Gli studenti del liceo Carducci di via Bertoldo a Milano hanno deciso di occupare il proprio istituto questa mattina. Alcuni ragazzi si sono riuniti nel cortile alle 8,25 ed hanno invitato i loro compagni che sopraggiungevano ad unirsi alla protesta.
Liceo Carducci, i motivi della protesta
Gli studenti del liceo Carducci in rivolta hanno scritto una lunga lettera alle proprie famiglie per spiegare i motivi dell’occupazione. «Parte di noi studenti ha deciso di occupare il liceo questa mattina – scrivono gli occupanti -. Saranno giorni di forte protesta politica in cui sperimenteremo una scuola diversa: lezioni con studenti universitari, dibattiti, laboratori, sportelli psicologici e assemblee studentesche. È ormai da troppo tempo che tra i banchi di scuola si percepisce un forte malcontento: compagni di classe che smettono di presentarsi a scuola, individualismo spiccato e competizione incessante, totale assenza di spazi volti alle attività extrascolastiche, mancanza di supporto psicologico. Il benessere degli studenti risente fortemente di questa situazione, e siamo sicuri che il nostro disagio spesso viene percepito anche tra le mura domestiche. Noi giovani siamo stanchi di subire questo sistema passivamente, e con questo grande gesto speriamo di trasmettere il sentimento collettivo di rabbia e amarezza espresso da una generazione che, negli ultimi decenni, è stata accantonata e dimenticata da un governo inefficiente e svogliato»
Nelle ultime settimane gli studenti si erano fatti anche promotori di un questionario per sottolineare quanto fosse concreto il disagio psicologico tra gli studenti del liceo. I risultati del questionario hanno dimostrato come oltre il 70% degli studenti abbia sofferto di attacchi di panico da quando il sistema scuola è stato rivoluzionato dalla pandemia.
La protesta del liceo Carducci non si ferma qui. Gli occupanti chiedono alle istituzioni maggiori investimenti nell’edilizia scolastica, la riforma dell’alternanza scuola-lavoro ed anche una migliore formazione pedagogica per gli insegnanti. «Per insegnare non basta avere delle conoscenze: bisogna saper appassionare, saper parlare a dei ragazzi, avere capacità relazionali ed emotive – scrivono ancora gli occupanti -. Non è possibile che lo Stato non si preoccupi minimamente di ciò, non rendendo obbligatoria una formazione in ambito pedagogico».