Dopo la parentesi acustica, i Punkreas tornano a giocare con l’elettronica in Electric Déjà-Vu, il nuovo album, un lavoro in cui la band di Parabiago esplora i corsi e ricorsi storici, perché – come rivela Noyse a Mi-Tomorrow – «tutto, in fondo, torna sempre».
I Punkreas tornano alla musica elettronica con il nuovo album Electric Déjà-Vu
Come mai Electric Déjà-Vu?
«Certe dinamiche sono sempre uguali, una sensazione che lascia anche scoramento. Da questa idea è uscito una sorta di concept album, perché le canzoni girano intorno a questo tema».
Per la prima data del tour avete scelto Milano.
«Non poteva essere altrimenti. All’Alcatraz ci sono venuti a trovare anche Giancane e Raphael. Siamo molto contenti».
Qual è lo stato di salute di un genere come quello dei Punkreas?
«Sicuramente in questo periodo non va alla grande. A parte i Måneskin che comunque ringraziamo, perché fanno venire alla gente la voglia di suonare. Siamo tuttavia contenti perché la gente viene sempre ai nostri concerti. Per alcuni il concerto dei Punkreas è un’istituzione».
Che pubblico frequenta i vostri live?
«Succede questo piccolo miracolo: non saprei spiegarti come mai, ma dal palco vedo tantissimi giovani. Da sopra, vedi la gente divisa per strati d’età. Davanti, sottopalco, ci sono i giovani. Dietro di loro gli intermedi e, in fondo, quelli della nostra età che si godono il concerto».
Avete un buon rapporto con le nuove generazioni?
«Assolutamente, nel video di Tempi Distorti ci sono Camilla Ros e Luke Maffezzini, le nuove leve. Non è ancora un passaggio di testimone però, perché abbiamo intenzione di andare avanti ancora un po’».