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26. 04. 2024 23:12

Milano Fashion Week, una nuova storia: al via oggi la Womens’ Collection in presenza

Iconico, domenica, il ricordo di Fiorucci in un documentario a La Triennale

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«La Milano Fashion Week produce – e continua a produrre – all’interno del nostro Paese e nella nostra città un indotto senza eguali. Lavoratori, stilisti, modelli e giornalisti di tutto il mondo hanno un impatto positivo su Milano, con un effetto moltiplicatore su moltissimi settori della città, dal commercio alla ristorazione, dalle strutture alberghiere a tutti i servizi urbani».

Le parole di Alessia Cappello, assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Milano, spiegano appieno cosa significhi per la Madonnina la Milano Fashion Week al via oggi – e fino al 28 febbraio – che già dai numeri si rivela intensissima e in grande spolvero. Sono 190 gli appuntamenti in calendario: 69 sfilate (2 doppie), di cui 60 fisiche e 9 digitali, 101 presentazioni (86 fisiche e 15 digitali), 8 presentazioni su appuntamento e 12 eventi.

Milano Fashion Week Womens’ Collection, il calendario

Questa edizione della Fashion Week milanese segnerà il ritorno in calendario di Bottega Veneta, Diesel, Gucci, Trussardi e Plein Sport. E lo schedule della settimana si arricchisce anche di una serie di brand presenti per la prima volta nel calendario della Milano Fashion Week Women’s Collection: AC9, Ambush, Andreadamo, Aniye Records, Capasa Milano, Cormio, Ferrari, Han Kjøbenhavn, Husky, Palm Angels e Tokyo James.

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Da segnalare, inoltre, l’evento Beyond The Norm. White Milano & System Preferences present a hybrid of fashion, lifestyle, exhibition and art performances presso il Mudec da giovedì a domenica, ma anche Bulgari B.Zero1 Aurora Awards – Celebrating women and their talent presso la Bocconi, in contemporanea con la proiezione speciale del documentario Elio Fiorucci – Free Spirit a La Triennale Milano (domenica alle 20.30), che è parte del programma ufficiale dell’ottava edizione del Fashion Film Festival.

Milano Fashion Week Womens’ Collection, eventi diffusi

«La Milano Fashion Week è emblematica perché apre le porte al mondo elevando la bellezza e la sostenibilità del Made in Italy – ha spiegato Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura –. Il legame tra Milano e la moda è sempre stato unico, innovativo e produttivo: per questo intendiamo estenderlo sempre più alla città attraverso eventi culturali diffusi, per stimolare ancora di più la ripartenza economica e creativa della città. Milano ha già sperimentato quanto l’alleanza tra moda e cultura porti a grandi risultati. Lo testimoniano i nuovi spazi espositivi nati negli ultimi anni e le collaborazioni tra istituzioni e maison proprio nel campo dell’arte e della cultura». La moda ha dimostrato di crederci fino in fondo ed è stata premiata: un coraggio, ad esempio, che non ha avuto il Salone del Mobile.

Un segnale forte

«A dispetto dell’incertezza che ancora aleggia nell’aria e delle reali difficoltà del momento, siamo estremamente orgogliosi di presentare un calendario ricco di progetti ed eventi che confermano il ruolo chiave di Milano tra le capitali della moda mondiale. Credo sia un segnale forte di ottimismo e positività, che infonde un nuovo slancio nel settore», ha voluto sottolineare Carlo Capasa, presidente di CNMI.

«Siamo felici anche di annunciare in questa occasione il rinnovo del Protocollo di Intesa con il Comune di Milano – prosegue Capasa – finalizzato alla valorizzazione del sistema moda nazionale. A tal proposito, il nostro impegno si focalizzerà su quattro macro ambiti: il consolidamento del posizionamento internazionale di Milano come brand dal valore globale; la sensibilizzazione rispetto alle tematiche di sostenibilità, etica ed economia circolare nell’ambito della filiera del fashion; la promozione dei talenti emergenti; la creazione di nuove opportunità di lavoro nell’industria creativa».

