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04. 05. 2024 19:12

Smartphone ai bambini? La ricerca dell’Università Bicocca, Gui: «Non più di due ore al giorno per evitare effetti negativi anche a scuola»

Il direttore del Centro Benessere Digitale dell’Università milanese descrive i risultati di uno studio sul tema condotto con SUPSI

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Che lo smartphone potesse essere motivo di distrazione per i più piccoli era cosa nota, ma a confermare questo pericolo è anche l’ultima ricerca dell’Università Bicocca e di SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana). Secondo il gruppo di ricercatori l’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento, anzi, riduce le performance scolastiche.

Marco Gui, Università Bicocca: «Troppa esposizione allo smartphone può avere conseguenze sul fisico, sulla vista, sulla postura e sulla dimensione cognitiva scolastica dei bambini»

La ricerca svolta nelle province di Milano e Monza e Brianza su ragazzi tra i 10-14 anni, basata sullo studio dei dati longitudinali offerti dagli INVALSI, è stata condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della SUPSI e Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale): «I risultati della ricerca confermano che nel mix di effetti che lo smartphone in adolescenza esercita prevalgono i negativi, specialmente per i giovani abituati a stare molto davanti agli schermi fin da bambini».

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Come ci si deve comportare dopo i risultati di questa ricerca?
«Questo ci interroga su quale ruolo vogliamo dare allo smartphone, cercando da un lato di posticiparne l’arrivo ai giovani, ma dall’altro di gestire meglio la quantità e la qualità del tempo online. Questo soprattutto quando i bambini sono più piccoli, così da abituarli a una sana alternanza tra esperienze online e offline».

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Quali sono le conseguenze quindi dell’uso autonomo dei “media mobili”?
«Le conseguenze in questa ricerca le abbiamo misurate in livelli di apprendimento INVALSI in italiano. Quello che misuriamo è una dimensione molto rilevante delle competenze linguistiche e molte ricerche internazionali ci dicono che proprio queste predicono il successo scolastico e lavorativo dei ragazzi».

In media quanto tempo al giorno un adolescente dovrebbe passare davanti ai dispositivi digitali?
«Quella del tempo online è una dimensione molto discussa. Alcuni pensano si debba parlare non di quantità ma solo di qualità del tempo, in realtà la quantità conta e non solo per questa ricerca».

Conta per cosa?
«Per le conseguenze sul fisico, sulla vista, sulla postura e sulla dimensione cognitiva scolastica. La ricerca mostra che non bisognerebbe superare le due ore al giorno davanti allo schermo nella fase della scuola primaria, che è poi anche il limite suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Chi ha passato più di due ore in media al giorno davanti a videogiochi durante la scuola dell’infanzia poi è soggetto a rischio decremento della performance scolastica».

Altre ricerche sono in corso da parte del Centro “Benessere Digitale” su questo tema?
«Sì su questo filone abbiamo un nuovo progetto, Eyes Up, che indagherà con maggiori dettagli gli effetti dell’uso precoce degli schermi sulle performance di apprendimento. Prenderemo in esame lo smartphone, ma anche videogiochi, l’ingresso nei social media. L’obiettivo è quello di descrivere con più precisione questi effetti collaterali. Tutti i dettagli sul sito benesseredigitale.eu/i-progetti/eyes-up».

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