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28. 04. 2024 15:36

Gianni Canova Milanese del 2023: «Viva la bellezza della modernità»

A Mi-Tomorrow racconta la sua visione della città facendo un bilancio del suo rettorato alla IULM: «Ci fossero più Milano, l'Italia sarebbe un Paese migliore»

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Dici Gianni Canova e subito ti viene in mente il cinema, l’università, la cultura. Lui che, bergamasco di nascita, vincitore del premio come milanese dell’anno 2023, attribuitogli dai lettori di Mi-Tomorrow, ormai si sente a tutti gli effetti meneghino nello spirito e nel cuore.

 

Post di @mi_tomorrow
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Gianni Canova è il Milanese dell’anno per Mi-Tomorrow

Professor Canova, contento del premio? Soprattutto perché parliamo di un non milanese.
«L’identità geografica di una persona non è legata al luogo in cui uno nasce. Lì ci sono le radici, ma la mia identità culturale, professionale, esistenziale è milanese».

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Le piace Milano?
«Penso che non potrei vivere in nessun’altra città del mondo, salvo forse Parigi. Adoro Milano».

Perché?
«Perché esprime un modello di città in cui i cittadini si mettono in relazione gli uni con gli altri, un modello assolutamente virtuoso per questo Paese e per l’Europa. Ci fossero più Milano, l’Italia sarebbe un Paese migliore».

È questo il motivo per il quale ha vinto lei? In fondo rappresenta questo modello…
«Sì, il milanese che vuol dire concretezza, serietà, coerenza, insofferenza per la burocrazia; ma anche visionarietà e capacità. È la città che ha sempre anticipato le tendenze, le mode, individuato i nervi scoperti».

Come mai, secondo lei?
«Perché i milanesi sono intraprendenti. Se la cavano da soli, non aspettano; mentre in altre città, pur nobili, se c’è un problema me lo deve risolvere il sindaco, il presidente, il ministro, il politico amico».

Continuerà ad avere questo ruolo o si evolverà?
«Spero continui ad averlo evolvendosi, un ruolo così riesci a mantenerlo soltanto se cambi. Infatti Milano ha sempre mantenuto questo prestigio perché è continuamente cambiata, capace di anticipare i tempi, progettare il nuovo. La bellezza della modernità ce l’abbiamo noi».

Modernità è anche chiudere un rettorato (quest’anno), ma non rinunciare agli studenti.
«Potrei rinunciare a tutto, ma non a fare lezione. E difatti anche durante il rettorato, ho proseguito a insegnare. Credo sia uno dei privilegi e delle cose più belle. E chiederò di poter continuare a insegnare ancora per due, tre anni, finché sarò lucido. In questa università c’è questa possibilità, filosofia americana».

Ovvero?
«In America non c’è lo Stato che ti dice “da oggi tu vai in pensione”. Se una comunità scientifica ritiene che hai ancora qualcosa da dare, continui a insegnare. È una forma di libertà, mentre gli italiani hanno paura della libertà».

Anche la IULM ha cercato la sua libertà, inserendosi in un quartiere, la Barona, non proprio la crème di Milano.
«Dietro questa collocazione c’è un progetto di rigenerazione urbana ambizioso. Quando IULM è arrivata, era un quartiere poco frequentabile dopo le 19.00. Adesso è una zona in piena espansione. Questa però è un po’ una peculiarità di Milano, anche il Politecnico si trova in Bovisa. Tutto questo ha contribuito a frenare il rischio che si creassero delle banlieue stile Parigi. Non che non ci siano problemi, ma sono meno virulenti».

L’ultima cosa che farà prima della fine del suo mandato?
«Trasformare il campus in un museo diffuso della comunicazione, per fare in modo che chi entra qui capisca che cosa si fa, che cosa si studia. Se il luogo in cui vivi è un luogo accogliente, che ti comunica bellezza, in qualche modo tu assorbi e riesci, a tua volta, a essere pensante, creativo e amante del bello. Questa almeno è la filosofia su cui ci muove».

Digressione in ambito cinematografico su Milano: l’Anteo quest’anno festeggia 45 anni di vita e sta economicamente bene. Ma una sala storica come l’Odeon chiude: come si fa a far sopravvivere il cinema in città?
«Con il modello Anteo; si costruisce una sala, si crea un pubblico e lo si fidelizza; offrendo altri servizi oltre allo spettacolo cinematografico: bere un aperitivo, cenare, creare eventi… e l’Anteo si è creato un’identità molto forte, cosa che le multisale non fanno».

Come sta il cinema italiano?
«Stiamo sostenendo troppo la produzione di film, 500 all’anno, molti dei quali nessuno va a vedere; dovremmo aiutare invece le sale che proiettano film di qualità. Purtroppo a Milano questo manca: sono anni che è fermo, ad esempio, il progetto del cinema Orchidea, vicino al bar Magenta».

Quali sono i luoghi che preferisce della città?
«I bar milanesi. C’è stato un periodo in cui frequentavo il bar Basso e la Belle Aurore, in via Giustiniano; un po’ bohémien, ma lo frequentavo perché era vicino alla sede, uno scantinato, della rivista di cinema che si chiamava Duel, che assieme ad alcuni amici avevo fondato. Una rivista venduta in edicola senza un editore in 15mila copie a numero. Da lìì sono usciti l’attuale direttrice del Festival del Cinema di Roma, Paola Malanga, l’attuale direttore artistico del Festival di Berlino Carlo Chatrian, l’attuale direttore del Festival di Locarno, Giona Antonio Nazzaro; e mi fermo qua… facevamo tutto per passione, nessuno di noi ha mai guadagnato una lira per vent’anni. Però ci siamo costruiti le carriere».

