Milano-Cortina, un mese all’alba

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Un mese per avere la risposta, l’unica che conta: Milano-Cortina contro Stoccolma-Are è un confronto che si risolverà il 24 giugno a Losanna nella sessione Cio 2019. Quella che dal capoluogo lombardo si è spostata di qualche chilometro proprio per permettere ai milanesi di poter sognare (regolamento alla mano) di vedere i Giochi in casa.

Avvisaglie sulla bontà del progetto, assicura Giovanni Malagò, ne arrivano costantemente attraverso i colloqui con i membri del Cio, la cui commissione vista tra Lombardia e Veneto lo scorso aprile darà un responso tecnico venerdì prossimo, 24 maggio.

Nulla di definitivo, solo la possibilità di capire se ci si è presentati nella maniera corretta, quanto il Cio ha gradito gli sforzi dell’Italia per presentare un dossier completo e se i tecnici ritengono o meno valide sia le strutture già presenti a Cortina che quelle in gran parte da costruire a Milano. Lo stesso capiranno in Svezia riguardo a quanto riportato nel loro, di dossier.

La risposta sarà importante, ma solo in parte. In politica, sportiva e non, i programmi contano fino a un certo punto. Aggiungeremmo purtroppo. L’assegnazione dei Giochi Olimpici è un terreno in cui più che mai fanno la differenza le amicizie, i favori, la capacità di presentarsi.

Malagò conosce alla perfezione il meccanismo, anche a livello comunicativo. Ha dato ordine a chi poteva e consiglio a chi ha voluto ascoltarlo di esprimersi nella maniera più corretta e rispettosa possibile nei confronti dell’avversario. Fair Play, accentuare i propri meriti più che i demeriti degli avversari. Nella convinzione (e nella speranza) che la tattica funzioni. «Da qui al 24 giugno bisogna essere sul pezzo tutti i giorni», ha dichiarato pochi giorni fa all’Ansa.

Il numero uno dello sport italiano ha già annunciato alcune scelte nel caso in cui tutto dovesse filare liscio. Sarà lui in prima persona a fare da capo delegazione di una squadra che vedrà alcuni nomi eccellenti del panorama italiano in ogni ambito. Per l’inno è stata “allertata” la coppia Mogol-Morricone. Difficile pensare a qualcosa di meglio nella storia musicale italiana.

Tutta la comitiva vestirà Armani, ormai da anni al fianco delle rappresentative azzurre nel mondo dello sport. Testimonial saranno Arianna Fontana, che già a novembre a Tokyo seguì i rappresentanti delle istituzioni per presentare il progetto al Cio, Sofia Goggia e Michela Moioli, mentre tra gli uomini è stato annunciato Alberto Tomba. Non si sa ancora chi potrà essere l’amministratore delegato, ci si penserà solo una volta acquisito il diritto ad organizzare i Giochi. Tutti, nel comitato organizzatore, sperano che quel momento possa arrivare.

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TRE MOTIVI
PERCHÉ L’ITALIA
La candidatura italiana è un buon mix di tutte le componenti che servono ed è quello che il Coni cercava al momento di studiare come presentarsi al cospetto del Cio. Milano non ha le strutture (le costruirà, come promesso nel dossier) ma è un simbolo internazionale di modernità, Cortina ha dalla sua una grande storia per gli sport invernali e ogni anno ospita le gare di Coppa del Mondo di varie competizioni.

Dal punto di vista degli impianti, il problema “montagne” che spesso tirato in ballo per Milano è bilanciato dalla presenza di Cortina, mentre la Svezia non ha questa fortuna e nemmeno può puntare sul clima. Come ha ben spiegato Federica Brignone in un’intervista a Mi-Tomorrow, «agli ultimi Mondiali ad Are non c’è stata una gara regolare, hanno sempre dovuto accorciare il percorso».

Quando i membri del Cio sono passati per Milano la prima volta la ragione era la sessione 2019 che si sarebbe dovuta tenere a settembre. Furono impressionati, a loro dire, dall’evoluzione della città ed è opinione diffusa nel Comitato Olimpico Internazionale che molto di questo cambiamento sia dovuto a Expo. È la dimostrazione che la città regge, eccome, l’organizzazione del grande evento e i suoi benefici effetti.

TRE MOTIVI
PERCHÉ LA SVEZIA
Per una Nazione come la Svezia non aver mai ospitato i Giochi della neve e del ghiaccio è certamente un’anomalia. Dall’altro lato Torino 2006 non è così lontana nel tempo. D’altronde Giovanni Malagò avrebbe voluto portare in Italia i Giochi estivi, tanto da essersi impegnato in prima persona nel progetto di Roma 2024. Naufragata quella prospettiva ha dovuto cambiare target.

La Svezia ha acquisito un grande peso politico nel Cio e in generale nello sport internazionale di questi ultimi anni. Tanto da ottenere che si chiudesse un occhio davanti a determinate mancanze interne (un governo nazionale che ci ha messo mesi a formarsi, quello cittadino contrario alla candidatura). Notoriamente nelle votazioni, più ancora della bontà dei dossier, contano i favori e le amicizie.