Milano Fashion Week, alla scoperta del brand Tombolini con Silvio Calvigioni Tombolini: «Il cappotto rosso è il nostro must have»

milano fashion week«Il brand Tombolini nasce nel 1964 come sartoria specializzata in abbigliamento maschile. Per anni il focus è rimasto sull’uomo, per poi aprire le porte anche alla donna. Dopo anni di sperimentazione, grazie alla grande expertise della Maison, possiamo affermare che gli ultimi tre anni hanno segnato questo progetto, ancora oggi in costante evoluzione, con la volontà di ampliarsi e rafforzarsi». Così Silvio Calvigioni Tombolini, direttore commerciale, marketing e comunicazione di Tombolini, racconta a Mi-Tomorrow di un brand in continua evoluzione.

Come trasmettete la grande esperienza nella moda uomo al femminile?
«Rileggiamo i codici dell’uomo in una collezione dalla femminilità forte e decisa, che combina sartorialità, ricerca e innovazione, pensata per la donna moderna, contemporanea. Investiamo molto in tecnologia e in ricerca, per esprimere al meglio la tradizione manifatturiera italiana attraverso uno studio del prodotto focalizzato su uno stile unico».

E com’è, dunque, la donna Tombolini?
«L’autentico carattere femminile firmato Tombolini si riconosce nel DNA sartoriale dei capi del Womenswear, frutto dell’heritage più iconico traslato da un universo riconoscibile e identitario».

Quanto è importante partecipare alla Milano Fashion Week?
«È fondamentale esserci: è una vetrina internazionale. E la moda milanese è oggi una delle più importanti e riconosciute al mondo. È un’occasione per mostrarsi, per farsi conoscere e per comunicare al mondo il nostro marchio di fabbrica, sinonimo di ricerca delle più avanzate tecniche produttive, di capi realizzati con i migliori filati sul mercato e di un patrimonio di tecnica produttiva unico nel suo genere. Partecipare significa divulgare i nostri valori e l’antica tradizione del “saper fare”».

Come ci si vestirà il prossimo inverno?
«La collezione punta principalmente sulla sartorialità, caratteristica inconfondibile di Tombolini. I capi più rappresentativi rimangono i capispalla, che spaziano dai blazer mono e doppiopetto con vestibilità over ai cappotti, fino ai trench in leather. Lo studio sta alla base dei materiali, nei tessuti tecnici, misti lana, pelle, camoscio fino a tessuti 100% Cupro, resistenti, traspiranti e vegan. Leitmotiv della collezione è il plissé che finisce in giacche e trench, ma anche in gonne e pantaloni».

Must have?
«Il cappotto rosso con spacchi laterali e maniche apribili, perfetto da abbinare ai pantaloni dal taglio largo».

Chi disegna la collezione?
«Il designer Giuseppe Buccinnà ha collaborato con lo staff interno dell’azienda per la realizzazione della collezione che è interprete del savoir-faire artigianale e del design essenziale firmato Tombolini, interamente progettato e realizzato in Italia».

Milano Fashion Week, l’appello: «Salviamo il patrimonio di Valentina Cortese»

Raccontano la sua vita quegli abiti e quegli oggetti che vengono dalle sue case, quella milanese e quella romana. Storie e ricordi si intrecciano nelle sete e negli chiffon dei vestiti firmati da Roberto Capucci, Christian Dior, Valentino, Tivioli, Mila Schon, Gianni Tolentino, Maurizio Galante. E poi valigie, mobili d’epoca preziosi, piatti, in tutto 301 cimeli della vita dell’ultima vera diva del cinema e del teatro. Valentina Cortese aveva deciso così: un’asta dei suoi arredi e del suo guardaroba, con il ricavato a favore dell’Istituto Mario Negri e del Piccolo Teatro di Milano.

L’esposizione, alla casa d’aste Il Ponte, è prevista il 25, 26 e 27 febbraio (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00), mentre l’asta si terrà il 1º e il 2 marzo. Un evento inserito, non a caso, nel calendario della Camera della Moda. Ma c’è un rischio: che tutto «vada disperso tra diversi privati, quando invece andrebbe tutelato e conservato».

A lanciare l’allarme è l’associazione Profumo di Milano: «Salvaguardiamo il guardaroba di Valentina Cortese, un patrimonio culturale dell’umanità che va acquisito, tutelato e conservato». Le valutazioni sono contenute: da una foto autografa di Fred Astaire a un portafoto Tiffany a 50-60 euro, da un baule Louis Vuitton a 160 euro a un Dior da 300 euro, fino a un grand foulard in cachemire di Hermes a 120 euro. Prezzi base, naturalmente.

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