È morto a 63 anni Curzio Maltese. Nato in una famiglia operaia di Sesto San Giovanni e quindi milanese a tutti gli effetti, in quella grande Milano che è stata per quasi un secolo intreccio di fabbrica, cultura, passione civile, politica e anche capacità di ridere. Uno di quelli che ha fatto la gavetta vera, dalle radio libere a “La Notte”, per approdare poi a Repubblica su cui scrisse pagine di giornalismo notevoli.
La morte di Curzio Maltese
È stato il titolare di una delle rubriche più longeve, quel “Contromano” su cui ogni volta si poteva essere più o meno d’accordo ma che mai era di quella banalità che sembra ormai la cifra del presente. Schierato, sicuramente, ma con la fermezza di chi non ha padroni, di chi argomenta e documenta, non uno da partito preso, onesto intellettualmente come il mestiere richiede.
Appassionato di sport, cinema e musica, con quel bel documentario su Paolo Conte, il cantautore che scrisse “era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”. E lui lo era. Europarlamentare dal 2014 al 2019 in quella sinistra amata, mai abbandonata che sapeva di radici e futuro insieme. Dotato di ironia, e non a caso fu autore del “Caso Scafroglia” con Corrado Guzzanti e collaboratore di altri comici come Crozza e Bertolino.
Curzio Maltese aveva abbandonato Repubblica per abbracciare l’avventura del nuovo quotidiano Domani. Ha scritto fino all’ultimo, fino a quando ha potuto, come ogni giornalista vorrebbe fare, chiudere con l’ultimo pezzo, domandarsi se piacerà, se si è stati capaci di spiegarsi e se verrà capito. Maltese era uomo di battuta: che è sia cosa tecnica (le battute da rispettare in un pezzo) che espediente ironico. Era un maestro in tutte e due le cose.