La cosa che le piace di più di Milano e quella che le piace meno.
«La cosa che mi piace di meno è quando il milanese fa il bauscia, il “ghe pensi mi” non lo sopporto. Amo, invece, il fatto che siamo in una città che non ti fa vedere le sue bellezze subito, la devi conquistare. Può sembrare fredda, ma quando scopri i suoi segreti è irresistibile».

Tornando al suo rettorato, la cosa che le è stata più a cuore?
«Rimettere lo studente al centro dell’università. Uno dei problemi di questo Paese è che si fanno le cose non per chi ne usufruisce ma per chi ci lavora dentro. Perché non si è mai fatta una riforma della scuola? Abbiamo ancora i programmi della riforma Gentile (datati 1923, ndr), perché tutti i governi pensavano alle carriere dei professori. Alla IULM il tentativo è stato partire dalle esigenze degli studenti e del mercato del lavoro, inventando anche nuovi corsi come quello in moda. Oggi abbiamo un problema di aule; infatti abbiamo appena acquisito due nuovi edifici, uno dei quali è proprio adiacente al campus. Dovrebbe essere pronto per il 2025».

Lei ha scelto come parola dell’anno “Avventura”. Cosa consiglia a chi verrà dopo di lei? E, soprattutto, qual è l’identikit del rettore perfetto per il dopo Canova?
«Ventura è il participio futuro del verbo e significa ciò che avverrà, che non è ancora accaduto; è un invito a guardare oltre, avere il coraggio di osare in un’Italia che fa fatica a pensare al domani. Viviamo in un Paese che burocratizza l’insegnamento, come se fosse solo travasare un sapere precotto e precostituito dalla mente del docente agli studenti. Secondo me non è così: l’insegnamento che funziona è quello in cui io parto, poi vediamo dove arriviamo. L’aula reagisce, ti pone domande, interrogativi e magari ti porta da un’altra parte. L’identikit di chi verrà dopo di me? Auspico sia una persona che lavori per l’istruzione e non solo per se stesso. Ci sono troppi esempi in questo in Italia di persone che lavorano più per sé che per le istruzioni che rappresentano. Spero che questo non accada a chi verrà dopo di me».

Chi è Gianni Canova?

Gianni Canova, critico cinematografico, è rettore dell’Università IULM di Milano dal novembre 2018, mandato che gli scadrà proprio quest’anno come da statuto. Prima di unirsi alla IULM, ha insegnato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, concentrandosi sulle poetiche del cinema contemporaneo, e comunicazione visiva presso l’Università Bocconi di Milano. Fondatore e direttore del mensile Duel, ha scritto di cinema per tutti i più importanti quotidiani nazionali.

Autore di diverse pubblicazioni influenti, ha esplorato temi e personaggi vari nel panorama cinematografico italiano e internazionale, da generi autoriali come le opere su Rossellini, a quelli più pop come gli scritti su Checco Zalone; ma è stato anche curatore di molteplici mostre multimediali di rilievo, tra cui Le città in/visibili, ispirata al romanzo di Italo Calvino ed esposta alla Triennale di Milano nel periodo 2002-2003: «L’opera di cui vado più fiero», ha detto. Dal 2005 è anche critico cinematografico per Sky Cinema e conduttore del programma Il cinemaniaco.

Gianni Canova sul podio con Federica Masolin e Giovanni Storti: oltre 28mila (in dieci giorni) le preferenze su mitomorrow.it

Piero Vassallo

Con oltre 28mila voti si è concluso il Milanese del 2023: a trionfare nella quarta edizione del contest di Mi-Tomorrow, durato dal 28 dicembre al 9 gennaio, è il critico cinematografico e rettore della IULM Gianni Canova. Dopo i primi giorni piuttosto equilibrati, il docente milanese si è reso protagonista di una lotta voto su voto con la giornalista Federica Masolin, prima di prendere il largo e aggiudicarsi la vittoria.

Canova ha chiuso con oltre il 37% dei voti, mentre Masolin si è fermata al 30,79%. Sul gradino più basso del podio si è piazzato Giovanni Storti (6,76% dei voti), seguito da tutti gli altri candidati. Canova succede a Manuel Agnelli, trionfatore della scorsa edizione. Il premio Milanese dell’anno è dedicato a Martina Luoni, la giovane ragazza di Solaro che diventò celebre per il suo video-denuncia sulle difficoltà dei pazienti oncologici come lei ad accedere alle cure durante il 2020. Infatti, in quei complicati mesi, a causa degli ospedali saturi di malati Covid, gli interventi oncologici furono sistematicamente rimandati.

martina luoni
Martina Luoni

Purtroppo Martina ha perso la sua battaglia contro il cancro a soli 27 anni lasciando un vuoto immenso tra la sua famiglia ed i suoi amici, ma anche tra chi come noi, ha avuto modo di conoscerla rimanendo spiazzato dalla sua inesauribile energia e da quel sorriso così coinvolgente. Per tutto questo ci sembrava più che doveroso intitolare il premio proprio a lei.

Milanese dell’anno, trionfa Gianni Canova: la classifica finale

Gianni Canova

37,4%

Federica Masolin

30,79%

Giovanni Storti

6,76%

Brenda Lodigiani

4,97%

Non una di meno

4.01%

Stooping Milano

3,65

Tommaso Sacchi

3,57

Milano in bicicletta

3,47%

Verso ristorante di Remo e Mario Capitaneo

3,09%

Stefano Boeri

2,65%

Fonte: 28.332 preferenze su mitomorrow.it

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