Sommersa e pericolosa: l’usura a Milano continua a fare vittime

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Un mondo oscuro, impenetrabile, dove è arduo tracciare i confini o stabilire le dimensioni. Nel 2019 l’usura resta una realtà nascosta, perfino per coloro che l’affrontano tutti i giorni: «In dieci anni ci saranno capitati 5 o 6 casi», afferma Luciano Gualzetti, presidente della Fondazione San Bernardino, nata nel 2004 per volontà dell’allora arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi.

Il fenomeno esiste ma è sommerso, come dimostrano i dati: nell’ultimo decennio le famiglie italiane esposte all’usura sono aumentate del 53% passando da 1 milione e 277 mila a quasi due milioni.

Nello stesso periodo di tempo in Lombardia le famiglie in dissesto finanziario a rischio usura sono passate dal 3,3% al 5,7% per un totale di 150 mila casi: «Anche contro il racket ci sono più denunce, per l’usura invece domina l’idea che chi ti presta i soldi lo ha fatto per sostenerti, esiste questa idea di riconoscenza», spiega Gualzetti.

Quasi tutte queste vicende finiscono con le minacce, le intimidazioni fisiche: «C’è un problema di fiducia nelle istituzioni, si teme di non essere protetti. L’obiettivo della nostra fondazione – afferma il presidente – è di intervenire prima che si arrivi a fare ricorso agli usurai».

Per contrastare il fenomeno, la Fondazione San Bernardino, grazie ad accordi con diversi istituti bancari, promuove linee di credito sociale. Negli ultimi 10 anni, grazie ad accordi con diversi istituti di credito la Fondazione San Bernardino ha sostenuto 393 famiglie, erogando finanziamenti per un totale di 4.374.201 euro. La ragione prevalente dell’indebitamento è stata la perdita del lavoro e le spese per l’abitazione.

«I profili delle persone intercettate attraverso la capillare rete dei centri di ascolto mostra come il sovra-indebitamento è una delle molte facce delle crisi economica ed è un fenomeno con il quale occorre fare i conti per evitare degenerazioni più pericolose.

Chi rischia di perdere la casa è pronto a tutto anche a rivolgersi a un usuraio. E sappiamo dalle indagini della magistratura a Milano e in Lombardia che la ‘ndrangheta utilizza proprio il credito usuraio per infiltrarsi nel territorio», ha sottolineato Gualzetti.

Un tassello importante dell’impegno della Fondazione è stato posto il mese scorso con l’accordo con Banca Mediolanum con cui è stata rinnovata la convenzione che consentirà alla Fondazione San Bernardino di proseguire la propria attività.

Dal 2009 ad oggi, grazie alla convenzione con Banca Mediolanum e Fondazione Mediolanum onlus, la Fondazione San Bernardino ha potuto erogare 540.400 euro a 66 nuclei familiari.

Con l’intesa, Banca Mediolanum e Fondazione Mediolanum Onlus si impegnano con la Fondazione San Bernardino a rinnovare fino al 2022 la linea di credito con un plafond rotativo di 400.000 euro, con un tasso simbolico fissato per tutta la durata intorno all’1%, che verrà utilizzata per accordare prestiti con rimborso rateale a soggetti in difficoltà, individuati grazie al lavoro della Fondazione San Bernardino in collaborazione con i centri di ascolto parrocchiali e l’ausilio di volontari qualificati nel settore finanziario.

L’identikit dell’indebitato

Italiano e lavoratore dipendente

Qual è il profilo di chi si rivolge alla Fondazione San Bernardino? I beneficiari per la maggioranza sono italiani con un’età media tra i 50 e i 60 anni, un reddito mensile di 1.300 euro, con bassi livelli di istruzione, dipendenti nel settore privato, tutti residenti in Lombardia, territorio di competenza della Fondazione.

Con persone di questo tipo si rapporta Luigi Braghieri, un ex bancario che fa parte del gruppo di 30 volontari impegnati nella Fondazione San Bernardino: «Per statuto la fondazione si occupa delle persone e non delle aziende – spiega -, affrontiamo situazioni di chi si è sovraindebitato ad un punto insostenibile». Le cause dei debiti sono le più svariate: «Accanto a chi è vittima della ludopatia, ci sono coloro che hanno acquistato casa, automobili facendo il passo più lungo della gamba, innescando così un meccanismo di indebitamento di cui si perde il controllo: a quel punto il sistema che li ha facilitati nell’accesso alla liquidità stringe le maglie, loro diventano cattivi pagatori e banche e finanziarie non erogano più credito».

