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16. 04. 2024 20:41

Habere non haberi, da Milano una storia di baratti fuori dal comune: «Da un sasso a un’auto. E adesso…»

È partito da Milano il progetto di Marco Amorosi e Raniero Bergamaschi, due giovani laureati in Comunicazione che, barattando una serie di beni, stanno cercando di ottenere una casa a Milano. Partendo da una pietra. Proviamo a capire come ci stanno riuscendo

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Il baratto viene considerato come la prima forma storica di scambio commerciale di beni, antecedente all’uso della moneta. In realtà non vi è alcuna prova documentata dell’esistenza di una società o di un’economia basate principalmente su questo metodo. In un’epoca di difficoltà economica come quella attuale, lo scambio di beni può essere un buon sistema per risparmiare e non sprecare. È proprio con il baratto che Marco Amorosi e Raniero Bergamaschi, due giovani laureati in Comunicazione, hanno dato vita al loro ambizioso progetto: Habere non haberi. L’obiettivo? Diventare proprietari di una casa a Milano – ma con l’idea di fondo di trovare una chiave per “condividerla” con una comunità più ampia – partendo da un semplicissimo sasso. La challenge nasce nel 2020, a raccontarcela passo per passo è lo stesso Marco, che continua a portarla avanti, dopo oltre due anni, quasi 5mila chilometri percorsi su e giù per l’Italia. E ben 11 scambi.

Come nasce Habere non haberi?
«Nell’ottobre 2020 stavo scrivendo la tesi di laurea e per caso mi sono imbattuto su TikTok nella storia del canadese Kyle MacDonald, che nel 2005 riuscì con una serie di quattordici baratti online a passare da una graffetta rossa a ottenere una casa. Quando ho visto il progetto non ho resistito e ho voluto provarci anch’io, per scoprire che reazione avrebbe scatenato qui in Italia. Ho raccolto un sasso dal giardino del mio condominio e l’ho messo in vendita su Facebook con tanto di accurata descrizione, come se fosse davvero un oggetto di valore. È iniziato tutto così».

Habere non haberi. Perché hai scelto questo nome?
«Sono abituato ad appuntarmi tutte le frasi che mi colpiscono particolarmente. Tra queste c’è anche habere non haberi, che significa “possedere e non essere posseduti”. Quando ho iniziato, sapevo che il nome sarebbe stato molto importante perché volevo dare un significato al sasso. Volevo fosse unico. Quella frase mi ha colpito perché si lega all’aspetto non materiale del progetto, quello che secondo me è il più importante».

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Ovvero?
«Ovvero non il fatto in sé di essere “posseduti” dall’oggetto, quanto tutto il suo contorno: conoscere nuove persone, viaggiare per l’Italia, fare nuove esperienze. Questo è il vero valore della storia e il significato che voglio diffondere».

In questa questa avventura non sei solo. Quando hai deciso di coinvolgere il tuo amico Raniero?
«Non appena ho ricevuto la prima offerta per il sasso ho capito che avevo bisogno di documentare la vicenda e non potevo andare avanti da solo. Mi serviva qualcuno che si occupasse di riprese video e del successivo montaggio, così sin dal primo baratto ho coinvolto Raniero, che aveva studiato con me in Cattolica. Ed è diventato una parte fondamentale del progetto».

habere non haberi

Qual è stato il primo scambio?
«Dopo appena 48 ore dal baratto del sasso sono stato contattato da Andrea, costruttore edile milanese che conosceva la vicenda di Kyle MacDonald. Mi ha proposto uno scambio con la sua mountain bike nuova di zecca che aveva ricevuto in regalo da un suo fornitore. È stato un gesto di grande fiducia, visto che era il primo baratto. Ha dimostrato di credere in ciò che facevo, questo mi ha colpito molto e mi ha dato una grande spinta per continuare».

La pandemia e le zone rosse hanno creato difficoltà nella prosecuzione del progetto?
«Siamo riusciti ad andare avanti nonostante tutto. A dicembre 2020 il signor Carlo ha accettato di scambiare due strumenti di liuteria della sua ampia collezione, un liuto e un basso, con una bici Bianchi. Lo scambio è stato trasmesso in diretta su Rai2 nel programma I fatti vostri ed è avvenuto a Piacenza, al confine tra Emilia-Romagna e Lombardia, proprio a causa dell’impossibilità di spostarsi tra Regioni».

Con gli scambi avete anche trovato modo di dare visibilità a qualcun altro?
«Sì, ad esempio Alessia e il figlio Francesco hanno visto nell’iniziativa Habere non haberi la doppia possibilità di promuovere l’attività di famiglia e ottenere un nuovo computer per lavorare. Nel gennaio del 2021, nella loro gioielleria, abbiamo scambiato un computer con un paio di orecchini».

Vi è mai capitato di non ricevere alcuna offerta per un oggetto?
«Sì, è successo proprio con gli orecchini. Così per la prima volta sono stato io a mettermi alla ricerca su Marketplace (la piattaforma commerce di Facebook, ndr) e mi sono imbattuto nell’annuncio di Pier, che intendeva vendere il suo orologio Eberhard degli anni ’50 per fare un regalo alla moglie con il ricavato. Mi sono fatto avanti proponendogli gli orecchini in cambio del suo orologio: Pier ha accettato con entusiasmo, anche grazie a sua moglie Yulia che ha spinto per accettare e aiutarci».

