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04. 05. 2024 18:39

Per JazzMi Fabrizio Bosso presenta Stevie Wonder: «Efficiente, esigente: la mia Milano»

In Conservatorio entra nel vivo la manifestazione musicale con il progetto speciale dedicato al grande cantautore americano

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Sabato – alle 21.00 – per JazzMi la Sala Puccini del Conservatorio Verdi ospiterà il ritorno del trombettista Fabrizio Bosso, e il suo quartetto, con un progetto speciale dedicato a Stevie Wonder. «Sarà un omaggio a uno dei musicisti con cui sono diventato maturo artisticamente: avrò la responsabilità di suonare melodie perfette, senza l’ausilio del testo, e questa sarà una bella sfida».

Fabrizio Bosso e il progetto speciale di JazzMi per Stevie Wonder: «A Milano la prevendita dei concerti funziona più, si vive l’attesa di un evento e si percepisce la qualità della proposta culturale»

Quando ebbe inizio la tua storia con la tromba?
«A cinque anni, con Ciliegi rosa. Per me partì tutto imitando mio padre trombettista, che in casa ascoltava Armstrong e Sinatra, da lì l’esperienza in bande che, poi, divennero big band amatoriali nella Torino degli anni Ottanta. Ho avuto la fortuna di crescere anche con il cantautorato italiano di Tenco, Mina e Vanoni».

Cosa è per te JazzMi?
«Un’esperienza in cui ho trovato sempre molta efficienza: dal driver al fonico di palco, qui si trovano tutte le condizioni e maestranze per dare il meglio come artista, e per chi è abituato a girare il mondo come me è importante sapere che tutto andrà bene dal punto di vista organizzativo».

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E Milano?
«In un paio di giorni di permanenza qui puoi incontrare amici e colleghi illustri, e questo segna anche il livello qualitativamente alto di JazzMi».

Il tuo concerto, qui, indimenticabile?
«Al Teatro Smeraldo, con Sergio Cammariere, nei primi anni Duemila. Fu uno dei primi posti importanti in cui mi esibii nel corso della mia carriera. Da lì si avviò anche il mio percorso in solitaria, e ricordo anche una certa ansia nei successivi concerti al Blue Note in cui sul cartellone vedevo scritto solo il mio nome e faceva un certo effetto».

Da lì hai calcato anche palchi internazionali.
«Scoprire posti nuovi ti permette di crescere. Ma ogni volta che torno a Milano trovo un pubblico attento, ed esigente, non ti regala niente ed è giusto. Qui capita spesso di non sentirsi all’altezza, ma poi con l’esperienza ho fatto tesoro di questo piccolo timore ed è diventato uno dei miei pubblici di riferimento».

La consideri una città del jazz?
«Ѐ difficile dirlo, ma sicuramente qui le cose sono fatte bene, si crea il fermento giusto per fidelizzare il pubblico. Ad esempio, qui la prevendita dei concerti funziona più che in altre città, si vive l’attesa di un evento e si percepisce la qualità della proposta culturale, e per noi artisti è sintomo di fiducia».

Sabato alle 21.00
Conservatorio di Milano
Via Conservatorio, 12
Biglietti: da 40,25 euro su ticketone.it

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