Gli esercenti che hanno deciso di riaprire dopo il lockdown si stanno ritrovando davanti ad una città vuota: orfana di studenti, di turisti e di lavoratori. Lo smart working, modalità di lavoro diventata necessaria per molte aziende durante la quarantena, sta continuando ad esserlo ancora per migliaia di persone che, di fatto, stanno profondamente cambiando le proprie abitudini quotidiane.
Smart working, pro e contro
Questo vuol dire che nell’economia cittadina, fondata sui grandi flussi di persone che Milano riesce da sempre ad intercettare, mancano i protagonisti, ovvero i consumatori. Va detto che il lavoro agile ha indiscutibilmente dei lati positivi, se pensiamo soprattutto al tema legato agli spostamenti e allo “stare in famiglia”; d’altro canto, oltre all’”effetto grotta” citato dal sindaco Sala, è evidente che questa modalità inibisca pesantemente la propensione al consumo e all’acquisto nei negozi di vicinato.
Smart working, i dati
I dati da noi recentemente raccolti confermano una fortissima crescita dei settori alimentari ed ortofrutta a discapito del mondo della ristorazione e somministrazione che segnano un -50%: praticamente è stato cancellato tutto l’indotto portato dalla pausa pranzo.
Speriamo che nei prossimi giorni possa crescere da parte delle aziende, sia pubbliche che private, la consapevolezza che un uso smodato dello smart working possa causare gravi danni all’attuale sistema economico (non controbilanciato dai benefici) e, alla lunga, anche sul personale dipendente.