14.1 C
Milano
28. 04. 2024 22:15

Capodanno con Oscar Wilde: «Uno spettacolo che è anche una festa»

L'appuntamento al Teatro Elfo Puccini

Più letti

Al Teatro Elfo Puccini torna in scena L’importanza di chiamarsi Ernesto, uno dei titoli più famosi del grande Oscar Wilde, nella versione firmata da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Un adattamento pop che esula dal tempo e mette al centro la genialità dell’autore inglese. «Una commedia superficiale per gente profonda e profonda per gente superficiale» spiega il regista Ferdinando Bruni.

Oscar Wilde al Teatro Elfo Puccini

Quali sono le caratteristiche della vostra versione?
«Abbiamo voluto mettere in risalto l’influenza che Oscar Wilde ha avuto nel corso degli anni. Ad esempio, sugli anni ’60, il periodo in cui sono stati rivoluzionati i rapporti sociali e le costruzioni di classe. Wilde ha smascherato un’ipocrisia che è molto dura a morire e che è ancora presentissima. Il suo umorismo ha ancora tanto da dirci, guarda la realtà in modo disincantato e impietoso».

Risaltano tanto i colori, che significato hanno?
«Abbiamo fatto riferimento all’estetica degli anni ’60, per questo la scena ha dei colori molto brillanti. Abbiamo voluto giocare con tutto il lato solare che offre questa commedia».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Con questo spettacolo festeggerete il Capodanno, come mai questa scelta?
«È uno spettacolo che è anche una festa. È importante ridere e divertirsi ricordando che bisogna vivere se stessi fino in fondo senza paura e senza mettersi maschere. È un modo di finire l’anno in allegria con un testo che sprizza intelligenza in ogni battuta. Ogni battuta è un graffio dato con molta grazia».

Come verrebbe accolto Oscar Wilde dalla società di oggi?
«Lui era un incrocio fra Andy Warhol e Pasolini, vedeva l’arte come mezzo di salvezza. Ai giorni nostri avrebbe potuto essere un fustigatore di costumi oppure uno di quei personaggi televisivi insopportabili. Meglio che abbia vissuto nella sua epoca».

Da cosa sono anticipate le repliche dello spettacolo?
«Ci sarà una lettura scenica a cura di Michele Costabile di brani tratti da Il principe felice. Stiamo facendo un grande lavoro su Oscar Wilde, abbiamo messo in scena diverse sue opere. È un artista con tantissime facce, una delle meno note è quella legata alle favole che scrisse dopo averle raccontate ai suoi figli. Sono molto belle e tutte hanno un profondo sottostrato morale».

Come proseguono le celebrazioni per il 50° anniversario dell’Elfo?
«In questi giorni c’è una mostra lungo i cancelli dei Giardini pubblici Indro Montanelli. Sono esposti i ritratti di scena fatti da Laila Pozzo. A febbraio, infine, abbiamo in programma di presentare un libro sull’attività del Teatro dell’Elfo divisa per lettere».

Come ricorderete quest’annata?
«È stato un anno brillante con tanti incontri. È stata l’occasione per ritrovare persone che lavoravano con noi tanti anni fa e per ripensare al nostro percorso. Siamo sempre proiettati verso il futuro, abbiamo festeggiato e siamo contenti, ma pensiamo anche ad andare avanti».

Teatro Elfo Puccini
Corso Buenos Aires, 33

Dal 13 dicembre 2023 al 12 gennaio 2024
Biglietti: da 16,50 euro su elfo.org

Oscar Wilde al Teatro Elfo Puccini, la recensione

Ferdinando Bruni e Francesco Frongia si dimostrano capaci di mostrare la società inglese come voleva Oscar Wilde in uno spettacolo che si apre sulle note di I will survive in una scenografia in stile pop art che omaggia esplicitamente lo stesso autore.

I personaggi entrano in scena in modo coreografico, quasi animalesco, un perfetto mezzo per caratterizzare quelle che saranno poi le loro attitudini. Pazienza se il gioco di parole del titolo originale non è ripetibile in italiano, la commedia riesce benissimo a trasmettere le sue peculiarità, dal concetto di onestà al desiderio di una doppia identità. Poter essere Jack in campagna ed Ernest in città, poter decidere quando allontanare tutte le responsabilità e pensare solo a divertirsi può apparire decisamente suggestivo.

I due protagonisti interpretati da Riccardo Buffonini e Giuseppe Lanino non rinunciano mai a godersi la vita, come il gatto e la volpe si alleano nel momento del bisogno e si contrastano quando gli interessi collidono. Una recitazione volutamente eccessiva con urla, risate e pianti, per una storia che da piacevole si trasforma in avvincente grazie al colpo di scena finale che tinge di “noir” la sua conclusione.

In breve

FantaMunicipio #27: quanto ci fa bene l’associazionismo cittadino

Pranzi, musica, poesia, arte, intrattenimento, questionari, flash mob e murales: tutto all'insegna dell'associazionismo cittadino e delle comunità che popolano...