Qualche giorno fa mi sono ritrovato ad una conferenza del filosofo Umberto Galimberti. Il leit-motiv del monologo dell’accademico era: «Siamo sempre determinati dalla nostra identità, non siamo mai liberi». Un concetto interessante se applicato alla questione del Super Green Pass, entrato in vigore ieri.
Super Green Pass, ad ognuno le sue ragioni
Nella sua lunga esposizione il filosofo affermava che sul concetto di libertà influiva in maniera incontrovertibile, un po’ come se fosse un’eredità genetica, il contesto in cui viviamo. E mi verrebbe da aggiungere anche il flusso di idee a cui siamo sottoposti. In fondo per un No Vax il Super Green Pass è un limite alla propria libertà perché non gli permette di frequentare cinema, ristoranti, teatri. Allo stesso tempo per un Pro Vax la presenza dei non vaccinati è un limite alla propria libertà, in quanto una copertura vaccinale ancora limitata impone restrizioni per la salvaguardia della salute pubblica.
In questo scontro titanico tra schieramenti il “partito” dei vaccini sembra aver raggiunto l’evoluzione più alta con il Super Green Pass. Dobbiamo aspettarci come risposta la nascita dei “Super No Vax”? Le ultime manifestazioni a Milano parlano di una partecipazione in picchiata. Viene da pensare che la libertà non sia un concetto tanto aulico quanto astratto. Piuttosto si reduce ad una questione di scelte e soprattutto convenienza.
Meglio un buchino nel braccio ed una cena al caldo in un ristorante con gli amici. In fondo lì fuori, in piazza Duomo tra poliziotti in tenuta antisommossa e camionette, inizia a far davvero freddo. A Milano si attende la neve e forse coprirà definitivamente anche il movimento No Green Pass.