L’anno scorso fu una delle partite chiave dell’era Conte. Inter-Atalanta, il manifesto della squadra granitica che poco bada allo spettacolo, rintanata nei timori di chi non vince un trofeo da molto e insegue il trionfo mentre dietro provano a tenere il passo forsennato della capolista.
Inter-Atalanta un anno dopo: gli obiettivi sono gli stessi?
La risolse Skriniar in mischia, su azione da calcio d’angolo. Poi tanta difesa, appunto. Non è la squadra che si vede oggi. Conte, la verità è d’obbligo, aveva provato all’inizio della sua seconda stagione a tenere più alta la linea di retroguardia. Proposito abbandonato dopo l’eliminazione in Champions in favore di un più accorto schieramento, atto a scatenare Lukaku con le sue progressioni nelle praterie alle spalle degli avversari.
Così è nata la cavalcata scudetto della seconda parte dell’anno. Inzaghi ha avuto l’intelligenza di cambiare poco, ma uno degli aspetti a cui ha messo mano (forte della fiducia che il gruppo ha guadagnato assieme allo scudetto) è stato proprio l’atteggiamento più offensivo.
Diciotto gol in cinque partite sono un bottino da Pantagruel. Undici diversi marcatori. Tra questi Dzeko e Correa, il duo chiamato unendo le forze a sostituire “Big Rom” in termini realizzativi. L’argentino dovrebbe tornare a disposizione dopo aver saltato Fiorentina-Inter per una botta al bacino. Non ci sarà invece Vidal e chissà, con lo Shakhtar alle porte, che qualche altro giocatore non veda inizialmente la partita di domani (dalle 18.00) dalla panchina.