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28. 04. 2024 22:50

La Bicocca entra nelle scuole con IntegrAzione, Mendola: «A lezione contro i luoghi comuni»

Il progetto dell'Università milanese mira a eliminare gli stereotipi sull’immigrazione

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Gli stranieri residenti in Italia sono l’8,7% della popolazione e solo il 23% proviene dall’Africa. Il progetto IntegrAzione oltre i pregiudizi, finanziato da Cariplo, promosso dall’Università Bicocca e in collaborazione con l’Università di Genova e Helpcode Onlus, ha voluto indagare sul tema, proponendosi di svolgere attività di formazione nelle scuole superiori di Milano e Genova. I dati statistici in controtendenza con il pensiero comune dei cittadini preoccupati dal fenomeno immigrazione, dimostra quanto poco siamo informati. Il team milanese di ricercatori e dottorandi di IntegrAzione è stato capitanato dalla professoressa di economia politica Mariapia Mendola.

IntegrAzione: per eliminare gli stereotipi sull’immigrazione, Mariapia Mendola: «I giovani sono più aperti al cambiamento, anche se delle criticità rimangono»

IntegrAzione
 

Professoressa, qual è stata la durata del progetto?
«Il progetto è partito nel settembre 2022 con la selezione degli istituti scolastici e si è concluso a giugno 2023 con la produzione dei risultati».

Quante sono state le scuole coinvolte?
«In tutto erano quaranta delle quali ventidue su Milano, per un totale di 240 classi superiori. Abbiamo fatto formazione in istituti di diverso tipo, dai licei, quali ad esempio il Volta, agli istituti tecnici, fino ai professionali».

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Chi ha fatto formazione agli studenti e in che modo?
«Sono stati circa 20 tutor, studenti delle diverse facoltà dell’università Bicocca, che sono stati formati da Helpcode. Le attività con gli studenti erano di tre tipi: la prima serviva a far capire la differenza tra stereotipo, pregiudizio e discriminazione. La seconda era atta a decostruire i vari luoghi comuni sull’immigrazione».

Per esempio?
«Molti studenti hanno affermato ad esempio che: “gli stranieri ci rubano il lavoro”»

E la terza attività in cosa consisteva?
«Era un gioco di ruolo nel quale tramite finti documenti, c’era chi interpretava la parte dello straniero e chi dell’agente dell’ordine e serviva a fargli capire alcune difficoltà che gli stranieri devono affrontare in Italia».

A quali risultati siete arrivati?
«L’attività, nonostante durasse solo 4 ore per classe, ha visto un miglioramento delle attitudini esplicite da parte degli studenti verso i loro compagni stranieri e atteggiamenti più positivi. I giovani sono sicuramente più aperti al cambiamento, anche se delle criticità rimangono».

Ovvero?
«Quegli automatismi del subconscio che sono difficili da estirpare».

A cosa crede siano dovuti?
«In parte all’influenza subita in ambito familiare, ma anche da parte dei social network e dell’ambiente in cui vivono».

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