A proposito di peso politico, quanto sta accadendo in tema di immigrazione a livello europeo potrebbe spingere i rappresentanti africani a fare ostruzionismo verso l’Italia. In questo momento il nostro Paese, da sempre simbolo di accoglienza, rischia di inviare un messaggio all’opposto. Benché lo sport ne abbia ben poco a che fare, in una battaglia che si gioca su 4-5 voti anche questo è un minus.

415 milioni di euro
le spese previste da parte dello Stato

601,9 milioni di euro
le possibili entrate fiscali

2,3 miliardi di euro
l’effetto stimato sulla crescita del Paese

41mila
i potenziali nuovi posti di lavoro

30mila
i volontari stimati

CI HANNO DETTO 

GIUSEPPE SALA
Sindaco di Milano
«La partita delle Olimpiadi 2026 il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, vuole giocarsela davvero sino in fondo, in attesa del verdetto del Cio, atteso per il 24 giugno: «Mi aspetto, come mi raccontarono che avvenne per Expo, che gli ultimi giorni saranno giorni di trattative intense. Fino all’ultimo momento ci saranno gli indecisi tant’è vero che si voterà il lunedì, ma io sarò a Losanna già da sabato mattina perché voglio stare sul pezzo»

FEDERICA BRIGNONE
Sciatrice
«Gli ultimi Mondiali ad Are, in Svezia, sono stati un incubo. Non abbiamo finito una gara in maniera regolare. Non siamo mai partiti da dove si doveva inizialmente. E il mangiare abbiamo dovuto portarlo da casa. Tutto era organizzato benissimo, ma lo è anche quando gareggiamo a Cortina ed è molto raro che non si riesca a partire da dove si è stabilito. Questo per l’Italia è un vantaggio: abbiamo la fortuna di avere un clima più stabile»

DIANA BIANCHEDI
Dirigente sportiva
«I membri del Cio erano entusiasti fondamentalmente per due aspetti: la bellezza di Milano e la capacità organizzativa. Hanno visto un cambiamento importante nella città rispetto agli anni scorsi. Dopo Roma 2024 ci siamo portati a casa la consapevolezza che ci vedono meglio all’estero rispetto a come ci vediamo noi. Il Cio crede nel nostro movimento sportivo. Forse Roma aveva più bisogno di Milano di un evento così. Noi abbiamo già avuto Expo, i Giochi avrebbero potuto cambiare la Capitale»

GUSTAV THOENI
Ex sciatore
«I Giochi sono un grande avvenimento, una bellissima cosa. Mi sarebbe piaciuto viverli da atleta di casa, purtroppo capita rare volte. Certamente porterebbero qualcosa di positivo. L’Italia come campi da gara ne ha di molto belli. L’unico problema di dover ospitare i Giochi a Milano-Cortina sta forse nella distanza tra i due luoghi, ma ormai questo è il metodo con cui si organizza. Sono contento che sia coinvolta anche la Valtellina, dato che Bormio ha una splendida pista di discesa libera»

ARIANNA FONTANA
Pattinatrice
«È un progetto di cui faccio parte con la speranza di portare le Olimpiadi in Italia. Sarebbe un sogno farne parte, anche non da atleta. Sfruttando l’Agenda 2020 andremo ad utilizzare impianti già esistenti, ci saranno da fare delle ristrutturazioni su degli impianti datati, ma almeno non si parte da zero. Stoccolma? Non mi piace parlare male di nessuno. Quando siamo stati a Tokyo hanno fatto una bella presentazione e sono decisi anche loro, ma riusciremo a combattere fino alla fine e sono fiduciosa sul fatto che si possa vincere»

MAURO BERRUTO
D.t. della Nazionale tiro con l’arco
«Da torinese credevo tanto nella mia città e in un bellissimo progetto a tre. È mancato forse un po’ di coraggio e da parte di Torino la capacità di dimostrare nei fatti che si possono fare le cose in maniera diversa. Faccio comunque il tifo per Milano, che è un punto di riferimento a livello sportivo e non. Ha una grande dimensione di orgoglio individuale e oggi ha un ruolo ancora più alto di apripista per un Paese che ha bisogno di politica e sport fatte in una certa maniera»

GIOVANNI MALAGÒ
Presidente del Coni
«Le cose stanno andando molto bene, sento le impressioni dei delegati e l’atmosfera è più che buona. Ci sono diverse cose da puntualizzare, ma sono soddisfatto per il clima di entusiasmo e partecipazione. Stiamo facendo un buonissimo lavoro di squadra. San Siro? Per noi non è un problema, qualunque soluzione esca fuori va benissimo. Sia con un nuovo Meazza o con la ristrutturazione dell’attuale, resta solo un tema che riguarda il Comune, con le due società»