L’emergenza coronavirus non ha fermato Da vicino nessuno è normale, festival teatrale organizzato dall’associazione Olinda, che da 24 anni è punto di riferimento per l’estate culturale milanese grazie anche al suo importante messaggio di inclusione. Appuntamento nel parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini a Milano.
Appuntamento teatrale con Olinda: «Da vicino nessuno è normale»
«Dal 2008 abbiamo un teatro che ci permette di fare residenze artistiche – spiega la direttrice Rosita Volani – Questo ha permesso al festival di fare un salto qualitativo. Negli anni poi si sono ampliate le conoscenze e le relazioni oltre alla possibilità di organizzare anche progetti speciali».
La pandemia ha rischiato di cancellare il festival?
«La decisione è stata difficile, molti festival italiani sono stati sospesi o posticipati. Per me Da vicino nessuno è normale è un altro tipo di progetto, legato profondamente alla vita della città e al respiro di Milano. Siamo in un luogo simbolo della città che ora manda un messaggio di accoglienza. Dovevamo dare un segnale e ci siamo detti subito che, se ci fosse stata la possibilità, saremmo andati in scena. Piano piano si sono create le condizioni per fare una cosa più piccola ma che significa tanto. E’ importate ricominciare a frequentare i teatri perché hanno qualcosa da dirci sul nostro presente».
Come avete modificato il programma?
«Il festival sarebbe dovuto iniziare il 3 giugno e finire il 20 luglio. Dopo il confinamento abbiamo scelto una formula più lieve e rasserenante, gli spettacoli sono nel parco, in un prato a noi molto caro perché dedicato all’attore senegalese Mandiaye Ndiaye che ha lavorato tanto con noi. In questo prato abbiamo creato un piccolo palco. Sarà tutto molto semplice perché ci piaceva l’idea del contatto con la natura per dare alle persone un po’ di quella serenità che favorisce la concentrazione».
Qual è la missione di Olinda?
«Il 40% dei lavoratori di Olinda è composto da persone con problemi di salute mentale e lavoriamo sempre tutti insieme sia all’interno della cooperativa sia nelle scelte artistiche. Il nostro obiettivo è l’inclusione sociale. Questo posto da luogo di esclusione è diventato luogo di socialità e cultura».
Che futuro aspetta il teatro italiano?
«Nulla sarà più come prima, fortunatamente. Mi auguro che il teatro, da sempre luogo di cambiamento, riesca a trovare un nuovo assetto. Serve un cambiamento e questa potrebbe essere l’occasione per migliorare la situazione perché in Italia c’è tanto bisogno di cultura».
Fino al 16 luglio
Ex ospedale psichiatrico Paolo Pini – Via Ippocrate 45, Milano
olinda.org