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17. 05. 2024 07:14

Ilaria Iacconi Iambrenghi, suo il volto contro la violenza sulle donne: «Continuiamo a lottare»

Si chiama Ilaria Iacconi Iambrenghi la ragazza che è diventata il volto (in tutti i sensi) della manifestazione contro la violenza sulle donne

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Si chiama Ilaria Iacconi Iambrenghi la ragazza che è diventata il volto (in tutti i sensi) della manifestazione contro la violenza sulle donne andata in scena sabato davanti al Castello Sforzesco. La sua faccia, dipinta per l’occasione con una mano rossa, è finita, oltre che sul nostro sito, sui giornali di mezza Italia e anche oltre confine. Per conoscerla meglio oltre che per raccontarvi la sua storia, l’abbiamo intervistata, partendo ovviamente da quanto le è successo da sabato in poi.

Ilaria Iacconi Iambrenghi, l’intervista

Ti aspettavi che il tuo gesto sarebbe diventato così popolare?
«No. Ho deciso di truccarmi così sabato mattina. Ero titubante perchè trattandosi di una manifestazione pubblica sapevo che ci sarebbero state anche famiglie con bambini e si tratta di un’immagine simile ad altre usate per denunciare altre problematiche ma sappiamo come è morta Giulia, senza voler fare della pornografia del dolore, e il rosso è un colore che riporta subito alla mente l’amore così come il sangue».

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E il cartello che avevi in mano?
«Con la frase “Non fragile come un fiore ma fragile come una bomba” volevo rivendicare secoli di lotte in cui noi donne siamo state derubate di una parte della nostra esistenza. Quello che volevo esprimere è che ci potete anche uccidere ma continueremo a lottare, anche per chi non può più farlo», ha aggiunto Ilaria Iacconi Iambrenghi.

Ilaria Iacconi Iambrenghi, in piazza

Com’è andata in piazza sabato mattina?
«Quando sono arrivata alcuni ragazzi e diverse signore hanno iniziato a fotografarmi e fin lì me l’aspettavo. Poi mi sono spostata dietro al palco, visto che c’erano tantissime persone e alcune sono anche state male. Lì un primo fotografo mi ha chiesto se poteva immortalarmi e da lì è stata un’escalation. Ne sono arrivati altri, mi hanno anche fatto salire sulla fontana della piazza. Quando sono tornata a casa ho cercato sul web e ho visto che la mia faccia era finita sul Corriere della Sera, al Tg2 e poi anche all’estero sul Washington Post e l’ABC».

Come ti ha fatto sentire tutto questo?
«Sono orgogliosa di essere diventata un simbolo di questa lotta. Anche se vengo dal mondo della comunicazione, non lo avrei mai pensato. Mi sembrava un gesto anche abbastanza banale. Lavoro in uno studio di architettura ma ho fatto studi umanistici e mi sono occupata anche di arte e urbanistica. In generale ho sempre cercato di coniugare sostenibilità e giustizia sociale».

La vita di Ilaria Iacconi Iambrenghi

Perché sei scesa in piazza in prima persona contro la violenza sulle donne?
«La violenza di genere e il patriarcato sono problemi che vanno affrontati. Per fortuna non ho mai dovuto affrontare situazioni di questo tipo in prima persona ma ricordo bene quando alle superiori una mia compagna venne palpeggiata da un allenatore. Non sapevo come affrontare a 14 anni una cosa del genere. Sono cresciuta con mia mamma e mia nonna che mi hanno sempre spiegato che il mondo non è fatto per noi ma questo non vuol dire che le cose non possono cambiare», ha sottolineato Ilaria Iacconi Iambrenghi.

Che cosa bisogna fare contro la violenza sulle donne?
«Bisogna dare voce a chi non ce l’ha più o non può parlare. Vanno educati gli uomini ma anche le donne che non capiscono che sono vittime di un sistema – ha aggiunto Ilaria Iacconi Iambrenghi -. Non so quanto ci vorrà ma siamo riusciti di nuovo a mettere questo argomento al centro delle discussioni. Io, che sono sempre stata molto attiva dal punto di vista politico, fin da giovane, spero che non sia solo un’onda mediatica. Questo tragico ultimo episodio legato alla morte di Giulia deve servire a salvare altre donne».

 

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Ilaria Iacconi Iambrenghi e Milano

Come è cambiata la situazione a Milano negli ultimi anni?
«Io sono modenese ma vivo a Milano da 5 anni. Ho studiato anche a Bologna e a Londra, girando tanto ho percepito quale sia il pensiero di altre donne. Posso dire che a livello di comunicazione la situazione è migliorata, si parla di più di certi temi ma purtroppo a Milano come altrove continuano ad accadere episodi come quello che ho vissuto anch’io qualche mattina fa, quando sono stata strattonata da un uomo in pieno centro e di mattina. La cosa grave è che nessuno è intervenuto per dirgli di smetterla, mi guardavano come una pazza mentre urlavo. Tutti devono essere più attivi e aiutare il prossimo».

Che cosa devono fare le istituzioni contro la violenza sulle donne?
«Quello legato alle forze dell’ordine è un tema complesissimo, se è vero che spesso chi ha denunciato non è stato ascoltato. Forse non sono pronte ad affrontare certe situazioni, così come succede anche coi medici che pure hanno una maggiore sensibilità di base. Bisogna aumentare quindi la formazione per il primo soccorso. Inoltre, la scuola deve affrontare questi argomenti visto che molti insegnanti non sanno come trattarli. Bambini e ragazzi, dalla primaria fino all’università, devono imparare. Oltre a tutto questo servono sempre di base coscienza civica e empatia», ha concluso Ilaria Iacconi Iambrenghi.

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