Avremmo giurato che la pandemia, in ambito organizzativo sanitario, qualcosa in Lombardia ce l’avesse insegnato. L’apertura degli hub vaccinali ne è un felice esempio, ma in termini di medicina del territorio siamo punto e a capo e sembra non esserci traccia del potenziamento della rete dei medici di base e delle loro attività, vero anello debole emerso sin dal primo lockdown.
Quando rafforzeremo la rete dei medici di base?
Il caos tamponi nel quale stiamo vivendo nell’ultimo mese ne è lo specchio. Vi siete mai trovati nella necessità di fare un test per un contatto con un positivo accertato, perché avete dei sintomi da Covid-19, perché dovete uscire dalla quarantena o, semplicemente, perché siete costretti a prendere un aereo?
Prenotare è ormai impossibile, se non accettando un’attesa di giorni e giorni, quindi vi rassegnate a riempire file infinite fuori dai punti tamponi degli ospedali o di fronte alle farmacie, dove sembra che un carico immenso sia sulle spalle di farmacisti che, ovviamente, faticano a reggere. Chiamate i medici di base? Come possono gestire centinaia di chiamate al giorno di pazienti nelle vostre stesse condizioni, tenere aperto l’ambulatorio e fare le visite a domicilio? Impossibile, vi dirà di mettervi in fila in farmacia.
Vi serve un molecolare con validità 72 ore perché dovete prendere un aereo per lavoro e non trovate l’appuntamento? No problem, all’aeroporto di Malpensa ve lo fanno “al volo”, esito express in un’ora, alla modica cifra di 180 euro. Nel Pnrr alla “Missione Salute” sono destinati 6 miliardi. Usarli nel modo giusto è la sfida più grande.