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29. 04. 2024 00:24

Oltre l’agnello. Un insolito giro per Pasqua? Alla ricerca degli animali presenti a Milano

I monumenti, così come i palazzi, sono pieni di felini, delfini, tori, persino di liocorni. Ecco dove scovarli

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Fare un giro per Pasqua diverso a Milano è possibile seguendo, magari solo in parte, le tradizioni. Se queste ultime dicono di mangiare l’agnello, l’alternativa che qui proponiamo è quella di andarlo a cercare. Nessuno zoo, ma un giro per Milano alla ricerca di questo simbolo pasquale e, già che ci siamo, rendere la giornata davvero particolare, passeggiando per le vie cittadine cercando il maggior numero di animali, nostrani, domestici e selvaggi. Fantasia? Assolutamente no. Tanto che, potremmo essere così fortunati da trovare anche i famosi “due liocorni”.

In giro per Pasqua a cercare gli animali di un particolare zoo a Milano, ecco dove andare

Ma andiamo con ordine: l’agnello. Dove lo troviamo? Facile, in via Agnello. Basta alzare lo sguardo sopra il civico 19 ed eccolo, scolpito nella pietra da chissà quanto tempo. La via deve il suo nome proprio a lui. Se potesse l’agnello se lo mangerebbe volentieri, ma anche Borleo è in pietra. Chi è Borleo? Il leone di piazza 5 Giornate. Ai piedi dell’obelisco, non ruggisce, ma fa sempre la sua scena. Rimanendo con i felini: di gatti a Milano ne troviamo davvero tanti, nelle case ma anche nelle tante colonie. Quelli del castello sono famosi quasi quanto il gatto più vip di Milano: lo trovate in largo Corsia dei servi. Sì, proprio quello che “come tutti i gatti vive sopra i tetti, appoggiato all’antenna centrale..”. Ovviamente il nostro Telegattone.

giro per Pasqua
 

Ha sempre quattro zampe, ma è più grande: è l’ora di salire in groppa ad un cavallo. E che cavallo: siamo in piazza Missori, è questo è proprio il cavallo (stanco) del generale Missori. Cambiamo ambiente e andiamo dentro il mare. O quasi. Per vedere due delfini ci serve l’acqua: l’appuntamento è quindi davanti alla fontana di… piazza Fontana. Eccoli lì che giocano con gli zampilli dell’opera del Piermarini un sacco di tempo, anche se pochi li notano. Famosi, davvero tanto, sono altri animali che con l’acqua hanno un gran rapporto: sono i fenicotteri di Villa Invernizzi. Fotografati, filmati, dei veri e proprio personaggi del quadrilatero del silenzio. Vorrebbero ricevere le stesse attenzioni le rane: le troviamo sul Duomo e nel giardino di Santa Maria delle Grazie. Luoghi importanti, ma loro passano inosservati. Forse perché hanno smesso di gracchiare?

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Il viaggio alla ricerca di animali a Milano ci porta anche nel passato più remoto possibile: al Museo di scienze naturali potete trovare un esempio di triceratopo che direttamente dalla preistoria ci dà una dimostrazione di quanto siamo piccoli. Non lasciatevi invece ingannare dalle dimensioni degli ammoniti che trovate nella cripta di San Sepolcro. Fossili ovviamente, ma loro ci ricordano che qui, tanto tempo fa, c’era davvero il mare. Il tour nella fauna meneghina non può dirsi concluso senza passare a vedere i piccioni, le star amate odiate di piazza Duomo e il toro della galleria. Magari, passando vicino a quest’ultimo, potremmo spiegare a qualcuno che lo si pesta non perché porti fortuna, ma perché i nostri concittadini di fine ‘800 lo pestavano con l’intento di rovinarlo come sfregio nei confronti della rivale Torino. Ma questa è un’altra storia. Ah giusto, i due liocorni. Nessuna battuta, anche se il 1° aprile è alle porte. A Milano ci sono anche loro. Dentro la chiesa di San Maurizio. In fondo si trova il quadro dell’arca di Noè. Guardate bene: eccoli, presenti, pronti a salire sull’arca. Forse da lì non sono più scesi.

 

e poi…

 

Dettagli d’arte alla Pinacoteca Ambrosiana 

 

Gesù Bambino con Agnello 
Il tenero abbraccio dipinto da Luini

giro per Pasqua
 

Bernardino Scapi, detto Bernardino Luini, nato a Dumenza nel 1481 e morto a Milano nel 1532, è stato un pittore italiano di scuola rinascimentale lombarda, riferibile al gruppo dei Leonardeschi. Questa magnifica tavola conservata nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano affascina lo spettatore per la maestria dell’esecuzione e per la capacità di trasmettere, attraverso il tenero abbraccio all’agnello, la dolcezza del piccolo Gesù. Osservando questo capolavoro, non sorprende che Federico Borromeo considerasse Luini uno dei suoi artisti prediletti. Da un punto di vista iconografico, la presenza dell’agnello può essere interpretata in diversi modi: da un lato, può richiamare la passione di Gesù (infatti, Gesù è spesso identificato come l’Agnello di Dio che, tramite il sacrificio sulla croce, redime e rinnova l’intera creazione); dall’altro, può evocare l’immagine di Gesù come il Buon Pastore, come descritto nel decimo capitolo del Vangelo di Giovanni (“Io sono il Buon Pastore”).

Testa di Cristo Redentore 
Il mistero della firma de “Il Caprotti di Caprotti“

giro per Pasqua
 

Il suo arrivo alla Pinacoteca Ambrosiana è recente: da pochi anni infatti quest’opera può essere ammirata da milanesi e turisti grazie alla donazione fatta dal fondatore dell’Esselunga Bernardo Caprotti. Non è quindi un caso se a volte si legge “Il Caprotti di Caprotti” Testa di Cristo Redentore è un’opera intrigante datata 1511, con una firma inequivocabile nell’angolo inferiore destro: “Salai”. Questo soprannome era quello con cui Leonardo da Vinci chiamava Gian Giacomo Caprotti, uno dei suoi allievi più cari e spesso modello nella bottega del maestro. Tuttavia, la questione della firma solleva un dibattito tra gli studiosi dell’arte: alcuni ritengono che essa possa costituire la firma del quadro, suggerendo quindi una possibile attribuzione a Caprotti, mentre altri ipotizzano che il dipinto sia in realtà un ritratto di Salai stesso, il cui volto avrebbe ispirato l’opera. Indipendentemente da questa questione, la tavola ritrae un soggetto sacro, il Cristo Redentore, evidenziato da tre segni che sembrano quasi formare una croce dietro la testa, suggerendo un’aura trinitaria.

Questa rappresentazione sacra aggiunge profondità e significato al dipinto, suscitando riflessioni sulla spiritualità e la divinità. La figura di Cristo, con la sua espressione serena e senza la corona di spine, trasmette un senso di pace e di salvezza, invitando lo spettatore a contemplare la sua figura con devozione e reverenza. La maestria tecnica nell’uso dei colori e delle sfumature conferisce al dipinto un’aura di mistero e sacralità, trasportando l’osservatore in un momento di contemplazione e riflessione spirituale. Quest’opera, con la sua profonda simbologia e la sua bellezza artistica, si rivela un importante contributo al panorama artistico del Rinascimento, suscitando domande e interpretazioni che continuano a stimolare la mente degli studiosi e degli appassionati d’arte.

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