È sempre molto utile andare a rivedere e ristudiare il passato, soprattutto quando ci si trova in situazioni di emergenza, come successo con il violentissimo nubifragio a Milano di quest’estate. C’è un documento giornalistico davvero prezioso, il reportage che Giorgio Bocca fece in occasione della tremenda nevicata del 1985 che mise in ginocchio la città e a dura prova i suoi amministratori, sindaco Tognoli in testa.
Nubifragio a Milano, il reportage di Giorgio Bocca
In particolare, illuminante è il passaggio su quanto fece (e come lo fece) la società pubblica del gas per mettere in sicurezza le tubature (e il riscaldamento di migliaia di milanesi) ricorrendo a tutta la sapienza dei propri tecnici, mobilitando ex lavoratori pensionati, lavorando senza sosta. Che lezione si può trarre dal racconto di quei giorni di Giorgio Bocca? Molteplici.
La prima è che qualsiasi città, anche la più organizzata e funzionante, deve avere la capacità di fermarsi davanti a eventi imprevedibili ed eccezionali. Non volere a tutti costi andare avanti all’insegna del “Milano non si ferma”. La seconda lezione è che l’amministrazione pubblica, di qualsiasi colore e ideologia, può poco senza una squadra di tecnici adeguata, preparata e ben remunerata. E questo sempre più, nel futuro, diventerà un problema e dovrebbe essere una battaglia dei sindaci.
Poter assumere e pagare in modo giusto figure professionali adeguate alle necessità, che sempre più in futuro potrebbero essere prioritarie, dovrebbe diventare un tema politico nazionale: altrimenti parlare di cambiamenti climatici è solo esercizio retorico. Infine, va bene la partecipazione volontaria dei cittadini, ma poi i problemi li deve risolvere chi governa, con gli strumenti a disposizione. Quando un’istituzione pubblica fa partire una raccolta fondi volontaria (come quella per gli alberi) viene sempre un po’ da riflettere: ma le tasse che paghiamo, in fondo, a cosa servono?