Rosa Chemical, cosa racconta Made in Italy?
«L’arte della provocazione. Si considerano ancora oggi tematiche tabù il sesso, la fluidità e il poliamore. Non la penso così. Il mio è un messaggio di liberazione dalle censure, dagli stereotipi e dal politicamente corretto. L’ho scritta insieme a Paolo Antonacci con la produzione di Davide Simonetta e Bdope, artefice dell’idea nata due anni fa, vestita poi per Sanremo dopo due tentativi falliti di partecipazione».
Perché questo è l’anno giusto?
«Avevano chiesto più Rosa Chemical, saranno accontentati. Al mio debutto su quel palco porto la mia essenza: un messaggio di amore, uguaglianza, libertà. Spesso vengo scambiato per accusatore, mentre mi sento, al contrario, difensore. Della propria idea. Non sono un tradizionalista o un generalista, per me l’amore è libero».
Il pubblico del Festival sarà pronto a queste tematiche?
«Non credo. L’amore libero di cui parlo non riguarda solo una relazione a due che aspira a diventare a tre, ma riguarda anche il punto di vista di genere. Non penso ci sia distinzione tra eterosessualità, bisessualità e transessualità. Dinanzi a questo sarà inevitabile una rottura di pensiero, tra chi la pensa come me e chi no, ma sono pronto al dibattito. Per la mia generazione parlare di questi temi – come ad esempio di OnlyFans, piattaforma che sarò il primo in Italia a utilizzare per proporre una copertina del singolo “not clean” studiata ad hoc – è normale. Capisco che per le generazioni precedenti non lo sia, ma sono qui anche per questo».
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IL DUETTO
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