Ernesta Del Cogliano (5vie): «Il Fuorisalone è un futuro immerso nella storia»

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Qual è il concetto ispiratore del Fuorisalone nel distretto 5vie?
«Siamo partiti sei anni fa con l’intento di raccontare il design fatto di pezzi unici che enfatizza il processo creativo e le maestranze che con il loro sapere rendono questi pezzi speciali. Continuiamo su questa strada, preservando la nostra cultura identitaria».

Con quale criterio sono state scelte le installazioni?
«Come sempre le scelte sono ispirate dalla volontà di raccontare pensieri, idee creative più che oggetti. I designer che collaborano con noi sono dei fantastici visionari che sperimentano e cercano nuove soluzioni sostenibili».

Perché un visitatore dovrebbe scegliere il distretto 5vie?
«Perché qui trova istallazioni suggestive e non soltanto esposizioni come in uno show-room. Inoltre, può attraversare secoli di storia raccontati dai luoghi che ospitano istallazioni che in contrapposizione anticipano il futuro pur respirando ancora l’aria della Milano autentica».

Qual è il suo percorso ideale di visita?
«Inizierei dal suggestivo Oratorio della Passione cornice meravigliosa della mostra di Carlo Massoud Il Pesce e gli Astanti curata da Maria Cristina Didero. Proseguirei per la chiesa di San Bernardino alle Monache, location inedita in via Lanzone 13, che ospita la mostra di Anton Alvarez L’ultima cera. Poi l’head quarter di via Cesare Correnti 14».

Il segreto del Fuorisalone è l’immagine glamour dell’evento in connubio coi contenuti. Come avete costruito l’immagine del vostro distretto?
«Puntando sempre sull’alta qualità dei contenuti. La linea editoriale spazia dalla sperimentazione fino all’esposizione di pezzi già iconici sul confine tra arte, design e costume».

Milano è più moda o più design?
«Di certo più design. L’apertura “democratica” del Fuorisalone ci garantisce il primato a livello internazionale».

Quanto vale il legame tra la città, la Design Week e le scuole di design e moda della città?
«Partire dalla formazione è fondamentale, oggi più che mai è necessario mettere i giovani in contatto diretto con la realtà del processo ideativo e creativo comprendendone anche le criticità».


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