L’appello della Lilt: «Il coronavirus non mette i tumori tra parentesi»

L’emergenza sanitaria non può dare certo tregua al futuro dei malati oncologici. Paolo Andreotti, LILT: «Cerchiamo di dare sollievo con un supporto psicologico»

appello della lit
appello della lit

Appello della Lilt. L’epidemia da coronavirus impone di mettere da parte le nostre abitudini e la nostra routine. Lo stesso discorso non può essere fatto per i malati oncologici, i quali nonostante l’emergenza non possono in alcun modo rimandare le proprie terapie.

 

L’appello della Lilt sulla lotta ai tumori

Paolo Andreotti è un assistente sociale ed un membro attivo della Lega Italiana Lotta ai Tumori di Milano. Nonostante le norme restrittive imposte dal decreto “Cura Italia”, continua ad offrire quotidianamente il proprio servizio di assistenza ai tanti malati della regione e non solo.

Ai microfoni di Mi-Tomorrow ha raccontato come sono cambiate le modalità d’intervento ai tempi del coronavirus e soprattutto le nuove ansie e paure di coloro che stanno attraversando quel calvario chiamato tumore.

L’appello della Lilt, parla Paolo Andreotti

paolo andreotti
paolo andreotti

Come stanno attraversando i malati oncologici questo particolare periodo?
«Siamo in una situazione emergenziale: è innegabile. Rimanere rinchiusi all’interno delle proprie abitazioni attiva tutta una serie di angosce che nel malato oncologico sono amplificate dalla consapevolezza delle sue particolari condizioni».

Quali sono le paure?
«I malati oncologici sono persone debilitate a livello fisico e tale condizione li espone più facilmente al coronavirus. C’è il timore di contrarre l’infezione. Così il semplice recarsi in ospedale per visite e terapie si rivela una fonte di ansia di non poco conto».

Come li supportate?
«In questi giorni stiamo mettendo in pratica soprattutto un servizio di supporto psicologico. Nonostante l’epidemia, continuo a garantire la mia presenza in sede come sempre. Ovviamente le restrizioni ci impongono di agire attraverso altri canali».

Come sono cambiate le sue modalità di lavoro?
«Sono diventate molto più smart. Il mio lavoro non è cambiato: si è semplicemente modificato. Passo più tempo al telefono e ad inviare mail. Tuttavia cerchiamo di continuare a mantenere anche i servizi all’esterno».

Quali sono?
«Si va dall’accompagnamento alle visite mediche fino alla consegna della spesa alimentare. A questo si aggiunge anche un supporto economico per i malati in difficoltà. Manteniamo tutti i servizi, nonostante i nostri volontari non stiano ovviamente operando per le strade».

Come fate?
«Al momento ci stiamo appoggiando ad alcune associazioni ancora operative, che si occupano di accompagnare i malati oncologici negli ospedali per sostenere le terapie. Il servizio resta comunque a carico nostro, senza alcun costo per il malato».

Vengono adottate particolari precauzioni?
«Tutte le precauzioni del caso per garantire i servizi in piena sicurezza. E rispettiamo le norme igienico-sanitarie per evitare possibili contagi».

Le terapie e le operazioni stanno subendo dei rallentamenti?
«Ci sono state riduzioni degli interventi, ma stiamo parlando di quelli demandabili nel tempo. I tumori non possono essere messi tra parentesi e la loro gravità impone comunque il proseguimento delle attività cliniche. Proprio ieri ho ricevuto una chiamata da una famiglia della Sardegna contattata per un’operazione qui a Milano».

E come potranno organizzare lo spostamento?
«In questi casi cerchiamo di dare il massimo supporto. Nella fattispecie ci siamo occupati direttamente di reperire una sistemazione in cui ospitare la famiglia durante il periodo dell’operazione e della degenza post operatoria».

Riuscite anche in questa situazione emergenziale a garantire l’ospitalità?
«Lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo nonostante le difficoltà. Ci appoggiamo ad alcune strutture, ad esempio “Casa Amica”. I malati oncologici sottoposti ad interventi spesso provengono da altre parti della regione e dal resto dell’Italia».

Anche voi avete lanciato una campagna di raccolta fondi.
«Abbiamo richiesto donazioni supplementari per poter dare continuità all’assistenza dei malati di tumore. Nello specifico, i fondi raccolti verranno utilizzati per rafforzare i reparti di terapia intensiva dell’Ospedale San Gerardo di Monza e dell’Istituto dei Tumori di Milano».

Che riscontri state ottenendo?
«Positivi. La gara di solidarietà che sta investendo Milano in questi giorni fa ben sperare in un futuro più roseo, sia in merito alla conclusione dell’epidemia che per i malati oncologici».

400.000
la somma (in euro) raccolta a partire dal lancio della campagna #coronavirus, il 12 marzo

7
i ventilatori polmonari acquistati e donati all’ospedale San Gerardo di Monza

21.000
le mascherine protettive donate all’ospedale San Gerardo di Monza

54.000
le mascherine protettive donate all’Istituto dei Tumori di Milano

Fonte: Lega Italiani Lotta ai Tumori

appello della lit
appello della lit