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29. 04. 2024 05:31

Passione orientale, i ristoranti asiatici superano le pizzerie: le ultime novità

I dati di The Fork. E in fatto di qualità, anche a Milano, non si scherza

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E venne il giorno in cui le aperture di ristoranti asiatici superarono quelle delle pizzerie. A certificare, in chiave nazionale, il sorpasso gastronomico è stato l’Osservatorio sulle nuove aperture di The Fork secondo cui, nel periodo compreso tra ottobre 2022 e settembre 2023, a fronte del 15% di nuove pizzerie c’è un 17% di nuovi locali di cucina asiatica.

Un trend che a Milano si fa forte, almeno sulla piattaforma di prenotazioni, che conta il numero più alto di attività dai sapori orientali: ben 141 con quelli cino/giapponesi che fanno la parte del leone anche se il primo tra i ristoranti asiatici in classifica è l’indiano Govinda (al 7° posto) e per arrivare al primo cinese, Haruka Sushi, bisogna scendere fino al 27°.

A gestire i locali di cucina orientale, oggi, ci sono molti imprenditori di seconda generazione nati e cresciuti nello Stivale che hanno saputo unire al meglio i loro due mondi.

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Alta cucina tra i ristoranti asiatici a Milano

A Milano è illuminante la storia di Claudio, Marco e Giulia Liu: cinesi di Reggio Emilia titolari, rispettivamente, del gruppo Iyo (che ha raddoppiato la stella Michelin di Iyo Experience anche da Aalto), Ba e Gong, esempi di alta cucina orientale. Non bisogna dimenticare la Ravioleria Sarpi, creatura del bocconiano Hujian Zhou, che ha acquisito anche la Macelleria Sirtori da cui acquistava la carne, ed è anche il papà di Nove Scodelle.

C’è Bon Wei, dove è possibile fare un viaggio attraverso l’alta cucina regionale cinese, e Mao Hunan dove, prima la carta e poi la piccantezza, potrà stupire i meno avvezzi. Questi sono solo alcuni esempi in un panorama gastronomico orientale che, partendo dal Giardino di Giada che nel 1980 è stato uno dei primi cinesi a Milano, continua a crescere e a contaminarsi, segno dei tempi e dell’integrazione che passa sempre più spesso dalla cucina. Anche se, va detto, che nella maggior parte dei ristoranti i sapori sono addomesticati per essere più vicini ai palati italiani.

Ristoranti asiatici: Domò, il sushi dalle due anime

Tra gli ultimi arrivati a Milano c’è Domò Sushi, ristorante che ha preso possesso dell’Ex Museo dei Navigli in via San Marco, accanto al Ponte delle Gabelle. Il regista dell’operazione è Massimo Sun, cinese d’Italia dal fortissimo accento romano che ha raddoppiato a Milano la sua prima insegna capitolina, insieme a Flaminia Ceccarini e all’executive chef Antonio Dai. Gli spazi su due livelli, uno dall’anima più tradizionale e l’altro volutamente internazionale, sono stati totalmente ristrutturati dallo studio Naos Design di Dario Alessi.

Domo
Domo

All’interno del locale, dove c’è spazio per 200 persone, ci sono più sale, il banco per il sushi show, un palco con tanto di consolle, il cocktail bar che, per ora annesso al locale, dovrebbe in futuro vivere di vita propria. La cucina è giapponese con sconfinamenti creativi che vanno dal Sudamerica al Mediterraneo: si passa dagli edamame ai gyoza, dai roll ai nigiri, dai maki al sushi fino all’azzeccatissimo tataki di manzo con puntarelle e capperi che unisce tecniche orientali a ingredienti di casa nostra.

Le oltre 80 proposte della carta sono affidate a due differenti brigate: una per il sushi e il freddo (che abbiamo preferito) e l’altra per i piatti caldi che contano 40 persone. Le materie prime sono di qualità e la formula è quella del prezzo fisso – che, però, può variare a seconda dei prezzi del pescato – al quale aggiungere le bevande.

Via San Marco, 40

331.80.93.018

@domosushimilano

Ristoranti asiatici: Nobuya, la cucina sartoriale

Una “casa giapponese” da venti posti

Di recente apertura anche Nobuya, progetto dello chef Niimori Nobuya, già al Nobu Milano e al Sushi B, e Andrea Lin, imprenditore di lungo corso della ristorazione orientale in Italia. Qui i posti sono solo 40 divisi equamente in due sale, l’ambiente è simile a quello di una casa giapponese con tonalità tenui e simbolismi nipponici, tavoli in legno, pareti simili alle tipiche porte scorrevoli al pavimento tatami.

Il menù (che comprende anche due percorsi degustazione a 100 e 120 euro) non è pop: si va dal brodetto con zuppetta di pesce, frutti di mare e verdure, al tonkatsu, ovvero la cotoletta di maiale giapponese fino agli Involtini di coscia di pollo lucano con funghi misti, amiyaki di broccolo romanesco e fondo di teriyaki.

Nobuya
Nobuya

Le materie prime sono di alta qualità: dal manzo piemontese al gambero rosso di Mazara, dal wagyu alle verdure da agricoltura verticale che vanno ad alimentare, tra le altre, un intero menù degustazione vegetale realizzato con tecniche di lavorazione e di cottura (sashimi o tataki, tempura o griglia giapponese) orientali.

La scelta di Nobuya è quella di rendere moderna la cucina del Sol Levante, lavorando in maniera sartoriale gli ingredienti per dare vita a un menù quotidiano che varia in base alla disponibilità del mercato e alla stagionalità con grande attenzione alla sostenibilità. Per accompagnare i pasti, oltre i vini selezionati tra Italia, Francia e Giappone, anche un’ampia scelta di saké, tè e birre per creare il pairing adatto a ogni ospite.

Via San Nicolao, 3A

331.80.88.558

@ nobuya.milano 

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