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06. 05. 2024 16:17

Rider, assemblea pubblica in viale Monza: «Licenziamenti via mail, è un fatto gravissimo»

Lasciati a spasso circa 8 mila e 500 lavoratori

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I rider di Uber Eats alzano la voce. Lo hanno fatto in particolare oggi alle ore 15:30, al Circolo di Unità Proletaria in viale Monza 140, dopo la decisione della società di chiudere i battenti sul territorio italiano lasciando a spasso circa 8 mila e 500 lavoratori. E lo faranno anche domani, a Torino, dove la protesta dei rider licenziati andrà in scena a partire dalle ore 16.30 presso la Tettoia dell’orologio di Porta Palazzo.

Rider, la protesta a Milano

Oggi la riunione milanese, su argomenti delicati e alla presenza di un avvocato, non è stata aperta alla stampa ma Edoardo Colzani, presente sul posto, ha comunque intervistato la sindacalista di Ubs Elena Lott. «Hanno annunciato i licenziamenti con una mail. È un fatto gravissimo, ma che potrebbe essere da apripista per altre aziende che operano sul nostro territorio. Per questo è importante mobilitarsi. Domani ci sarà un incontro dei lavoratori di Torino, mentre per quanto riguarda Milano, faremo nuove azioni che annunceremo alla stampa non appena saranno concordate».

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La protesta dei rider licenziati, Uber Eats 

A far scattare la protesta è stata la decisione di Uber Eats di licenziare migliaia dei rider impegnati a portare cibo e non solo nelle case dei cittadini. Il tutto con una semplice email, con un preavviso neanche di un mese per circa 8.500 rider. Una decisione che arriva all’indomani dell’approvazione in Consiglio Europeo del testo per la “Direttiva sul lavoro di piattaforma” che, pur essendo un processo ancora tutto in divenire, pone le basi per una regolamentazione del lavoro in questo settore.

rider

Il lavoro del rider è un lavoro da dipendente

Le innumerevoli sentenze che si sono succedute negli ultimi periodi hanno riconosciuto il lavoro di delivery come lavoro dipendente; ma, nonostante questo, ancora tutti i rider sono lavoratori indipendenti, con prestazione occasionale o partita iva. E ovviamente, con il recente licenziamento, a queste oltre ottomila persone non verrà riconosciuto nulla: «Come Slang USB  continueremo a portare avanti la lotta insieme ai lavoratori, senza mai abbassare la testa davanti alle società di delivery la cui intoccabilità sembra naturale ma è in realtà solo il frutto di precise scelte politiche. – fanno sapere dall’omonimo sindacato – Quelle stesse scelte politiche di distruzione dei diritti, di precarizzazione del lavoro e odio verso i poveri che oggi vediamo portate avanti anche dal governo Meloni».

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