Il passo nel mondo dell’usura è molto facile: «Noi cerchiamo di prevenire questo passo – afferma Braghieri – un’operazione non facile perché le persone preferiscono non parlare con nessuno di quanto gli sta succedendo, hanno paura di passare per cretini». Il sostegno della Fondazione, si realizza nel consigliere le vittime a denunciare l’usura.

Se i debiti sono stati fatti in modo regolare si fa fronte al pagamento: «Finché l’indebitamento non è superiore ai 50-60 mila euro possiamo fare fronte – continua il volontario – fornendo le garanzie agli istituti di credito convenzionati ma per cifre più grandi non siamo in grado di assicurare un aiuto: in quest’ultimo caso esistono altre soluzioni come quella offerta da una recente normativa che autorizza il giudice a intervenire sul rapporto creditizio a favore del debitore». GS

David Gentili
David Gentili

«Le vittime non denunciano perché si sentono colpevoli»

Gentili (Antimafia Comune): «Milano è ricca ma ha forti diseguaglianze»

Un fenomeno più vasto di quanto si possa immaginare, difficile da contrastare in modo particolare per la reticenza delle vittime. Eppure gli strumenti per affrontarlo ci sono, come spiega a Mi Tomorrow presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano, David Gentili, che avverte: «Bisogna lavorare sul piano culturale».

Partiamo dalle dimensioni dell’usura in città.
«I reati usurari sono pochissimi, per cui mi chiedo: il fenomeno è scomparso oppure è un fiume carsico?».

Quale risposta dà?
«La seconda ipotesi è quella giusta. Si tende a sottostimarlo, a pensare che sia meno presente dell’estorsione: non è vero».

Cosa intendiamo per usura?
«E’ un reato con i contraenti che stipulano un patto che non viene rispettato da nessuno dei due: in poco tempo la vittima si trova nelle condizioni di non potere più pagare».

Perché le vittime non denunciano?
«Si sentono colpevoli, questo spiega perché il fenomeno non emerge».

C’è un problema culturale che impedisce la lotta all’usura?
«Direi che esiste più un problema di tipo psicologico, non si racconta neppure ai familiari di avere fatto ricorso a queste persone, si tenta di trovare una via d’uscita da soli».

Da soli si può uscire?
«E’ molto difficile».

In una città ricca come Milano perché ci si rivolge all’usuraio?
«Milano è ricca ma ha forti diseguaglianze, inoltre ci sono alcune categorie come gli artigiani e i commercianti che non hanno superato la crisi del 2009; esistono situazioni a rischio nonostante l’esistenza di spazi in cui si può essere aiutati».

Quali sono queste realtà?
«C’è la Fondazione Lombarda Antiusura, che opera sulla prevenzione allo stesso modo della Fondazione San Bernardino e della Confidi».

Il Comune quale ruolo svolge?
«Nel luglio del 2018 abbiano sottoscritto un protocollo d’intesa con la Prefettura per rafforzare l’azione di contrasto con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, comprese le banche. L’accordo ha previsto una serie di interventi, tra cui la costituzione in Comune di Milano di uno Sportello prevenzione e usura e sovra-indebitamento delle famiglie, per supportare i soggetti che versano in condizioni di disagio economico».

A che punto è l’attuazione del protocollo?
«Sto insistendo affinché diventi qualcosa di concreto».

Qual è il ruolo delle banche fissato dal protocollo?
«Devono garantire i prestiti dove ci sono le fideiussioni».

Come giudica il comportamento delle banche su questo tema?
«Fanno il loro mestiere, non sono associazioni filantropiche, è per questo che il protocollo è stato sottoscritto anche da loro».

La criminalità organizzata è presente in questa realtà?
«E’ presente in modo diverso rispetto ad altri mercati come quello della droga che è monopolio della mafia: per l’usura si va al di là del 416 bis, l’associazione di stampo mafioso».

Ci sono anche usurai insospettabili?
«Sì, purtroppo».

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