Rapine e aggressioni in netto aumento ai danni degli studenti. Questa la motivazione che ha spinto l’Università Bocconi a istituire un servizio di accompagnamento per i ragazzi – inaugurato a gennaio e in vigore fino alla fine della sessione estiva -, scortati a piedi dalle residenze alle aule e viceversa. Una decisione presa in seguito alla richiesta del gruppo studentesco più rappresentativo dell’ateneo.
Bocconi, il servizio di accompagnamento
«Nonostante le segnalazioni e le denunce di questi episodi, non sono arrivate risposte efficaci dal Comune di Milano, per cui abbiamo chiesto all’ateneo di intervenire e per fortuna ci è venuto incontro”. Così il capogruppo del gruppo studentesco B.Lab-Unilab, Marcello Corigliano, a proposito dell’iniziativa che tanto ha fatto discutere. Il servizio di accompagnamento prevede una “navetta pedonale” ogni mezz’ora dalla panchina rossa di via Gobbi 5 fino all’angolo tra viale Toscana e via Leoni. Inverso il percorso una volta usciti dall’università.
Perplessità e polemiche
Il servizio creato dalla Bocconi ha inevitabilmente suscitato molti dubbi e alimentato polemiche. Demandare la sicurezza a un ente privato quando a occuparsene dovrebbero essere le istituzioni ha fatto storcere il naso a tanti; ma soprattutto la decisione dell’università sembra creare una netta divisione tra studenti di serie A e studenti di serie B. Da una parte chi proviene da famiglie agiate ha diritto a un servizio apposito, mentre gli studenti delle università pubbliche si trovano costretti ad attraversare i quartieri più pericolosi a loro rischio e pericolo e senza alcuna tutela.