Qual è stato il viaggio più lungo che avete affrontato per uno scambio?
«Siamo arrivati fino a Barletta, in Puglia, dove con Pietro, commerciante e titolare di un negozio di antiquariato, abbiamo scambiato l’orologio Eberhard di cui parlavo prima con una moto Suzuki Katana GS 1100 del 1983».

Quale oggetto state cercando di scambiare in questo momento?
«Un Maggiolone cabrio del ’77, è con noi da aprile 2022. Abbiamo ricevuto la proposta di scambio con una licenza di tabaccheria a Mirano, un’idea interessante ma non praticabile perché si tratta di dover gestire una vera e propria attività e io e Raniero non possiamo farlo, avendo già un lavoro a tempo pieno. Così mi sono messo alla ricerca di un nuovo “scambiatore” a cui proporre subito la tabaccheria: un ragazzo di Napoli si è dimostrato interessato e in cambio potrebbe barattare la sua Jeep Renegade».

Ci sono mai stati dei momenti in cui hai avuto la tentazione di mollare?
«Anche nelle situazioni più complesse, come ad esempio la fase di stallo attuale, non ho mai pensato di lasciar perdere. Sono una persona molto testarda e soprattutto non voglio deludere chi ha creduto in me: in primis Raniero, ma anche le undici persone che fino ad ora hanno partecipato al progetto con gli scambi. Inoltre la community di Facebook, Instagram e Tik Tok mi dà una grande spinta per andare avanti: in tanti mi scrivono per sostenermi, questo dà tanta forza. Anche se bisognerà aspettare tanto per il baratto giusto, non mollerò».

L’obiettivo finale è “possedere” una casa a Milano: una volta che ce l’avrete fatta, cosa ne farete?
«Mi è stato chiesto spesso se c’è un fine benefico in ciò che faccio. In realtà, per quanto nobile sarebbe, penso che agire in questo modo “semplificherebbe” troppo l’idea che c’è alla base. Trovo molto più difficile e stimolante perseguire l’obiettivo per uno scopo personale. La mia intenzione, però, non è quella di vivere nella casa a cui aspiriamo: non vogliamo che sia il punto di arrivo di Habere non haberi (a differenza di Kyle MacDonald, che andò ad abitare nella casa che ottenne grazie agli scambi, interrompendo così la sua esperienza, ndr), ma il punto di partenza. Il sogno più grande è quello di fondare una casa di produzione audiovisiva. In ogni caso, vogliamo che sia il trampolino di lancio per qualcosa di più grande, che possa generare altro valore: servirà come base operativa dove lavorare insieme a nuovi progetti e, magari, raccontare altre storie come la nostra».

Habere non haberi e non solo: una nuova vita per giochi e vestiti al Tempio del Futuro Perduto e al Vigentino

Katia Del Savio

Scambiare un vestito o un giocattolo che non si usa più con altri oggetti è una pratica sempre più diffusa e che, oltre al vantaggio economico, favorisce la sostenibilità ambientale e la socializzazione. Il Tempio del Futuro perduto, centro culturale che ha anche lanciato l’iniziativa del Muro della gentilezza per distribuire indumenti ai bisognosi, ogni prima e terza domenica del mese organizza nel suo giardino il Market del Baratto: chi vuole può portare vestiti, libri, giochi e altri oggetti, purché in buono stato e scambiarli con altri.

Il Tempio si trova in via Luigi Nono, 7. L’associazione VigentiAmo, con il patrocino del Municipio 5, presso il CAM di via Verro 87 organizza periodicamente Il baratto dei bambini. L’iniziativa è rivolta ai bambini dai 5 ai 12 anni per insegnare loro l’importanza del riuso degli oggetti, in particolare dei giochi. Per partecipare è necessario scrivere a o vigentiamo@gmail.com.

Habere non haberi e non solo: l’app Swappami è tutta milanese

Il 29 gennaio è previsto lo Swap Riciclone Natale: dalle 15.00 alle 18.00 parte la corsa per scambiarsi più oggetti che si può. Di cosa si tratta? Swapush è l’app di SwappaMI, startup creata dalla milanese Serena Luglio per favorire il baratto, che periodicamente lancia una giornata speciale in cui gli iscritti possono scatenarsi nel caricare i loro beni convertiti in “pillole”, ovvero una moneta virtuale che può essere utilizzata per ottenere altri oggetti o vestiti.

«Il 29 si potranno caricare gli oggetti fino a un’ora prima dell’evento – spiega Serena a Mi-Tomorrow – così possiamo verificare che i valori delle pillole siano corretti, e dalle 15.00 il baratto asincrono potrà iniziare. La prima ora è tutto a “prezzo” pieno, la seconda a metà “prezzo” e la terza è tutto “gratis” perché l’obbiettivo è smaltire il più possibile i beni, evitando che vengano buttati. L’ultima volta hanno partecipato 110 persone».

Swapush ha messo anche a disposizione uno spazio in via Paisiello 40 per lo scambio diretto, ma al momento la sede è chiusa per un problema tecnico. KDS

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