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03. 05. 2024 15:11

Semi di marijuana: il quadro legislativo

Tutte le ambiguità normative relative ai semi e di cannabis

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Quella dei semi di marijuana è un’industria recente, che si è sviluppata in Italia con grande rapidità grazie a un’elevata domanda che light ha portato a una proliferazione di negozi e siti online che trattano questa tipologia di prodotto. Di conseguenza è oggi possibile trovare sul mercato semi di cannabis online su Sensoryseeds.it e su altri grandi eCommerce che operano in questo settore.

Tuttavia, nonostante il trend di crescita sia lontano dall’esaurirsi, vi sono ancora alcuni aspetti legali da chiarire riguardo alla commercializzazione dei semi di marijuana che, per quanto sulla carta legali, in realtà possono essere acquistati liberamente solo in determinate circostanze.

In questa sede ci proponiamo di fare il punto sul quadro normativo che disciplina il settore dedicato alla vendita di questi prodotti.

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La cannabis e la normativa di riferimento per l’Italia

La Legge n. 242 del 2016 entrata in vigore nel 2017 permette di acquistare liberamente prodotti derivati dalla cannabis, pur entro certi limiti previsti dalla normativa medesima.

Questo tipo di cannabis, nota come “cannabis light”, non è considerata illegale quando presenta concentrazioni di THC inferiori allo 0,2% e quando viene ricavata utilizzando piante di canapa la cui coltivazione avviene sulla base di semenze certificate, le quali dovrebbero garantire il rispetto delle soglie di THC fissate dalla legge.

Ricordiamo, a tal proposito che il delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente noto come THC, è il più noto principio attivo responsabile degli effetti psicoattivi della Cannabis, motivo per il quale figura tra le sostanze psicotrope vietate dal Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90).

Discorso diverso, invece, per il cannabidiolo (CBD), l’altro importante principio attivo della cannabis, che però non presenta effetti psicoattivi e, dunque, non è esplicitamente vietato dalla legge.

Alcuni studi suggeriscono, in particolare, che l’uso di questa sostanza non psicotropa non comporterebbe particolari rischi per la salute umana, ma anzi avrebbe effetti positivi sulla stessa in ragione delle sue proprietà antinfiammatorie e lenitive. 

Pertanto, la principale differenza tra la cannabis legale e quella illegale è costituita dalla concentrazione di THC in essa presente. 

Al di sopra della soglia dello 0,2% di THC la coltivazione e la compravendita di cannabis sono illegali e punibili penalmente. Al contrario, per la cannabis light e i prodotti derivati da essa sono considerati leciti, poiché quest’ultima contiene quantità trascurabili di THC. 

legalizzazione cannabis

Lo status giuridico dei semi di marijuana: sono legali o no?

Per quanto riguarda specificatamente i semi di marijuana, è lecito acquistarli, mentre ne è vietata la coltivazione. Questo perché i semi non contengono THC, ma dalla loro coltivazione possono nascere piante contenenti questa sostanza (prodotta dalle infiorescenze e, in minima parte, anche dalle foglie).

Per questo motivo, la legge italiana ne consente la compravendita solo a scopo collezionistico.

Il metodo con il quale la giustizia è solita distinguere le due fattispecie è il seguente: quando i semi vengono venduti accompagnati da materiale informativo sulla coltivazione della cannabis, allora si configura il reato di istigazione alla coltivazione di stupefacenti. In caso contrario, invece, il venditore e l’acquirente possono facilmente dimostrare la compravendita a fini collezionistici.

Al momento la coltivazione di marijuana per autoconsumo è vietata, ma una proposta di legge potrebbe cambiare le carte in tavola

Nel corso del 2022 è stato approvato dalla Commissione Giustizia della Camera un disegno di legge che ora ha iniziato la sua discussione in Aula. 

Il ddl Magi-Licatini ha come scopo quello mira a depenalizzare la coltivazione domestica della cannabis per contrastare le mafie e, al contempo, alleggerire il carico del sistema giudiziario.

La proposta di legge in questione prevede, infatti, la possibilità di coltivare per autoconsumo fino a un massimo di 4 piante di marijuana senza incorrere in alcun tipo di sanzioni e un alleggerimento delle pene detentive relative alle condotte illecite legate alla cannabis, salvo il caso di traffico illecito o di cessione a minorenni di marijuana.

È chiaro che, se diventasse legge, questo ddl rappresenterebbe un cambiamento significativo rispetto alla normativa attuale. 

Del resto, in tal senso, si è espressa anche la Corte costituzionale, secondo la quale la coltivazione domestica di piccole dimensioni per uso personale non costituisce reato (Sezioni Unite, sentenza 19 dicembre 2019).

Tuttavia, il futuro del disegno di legge presentato dal M5S è incerto. 

Gli esponenti del nuovo governo hanno dichiarato di avere questioni più urgenti da affrontare, il che lascia intendere che questa proposta di legge potrebbe essere ben presto accantonata definitivamente.

Risulta però improbabile che si vedrà in futuro un regime legislativo ancora più restrittivo di quello attuale.

In conclusione

Attualmente, in Italia la vendita di semi di cannabis è legale a patto che non siano forniti materiali destinati a istruire sulle tecniche di coltivazione della pianta.

Tuttavia, una nuova proposta di legge potrebbe legalizzarne la coltivazione domestica, rivoluzionando l’attuale normativa in materia. Non sappiamo ancora se questo ddl riuscirà a completare con successo il proprio iter, ma se ciò dovesse accadere probabilmente la domanda di tali prodotti potrebbe alimentare una crescita del settore, attirare investimenti e creare nuovi posti di lavoro.

Per alcuni questi risultati non giustificherebbero la legalizzazione di una sostanza vista ancora con sospetto da tanti italiani. Per altri, invece, una simile decisione potrebbe essere un passo decisivo per risollevare in parte le sorti dell’economia nazionale e per strappare dalle mani della criminalità il monopolio della compravendita di cannabis.

In breve

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