«Stiamo ragionando sulla creazione di una piattaforma che consenta di offrire a tutto il mondo la cultura italiana a pagamento, una sorta di Netflix della cultura, che può servire in questa fase di emergenza per offrire i contenuti con un’altra modalità, ma sono convinto che l’offerta online continuerà anche dopo: per esempio, ci sarà chi vorrà seguire la Prima della Scala in teatro e chi preferirà farlo, pagando, ma restando a casa».
Queste le parole del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini che hanno agitato il mondo del teatro. Un’idea per certi versi innovativa, ma attuabile in un universo che vive del live come sua forma assoluta?
Netflix della cultura, i dubbi
Il teatro è una delle arti più antiche dell’umanità e, se è sopravvissuta all’avvento di mezzi di comunicazione come cinema, tv e web, è proprio perché il suo essere dal vivo la rende unica. Il teatro è un rito per chi lo fa e per chi lo guarda che va ben oltre un semplice click.
Emozioni. È sentire il respiro del pubblico in platea, è il caffè preso nel foyer, è la stretta di mano agli attori a fine spettacolo. Per non parlare delle emozioni vissute sulla poltrona, a volte pure scomoda, di un teatro che difficilmente un piccolo schermo potrà trasmettere nello stesso modo.
Alternative. Il ministro ha parlato di Prima della Scala, ma è un paragone poco calzante. La Prima è come la finale del Mondiale di calcio seguita anche da chi non conosce la regola del fuorigioco.
Futuro. Ma dopo il grande evento del 7 dicembre, c’è un’intera stagione da sostenere ed è difficile immaginare che lo si faccia con lo stesso entusiasmo che si ha al debutto. Non si può nemmeno aspettare che il virus sparisca per tornare in scena: una soluzione, anche se tampone, va trovata. E chi può più logicamente proporre idee se non chi il teatro lo e ne vive?
Netflix della cultura, le opinioni dai teatri
Serena Sinigaglia – Regista all’Atir Teatro Ringhiera
«Boutade che non risolve»
«Il coronavirus ha messo in ginocchio un settore già in crisi e ha mostrato che lo spettacolo dal vivo è la Cenerentola delle arti. Credo che ministro e Governo stiano facendo troppo poco per il nostro settore, non è con qualche boutade generica che si risolve il problema. Serve un piano strategico, come ci sono proiezioni di ripresa per le altre professioni, anche la nostra deve avere le sue fasi. La piattaforma online può essere un’idea, ma lo streaming è facile a dirsi e difficile a farsi. Il direttore della fotografia, i cameraman, la fonica chi ce li dà? Se in un piano di ripresa saranno compresi fondi per questa tecnologia, ben vengano».
Tindaro Granata – Attore per Proxima Res
«Rinchiusi in una scatola?»
«La nostra arte non può essere rinchiusa dentro una scatola telematica. Per me il teatro è dal vivo con il pubblico e, finché potrò, lo farò così. Non dico che l’idea di una piattaforma online sia sbagliata a prescindere, sicuramente è sbagliata in questo momento di crisi. Sarebbe uno spreco di risorse e di soldi che ora andrebbero utilizzati per permettere la riapertura dei teatri, per far tornare gli spettatori capendo come gestire in sicurezza sia il pubblico che gli addetti ai lavori. Bisogna garantire la possibilità di lavorare anche ai teatri più piccoli che non hanno sale da 700 posti. La mia paura, poi, è che il pubblico avrà bisogno di tempo per tornare».
Davide Verazzani – Direttore artistico del Nolo Fringe Festival
«Fattibile, ma serve inventiva»
«L’uscita del ministro non è stata delle più felici, ma va comunque analizzata. Un progetto online può essere fattibile a patto che sia a pagamento, perché il lavoro va pagato. Serve poi inventiva per portare sul web un prodotto che non sia il semplice spettacolo registrato, ma qualcosa di nuovo. Mi viene in mente un collettivo austriaco di nome Nesterval che doveva partecipare al Festival di Sansepolcro e che è riuscito a portare online il suo spettacolo Der Kreisky-Test vendendo 480 biglietti al prezzo medio di 20 euro. Un’altra ipotesi è sfruttare gli spazi aperti e anche per il Nolo Fringe Festival, spostato a settembre, stiamo valutando questa possibilità».
Valeria Cavalli – Drammaturga per MTM
«Servono attrezzature adeguate»
«Da un ministro ci aspettavamo una risposta un po’ più ragionata. Sembra un’idea nata dal fatto che per disperazione e per non sparire molti di noi hanno messo online i propri spettacoli di repertorio, ma questo non vuole dire che vogliamo continuare in questo modo. Non solo: per realizzare una piattaforma del genere servono attrezzature adeguate con riprese video professionali, non possiamo presentare un prodotto con la telecamera fissa, sarebbe controproducente. Spero che il ministro abbia capito di avere fatto un’uscita infelice. Al momento dobbiamo aspettare, ma quello che mi conforta è che il teatro è sempre sopravvissuto anche nei momenti più difficili».
Riccardo Olivier – Coreografo per Fattoria Vittadini
«Una soluzione per il pubblico»
«Un portale di documentazione e di prodotti video andava fatto, dalla tragedia può uscire qualcosa di buono. Ma non si tratta di un aiuto per il nostro settore. Può essere una soluzione per il pubblico, per alcuni artisti, ma è tutto il settore che ha bisogno di aiuto. È importante che qualunque cosa si costruisca sia fatta assieme ai lavoratori, agli operatori e agli artisti italiani. Anche a quelli che, per varie ragioni, non possono produrre contenuti video. Credo che il ministro ne sia consapevole, anche se avrebbe potuto fare riferimento a prodotti italiani come Rai 5 o Sky Arte piuttosto che a una piattaforma internazionale con sede europea in Olanda».