come la Palestina, invece di essere investiti nella sanità o nell’istruzione le quali da anni subiscono tagli sempre maggiori».
Liceo Artistico Boccioni, lgbitqia+
«Non possiamo ignorare il disagio psicologico del* student* e le costanti richieste di aiuto che vengono trascurate non fornendo sportelli psicologici realmente funzionanti. Non possiamo ignorare quanto le nostre scuole siano poco inclusive per le persone che fanno parte della comunità lgbitqia+ dato che strumenti come le cariere alias non sono totalmente inclusivi e non ti tutelano a pieno».
Liceo Artistico Boccioni, le richieste
«La scuola dovrebbe essere un luogo dove le disuguaglianze sociali, di genere e di nazionalità non esistono e non è così. Continuando a trascurare comportamenti omofobi, transfobici e sessisti, si tappano le orecchie per paura di creare scandalo. Noi non ignoriamo, il tasso di abbandoni scolastici, le morti in alternanza scuola lavoro, i tagli all’istruzione, il razzismo, l’omofobia, la transfobia, il sessismo nelle nostre scuole. Per questo siamo qui, e prendiamo posizione».
