Il professor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è intervenuto sulla possibilità di effettuare una terza dose per “rinforzare” gli anticorpi.
Il pensiero di Galli sulla terza dose
«Sulla terza dose sono un po’ sconcertato – ha dichiarato il virologo a “Morning News” su canale 5 -. A parlare molto di terza dose è soprattutto la casa farmaceutica che produce il vaccino ma lo fa sulla base di un numero di dati limitato. Sicuramente provoca un’impennata di anticorpi ma quello che dobbiamo chiederci è: serve? O meglio serve andare a farla a chi ha ancora una risposta immune più che accettabile? Il punto è che non si vuol andare a vedere se la gente ha risposto o meno al vaccino e questo secondo me è un importante errore».
Per l’esperto servono quindi dati effettivi e concreti che dimostrino l’utilità della terza dose, anche in vista delle nuove varianti. «Io – ha sottolineato il professor Galli – sono stato vaccinato il primo giorno utile e quindi la mia vaccinazione scade come uno yogurt, secondo una concezione che per me è di burocrazia sanitaria e non basata su base scientifica. Prima che mi convincano dell’opportunità di rivaccinarmi, con la terza dose con il vaccino impostato su un virus che girava a Wuhan a marzo 2020, bisogna che mi convincano che non ho più una risposta immune».
Galli ammette anche che più che un’impronta medica, la terza dose è una cosa voluta soprattutto dalla politica. «La terza dose è una sparata e ha contenuti di ordini soprattutto politico -ha aggiunto -. Serve a tranquillizzare la pubblica opinione dicendo: male che va, faremo una terza dose. Ma sarebbe più utile occuparci di capire lo stato infettivo delle persone immunodepresse e capire se gli operatori sanitari che sono stati vaccinati per primi hanno ancora una risposta immune. Altrimenti continuiamo a fare cose inutili con imposizione, come ad esempio vaccinare i guariti».