Quello che sta emergendo sulla gestione dei CPR, i centri di permanenza e rimpatrio dei migranti irregolari, meriterebbe una riflessione forte e ampia, che coinvolga tutta la cittadinanza. La si può pensare come meglio si crede su un tema epocale come quello dei movimenti migratori: si può essere più rigorosi e restrittivi così come si può legittimamente proporre un sistema di accoglienza più aperto.
Centri di permanenza, una macchia sull’immagine del Paese
Non è questo il tema. Il punto che ci coinvolge tutti, in prima persona, è il rispetto della dignità umana in qualsiasi contesto, da parte dello Stato e delle sue istituzioni. Cibo avariato e vermi nelle pietanze, persone malate (anche gravemente) lasciate in condizioni disumane, giusto per citare alcuni esempi emersi dalle inchieste e dai racconti giornalistici. Persone senza scrupoli che intascano soldi di appalti e lucrano sulla vita di esseri umani, ricordiamolo.
Perché prima di essere migranti sono persone, e come tali vanno trattate e rispettate qualsiasi sia la politica migratoria che si vuole adottare. Quanto sta emergendo è una macchia putrida sull’immagina del nostro Paese e della nostra città.
Merito a chi in questi mesi, in consiglio comunale, ha più volte denunciato la situazione: pare evidente che non avesse torto ma, al contrario, più di una ragione. Ultimo appunto: parrebbe che le aziende italiane abbiano chiesto, nell’ambito della politica dei flussi, più arrivi di migranti rispetto a quelli previsti dallo Stato. Per risolvere i problemi dell’irregolarità, bisognerebbe discutere anche di questo.