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26. 04. 2024 17:18

Alberto Papagni e quegli scatti che raccontano una Milano eterea: «Sei tu la mia musa»

Il racconto di una Milano eterea, ma contemporanea, negli scatti del giovane Alberto Papagni

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Alberto Papagni mostra attraverso l’obiettivo la sua visione eterea – ma contemporanea – di Milano, la sua città: per il 25enne fotografo e giovane influencer, ogni scatto è in grado di esprimere in pochi istanti un ampio ventaglio di emozioni, quelle che lo hanno spinto a prediligere la macchina fotografica come mezzo di espressione e comunicazione. Ne emerge il racconto di una Milano elegante, colorata e poetica, aggiornato costantemente sul suo profilo Instagram da 20mila follower.

Alberto Papagni e la sua visione di Milano

Cosa ti ha avvicinato al mondo della fotografia?
«Il consiglio di un professore, alle scuole medie. A partire da quel momento tutto è arrivato a cascata, è stata una passione evoluta nel tempo, ci ho investito molto del mio tempo libero. Sono diventato un fotografo professionista, ma senza nessun corso formativo o qualche specializzazione: per diventarlo, mi è bastata l’esperienza di una vita e tanta curiosità su internet».

Cosa non deve mancare in uno scatto perfetto?
«Al di là di tutti gli aspetti tecnici che non possono mancare in un buon scatto, l’aspetto irrinunciabile è il cuore di chi scatta. Non bisogna mai dimenticare che in ogni singola fotografia c’è racchiuso lo stato d’animo di chi scatta: personalmente, mi piace pensare che ogni scelta di luce, luogo, momento della giornata, con o senza pioggia, nasconda un concetto, un’emozione».

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Cosa comporta essere un influencer fotografico?
«Avere un punto di vista più completo sulla fotografia. Rispetto al classico mestiere da fotografo, essere influencer potenzia il proprio linguaggio espressivo grazie a pochi trucchi: se sfruttato bene, il web regala ispirazione, visione e scambio. Sono contento di aver aperto il mio canale Instagram nel 2015, ne ho compreso subito le potenzialità. E oggi le occasioni lavorative non mancano».

La macchina fotografica è considerata, ancora oggi, un mezzo di comunicazione irrinunciabile?
«Per me è impensabile abbandonare la macchina fotografica: il veloce progresso tecnologico degli smartphone, sempre più simili come risultato finale alle macchine, ha reso questo strumento un competitor validissimo e naturalmente temuto. C’è da dire, però, che lo smartphone ha aiutato molti ad avvicinarsi più facilmente a questo mondo. Certo, non sarà mai la stessa cosa. A volte ci casco anch’io…».

Il tuo obiettivo è quello di offrire una prospettiva differente di Milano. Ovvero?
«Sfatare qualsiasi mito che la vede come una città vuota, triste e grigia. Milano è molto di più. Con la fotografia vorrei tradurla nel modo in cui la concepisco io: bellissima e viva».

Dai tuoi scatti traspare una Milano eterea, quasi sospesa nel tempo.
«Vedo una Milano poetica. Credo si possano trovare la bellezza e la poesia anche nei banali momenti di quotidianità che può offrire questa città, troppo presa, a volte, dalla velocità che la contraddistingue. Ci perdiamo nella sua frenetica corsa senza soffermarci su quanto siano belli i suoi monumenti e i suoi scorci. In post-produzione, infatti, non aggiungo molto all’immagine originale, mi basta la sua magica atmosfera a renderla la mia musa».

Hai un posto del cuore?
«La zona delle Cinque Vie, non così conosciuta e con poca gente anche agli orari di punta. Ma sono affezionato anche a Brera e Moscova, in venti minuti c’è un affascinante contrasto tra antico e nuovo».

Qual è il posto milanese più “fotografabile”?
«La Galleria Vittorio Emanuele II. Qui ogni scatto viene sempre bene, a qualsiasi ora».

E il posto fotograficamente più sorprendente?
«Il Parco Monte Stella a San Siro: forse non tutti lo sanno, ma da lì è possibile avere una panoramica completa sulla città, uno skyline da mozzare il fiato. Ci capito spesso con i miei amici, ogni volta è indescrivibile».

L’ora più bella di Milano?
«L’alba. Il set fotografico a quell’ora è perfetto, quando la quasi totale assenza di persone ne risalta la bellezza, a partire dalle sue architetture fino ad ogni singolo mattone».

E la stagione migliore per immortalarla?
«L’autunno, con le sfumature dei suoi alberi e del fogliame. Le tonalità più tenui della giornata e la nebbia che comincia a calare la sua ombra nel pomeriggio ne fanno il mio set fotografico preferito. Non a caso, in questi giorni sono perennemente fuori casa: ogni momento potrebbe essere quello giusto per la foto perfetta».

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