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28. 04. 2024 05:06

Il rock’n’roll su strada di Tao:«Io, figlio della musica, vivo al ritmo del mio Love Bus»

Milanese con un rapporto conflittuale con la sua città, suona da un pulmino colorato: «Voglio portare un abbraccio, una carezza a chi mi segue»

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Valerio Ziglioli, conosciuto come Tao, voce e chitarra della sua band, ha ottenuto successo anche grazie a un pulmino anni ‘70 della Volkswagen ribattezzato “Tao Love Bus”, che lo ha portato in giro per l’Europa: «È un salottino rock’n’rol, svuotato in parte di sedili, dove mi esibisco. Il batterista è seduto sul vano motore, ci sono anche un bassista-corista e il fonico, che è il driver del veicolo».

Tao: «Amo quelle persone che non si rassegnano a un andazzo che va per la maggiore, ma vogliono mettere in atto comportamenti più umani e che mettono l’arte al primo posto»

Perché Tao?
«Si riferisce ai simboli di yin e yang, a questo pensiero orientale. La parola Tao fondamentalmente ha a che fare con la via, il percorso, il divenire. Inizialmente l’avevo tenuto come nome d’arte per la facilità sul come possa essere ricordato. Oggi mi identifico con questo nome, me lo vedo cucito addosso, sia musicalmente che nella vita».

Quando è iniziata la sua avventura?
«Ho cominciato a girare col Tao love bus nel 2007, in un tour di una settimana nella riviera romagnola. Poi al ritorno ecco il primo concerto vero e proprio a Milano, a settembre, in piazza Cordusio. Allora non servivano piattaforme o permessi, era tutto rock’n’roll! Il via è stato così, parcheggiando il pulmino di fianco al marciapiede e suonando fin da subito per una discreta folla. Oggi ovviamente tutto è regolarizzato. E così mi sono esibito con una certa continuità a Milano. Nel bene e nel male».

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Perché nel bene e nel male?
«Se non fossi nato a Milano e se per certi versi non l’avessi anche un po’ detestata, non avrei in qualche modo voluta salvarla dal grigiore. Insomma, non sarebbe nata la Tao love bus experience. L’essere di Milano mi ha dato rabbia e voglia di rivalsa, ma anche pragmaticità. Il milanese è un sognatore che vuole concretizzare le proprie idee».

Com’è il suo rapporto con Milano?
«Conflittuale. Non mi piace come viene identificata, ossia come la città dell’aperitivo, del business, della palestra, dell’apparire. Per i musicisti non sono cose belle, anche se oggi il genere trap sembra aver fagocitato i gusti della maggioranza della gente. Amo però quelle persone che non si rassegnano a un andazzo che va per la maggiore, ma vogliono mettere in atto comportamenti più umani e che mettono l’arte al primo posto».

Lei suona solo Rock’n’rol?
«Per me il rock’n’rol è più un’attitudine che un genere musicale. Poi spazio su cose più acustiche, anche su brani folk, country e pop. Ho un repertorio vario. Suono principalmente canzoni originali e la formula vincente è quella di proporle a bordo del Tao love bus. Sia perché l’audio sembra quello di un disco, sia perché la gente rimane folgorata dalla bellezza del pulmino».

Anche perché ha portato il concerto dalle persone.
«Esattamente, è questa la rivoluzione che mi piace, un qualcosa di gentile, di chi si vuole prendere cura del suo pubblico. Nella filosofia del progetto c’è un abbraccio, una carezza verso chi ti segue. Con l’obiettivo di regalare e regalarsi un’esperienza catartica. D’altronde un qualcosa come la Tao love bus experience non esiste da altre parti».

Come è nata l’idea?
«Dalla disperazione. Nel 1997 avevo perso la mamma e nel 2005 il papà. Così l’istinto del non voler soccombere al non poter essere più figlio di nessuno, ha fatto sì che provassi a ricostruire le mie radici col pubblico. Sicuramente sono stato figlio della musica».

Quando ha suonato l’ultima volta a Milano?
«Lo scorso inverno, in piazza Cordusio. Era un momento un po’ teso perché si ventilava la possibilità di non potersi esibire più in centro con l’amplificazione. Questo è impossibile. Speriamo che la situazione venga risolta, altrimenti Milano si priverebbe di un’opportunità importante».

 

Chi è

Valerio Ziglioli, 52 anni, in arte Tao, si definisce un “cantauto-rocker”. Milanese, polistrumentista e produttore, ha pubblicato 8 album e un docufilm, che però lui chiama con un neologismo “rockumentario” perché racconta la sua storia a bordo di questo pulmino fantasmagorico degli anni ‘70 della Volkswagen ribattezzato “Tao Love Bus”. Un binomio indissolubile e originale, nato nel 2005 e sbocciato nel 2007, che tutt’oggi funziona con ottimi risultati. Nella sua carriera Tao e la sua band hanno dato vita a più di 1200 show, suonando in circa 800 città differenti, in Italia e in Europa, dopo aver percorso più di 160mila chilometri per rinfocolare la fiamma della Tao love bus experience, cioè il progetto che si basa sull’idea del “Concerto che va direttamente dalle persone”. Oggi uscirà su tutte le piattaforme il nuovo singolo dell’artista, intitolato Falling slowly, cover del brano che nel 2008 vinse l’Oscar come miglior canzone per il film Once.

 

La piattaforma

Gli artisti di strada per potersi esibire a Milano devono prenotare il proprio slot, che consente di riservare una determinata postazione, su una piattaforma specifica, chiamata Openstage (il cui dominio è theopenstage.it). Disponibile in tre lingue: italiano, inglese e portoghese, la community conta addirittura, si legge sul sito ufficiale, più di 7mila artisti (che sono suddivisivi in differenti categorie). Musicisti, cantanti e acrobati si esibiscono a offerta libera, occupando una data postazione per due ore. Pittori, scultori e ritrattisti corrispondono invece al Comune l’affitto per poter sostare nella collocazione prescelta, potendo esporre i propri lavori dalle 9.00 alle 22.00.

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