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29. 03. 2024 14:42

Nutrimente in Terapia, un’azione contro i disturbi alimentari: «Siamo più del nostro corpo»

Arriva a Milano un’azione mirata contro i disturbi alimentari: «È importante il messaggio che si veicola per accrescere l’autostima: non deve essere legato a peso e forme corporee»

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Dalla prevenzione alla cura. Questo è il percorso che ha portato Nutrimente, associazione che dal 2013 si occupa di prevenzione e cura dei disturbi alimentari, ad aprire anche un centro di cura con finalità sociali a Milano. Nasce così Nutrimente in Terapia, progetto guidato da Sara Novero ed Eva Cislaghi, psicologhe e psicoterapeute.

Nutrimente in terapia, il progetto contro i disturbi alimentari raccontato dalle psicologhe Sara Novero ed Eva Cislaghi

Dottoressa Novero, come nasce l’idea di Nutrimente in Terapia e in cosa si differenzia dalle altre proposte dell’associazione?
«Dopo quasi un decennio di lavoro in scuole, centri sportivi, formazione con pediatri per prevenire e individuare precocemente ogni caso, è nato il desiderio di creare un vero centro di cura: un luogo dove offrire un servizio di qualità, con professionisti preparati, a prezzi accessibili. Abbiamo risposto anche alla crescente richiesta di aiuto, soprattutto dopo il periodo della pandemia».

Nel sistema sanitario oggi è difficile curare i disturbi alimentari?
«Con l’incremento della richiesta di aiuto da persone con disturbi legati alla salute mentale, del 30% nello specifico dei problemi alimentari, le liste d’attesa si sono allungate a fronte di un’offerta del sistema rimasta invariata. Molti non riuscivano ad accedere ai servizi. Non ci vogliamo sostituire al servizio pubblico, ma offrire delle cure a chi non riesce ad averle e non può ricorrere a servizi privati».

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Qual è la causa, se così si può definire, che secondo lei ha acuito la percentuale dei casi tra i più giovani dopo Covid-19?
«Sicuramente l’isolamento sociale ha influito nell’abbassare di molto la media dei pazienti, ora sui 13-16 anni, anche se poi le motivazioni che portano a questi disturbi possono essere molte. I ragazzi, restando in casa, si sono concentrati più sul proprio corpo, anche attraverso l’uso dei social: l’eccessiva valutazione del peso e delle forme corporee può condurre al disturbo alimentare».

Qual è la maggior difficoltà nell’iniziare un percorso di cura?
«Spesso c’è un senso di vergogna rispetto al problema, quindi si fatica a chiedere aiuto. È fondamentale mettere da parte questi timori per farsi aiutare da una equipe multidisciplinare, formata da professionisti esperti. Noi lavoriamo molto anche con i genitori, soprattutto nel caso di pazienti minori».

Siamo reduci dalle denunce di ex atlete della ginnastica ritmica dell’Accademia Internazionale di Desio. C’è ancora poca educazione alimentare in questi mondi?
«All’open day di Nutrimente in Terapia è venuta a trovarci Anna Basta (una delle prime ex ginnaste della Nazionale a denunciare, ndr). Noi andiamo nei centri sportivi e nelle scuole a fare prevenzione: non tanto a dire cosa sia un disturbo alimentare, non serve, ma a fornire degli strumenti per aiutare educatori e allenatori a lanciare messaggi corretti alle ragazze. Non tutti quelli che fanno sport hanno disturbi alimentari. È importante il messaggio che si veicola per accrescere l’autostima: non deve essere legato a peso e forme corporee».

Tra le fonti che spesso veicolano messaggi sbagliati soprattutto per i più giovani ci sono alcune mode che viaggiano sui social: filtri che ingannano rispetto alla realtà.
«Bisogna lavorare a livello preventivo: dare degli strumenti agli adolescenti affinché allarghino il proprio campo visivo. Spesso sui social vengono esaltate le forme corporee e la fisicità: questo porta a confronti spesso troppo fuorvianti. Il problema è dare un eccessivo “peso” al proprio corpo e farne una autodeterminazione di sé. Tutti noi siamo molto di più del nostro corpo».

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