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26. 04. 2024 06:35

San Vittore, quanta storia in una sola via

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San Vittore non è solo il nome del carcere cittadino, ma anche una via. Quando la si percorre bisogna guardare con attenzione i palazzi e, quando possibile, dentro tutti i portoni che incontriamo.

Come non notare, per esempio, al numero 40 Casa Borletti di Gio Ponti? Pochi passi dopo, si incrocia via Olivetani: qui è possibile accedere al Mausoleo Imperiale: destinato alla famiglia dell’imperatore Massimiano, venne eretto intorno al IV Secolo; trasformato in cappella di San Giorgio tra il IX e il X Secolo venne annesso alla chiesa di San Vittore al Corpo e poi abbattuto nel XVI Secolo.

Entrare nella chiesa di San Vittore al Corpo è una meravigliosa sorpresa; tranne la pavimentazione (rifatta nel 1930), la chiesa conserva gran parte dei materiali e degli arredi originali: la volta a botte, i riquadri alle volte delle navate, la pala dell’altare, fanno di questa basilica una incredibile antologia delle arti figurative di Milano del tardo ‘500.

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A fianco della Basilica, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci: tante le opere che si possono ammirare ma è necessario prestare attenzione non solo alle varie collezioni, ma anche al palazzo e al cortile: troverete “pezzi di storia” anche lì. E particolarmente significativi.

Riprendendo via San Vittore si arriva all’incrocio con via Carducci: davanti a noi la pusterla di Sant’Ambrogio e poco più in là la basilica del nostro patrono. Ma per loro serve un nuovo itinerario: prima, però, uno sguardo a palazzo Viviani Cova o per meglio dire Castello Cova. Costruito tra il 1910 e il 1915, su progetto di Adolfo Coppedè, affascina per il suo stile fortemente neo-medioevale, senza però osare troppo con le decorazioni. All’ultimo piano le merlate guelfe e una torre tipica dei castelli.

CI VEDIAMO IN…

La chiesa di Sant’Agostino

Piccola, piccolissima: camminando lungo via Lanzone si rischia di non notarla. Eppure nonostante la sua incredibile discrezione, siamo davanti ad una chiesa tanto antica quanto affascinante. Osservando la facciata si nota subito una particolarità, molto difficile da riscontrare in altre chiese del nord Italia: le finestre del piano superiore sono dotate di persiane. Costruita dopo la caduta dell’Impero Romano, si narra che le fondamenta siano addirittura quelle dell’originario battistero della Basilica di Sant’Ambrogio, convertito a luogo di culto nell’alto medioevo ed intitolato subito a Sant’Agostino.

La vicinanza con la più famosa basilica del Patrono di Milano, non deve stupire: osservando bene la facciata si noterà una lapide che ricorda come Sant’Ambrogio abbia battezzato Sant’Agostino, proprio qui nella notte del sabato Santo del 387 d.C. Oggi sappiamo che questa è solo una semplice ma bellissima leggenda.

Nonostante la ristrutturazione avvenuta nel corso del ‘600, non si è compromesso il legame strettissimo con la basilica ambrosiana, tant’è che percorrendo il vicolo sulla sinistra della chiesa (chiamato Strettone di Sant’ Agostino) preceduto da un arco in pietra, si arriva proprio in sant’Ambrogio: camminando qui insieme ai tanti studenti della vicina università Cattolica, sembra quasi che il tempo non sia mai passato.

RETROBOTTEGA

Alla storica Torriani ogni scherzo vale

Un cognome importante nella storia della nostra città: era quello della prima famiglia che comandò in città, prima dei più famosi Visconti e Sforza. La bottega storica Torriani, in via Mercato 5, è sinonimo di festa, colori e divertimento. È infatti un negozio dedicato agli articoli per le feste. E Carnevale qui si prepara con devozione. E’ possibile, infatti, trovare qualsiasi genere di trucco, travestimento ed accessorio per rendere la vostra una grande e divertentissima festa.

Ma attenzione: competenza e professionalità non sono uno scherzo. Il signor Carlo Torriani venne assunto come apprendista nel lontano 1926: finite le scuole elementari iniziò a lavorare qui, trasformando con il passare del tempo una passione in una professione. Nato come bazar, ma fin da subito con un occhio di riguardo ai prodotti carnevaleschi, diventa del corso del tempo una bottega dedicata alla festa più scherzosa dell’anno.

SE PARLA MILANES

Và a cà e pettenètt

La traduzione letterale è: vai a casa e pettinati. Il significato di questo modo di dire non è però altrettanto semplice; è infatti un modo colorito per dire di rientrare in se stessi, ravvedersi. Nasce dal fatto che quando una persona di sistema i capelli, compie un’azione di ricomposizione della propria persona e da qui, la traslazione sulle proprie attività, comportamenti. Da rivedere.


www.mitomorrow.it

milanodavedere.it

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