Inter-Roma, la sfida delle sliding doors

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Non c’è più bisogno della partita di cartello per attirare pubblico al Meazza. Inter-Roma sarà un anticipo per grandi folle, domani sera alle 20.45, ma i 61mila e passa che hanno assistito dal vivo alla sfida tra i nerazzurri e la Spal dimostrano che oggi la squadra di Conte si accompagna a grandi numeri a prescindere dal blasone dell’avversario.

 

Certo il momento è cruciale: una partita di enorme difficoltà contro i giallorossi di Fonseca e quattro giorni dopo l’incrocio con il Barcellona di Messi che vale gli ottavi di finale di Champions o i sedicesimi di Europa League. Una differenza abissale, di immagine, di introiti, di crescita generale per il gruppo. Avesse di fronte un avversario meno scomodo, Conte avrebbe potuto affidarsi a una rotazione massiccia.

Non potrà farlo perché di questa Roma c’è ben poco da fidarsi e perché tra centrocampo e attacco molte scelte sono quasi obbligate. Fuori Barella, Sensi e Gagliardini, restano i soli Borja Valero, Vecino e Brozovic a meno che il tecnico non decida di accentrare Asamoah.

Se Conte è la persona deputata a fare tali scelte è perché in primavera ha rifiutato la corte dell’amico Petrachi, che ha provato in ogni modo a portarlo nella capitale ma non è riuscito a superare la concorrenza di Suning e di Marotta. Gli effetti sul campionato italiano che ha avuto questa scelta si vedono in classifica: l’Inter in vetta a è +1 sulla Juventus con il record di vittorie nella storia del club alla quattordicesima giornata.

I nerazzurri sono stati più convincenti perché avevano una partecipazione in Champions da offrire e un budget più risicato. Sono una società ritenuta più “futuribile”, sebbene il torneo della Roma sia tutt’altro che da disprezzare, particolarmente guardando alle premesse.

La dirigenza giallorossa ha avuto il merito di ripartire dalle ceneri di un doloroso addio a Francesco Totti e di una piazza che ribolliva per la protesta. Con Fonseca al timone ha superato la burrasca per ritrovare solidità. Uno dei simboli della rinascita è Nicolò Zaniolo, un anno in Primavera all’Inter per intuizione di Piero Ausilio, che dopo averlo strappato alla Virtus Entella è stato costretto a fare delle scelte per via del settlement agreement con l’Uefa e un giorno di fine giugno ha ceduto il ragazzo alla Roma come parziale contropartita di Nainggolan.

Mentre il belga non è più a Milano, Zaniolo è esploso all’ombra del Colosseo e oggi è un affermato Nazionale italiano. Ha trovato ad attenderlo un anno fa un ambiente che oggi lo idolatra e per la felicità di tifosi e staff tecnico anche una sponda importante in Edin Dzeko. L’approdo del bosniaco a Milano sembrava scontato a giugno, probabile a luglio e alla fine si è arenato, tanto che l’attaccante ha rinnovato con la Roma fino al 2022.

Conte, dall’altra parte, non ha digerito la fine ingloriosa della trattativa e i suoi sfoghi più recenti sono dovuti anche a questo motivo. Si è consolato con Sanchez, ma il cileno è durato giusto qualche spezzone prima di infortunarsi gravemente alla caviglia durante Colombia-Cile. Biglietti: inter.it/it/biglietteria.


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