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26. 04. 2024 09:11

Giornata mondiale del genitore, quanto è difficile essere madri e padri: «Milano, pensa ai diritti dei bambini»

Dalle giovani coppie alle prese con gli affitti ai figli di coppie omosessuali che non vengono più registrati in Comune, passando per le storie di chi ha raggiunto i propri obiettivi nonostante le iniziali difficoltà: un caleidoscopio di genitorialità a Milano, alla vigilia di una giornata che qui - al netto degli ultimi provvedimenti economici a sostegno - rischia di avere più oneri che onori

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Cosa comporta essere genitori in una città come Milano che sta diventando sempre più economicamente inaccessibile? È appena terminato il Festival delle Bambine e dei bambini organizzato dal Comune di Milano, ma in generale i servizi offerti quotidianamente dalla città sono sufficienti per soddisfare le esigenze delle famiglie con bambini e ragazzi a carico? Con queste domande (ma non solo con queste) proviamo ad approcciare alla Giornata mondiale del genitore del primo giugno. Che a Milano, più che un giorno da festeggiare, rischiano di essere 24 ore in cui farsi ancor più accuratamente i conti in tasca.

Giornata mondiale del genitore, il tema del costo degli affitti

Il tema del costo degli affitti, che nelle ultime settimane è stato associato alla difficile rapporto fra casa e studenti universitari a causa delle clamorose proteste degli “studenti in tenda”, riguarda naturalmente anche le coppie con figli. Nella maggior parte dei casi lavorano sia papà che mamma, ma gli stipendi non sono sufficienti per pagare un affitto o per poter accendere un mutuo. Per dare una mano ai neogenitori, l’amministrazione Sala ha appena lanciato il contributo “Sostegno Affitto genitori 2023” che si concretizza in 250 euro al mese per tre anni per i nuclei con almeno un componente under 35, che vivono in affitto e che hanno avuto o adottato un figlio nel corso del 2023.

La misura consiste nell’erogazione diretta al proprietario dell’appartamento in locazione di un contributo economico massimo complessivo di 9mila euro, per i nuclei con un Isee uguale o inferiore a 30mila euro. In tutto il Comune ha stanziato oltre 3 milioni di euro, importo che – sostiene Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa di Palazzo Marino – «è il più alto contributo alla natalità presente al momento in Italia».

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Giornata mondiale del genitore, il nodo dei servizi

È importante che a disposizione dei piccoli ci siano una serie di servizi per permettere ai genitori di lavorare tranquillamente mentre i figli sono a scuola anche al pomeriggio. Le classi delle elementari a tempo pieno ogni anno si stanno assottigliando sempre di più. Proprio di recente la senatrice Lia Quartapelle del PD ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministero dell’Istruzione di intervenire sulla situazione delle scuole milanesi che l’anno prossimo potranno contare su un numero inferiore di classi a tempo pieno: «In un periodo di crisi della natalità – recita il testo dell’interrogazione – diventa ancor più fondamentale supportare le famiglie, specialmente a Milano, dove il costo della vita, così come il costo di attività pomeridiane per tenere impegnati i bambini vista la riduzione delle ore scolastiche settimanali, rende spesso inevitabile che entrambi i genitori lavorino».

Giornata mondiale del genitore, il caso dei single

Non dimentichiamo che esistono anche tanti nuclei familiari composti solo da un genitore. Secondo i dati Istat dello scorso novembre a Milano sono 32mila, con un aumento del 7.6% rispetto alla rilevazione precedente. Da un recente rapporto di Emergency il 70% delle persone che a Milano hanno chiesto di entrare nel programma di supporto a causa della povertà sono donne – molte delle quali single e straniere – che non riescono a trovare un lavoro e di conseguenza una casa, perché non sanno a chi lasciare i propri figli. E non stanno certo meglio le famiglie monoreddito. Insomma, sapessi oggi com’è strano fare i genitori a Milano.

Giornata mondiale del genitore, perché non c’è un’età per diventare genitori

Maurizio, Cristina e Nadia: diventati mamme e papà molto giovani, sono riusciti a realizzare i propri sogni lavorativi a Milano. Perché conciliare – se non si è abbandonati dalle istituzioni – non è impossibile

Azzurra Digiovanni

Maurizio Bonori
Maurizio Bonori

Esiste un’età giusta per diventare genitore? Se lo si chiede a chi ha lo è già diventato, può rispondere con la tipica frase «I figli è meglio farli da giovani». Se poi, però, per scelta o per destino, una persona diventa davvero un giovane genitore, corre il rischio di sentirsi schiacciato dai pregiudizi di una società che ricorda quanto potrebbe essere arduo realizzare sogni e desideri con un figlio al proprio fianco. Dando per scontato che le sfide che uno dovrà affrontare inevitabilmente ci saranno, che la società è spesso manchevole nei confronti dei neogenitori e che tutto dipende dalla situazione, personale e famigliare, che ognuno vive, può essere davvero sempre così?

 

Giornata mondiale del genitore, il papà imprenditore

«Sono diventato papà che non avevo ancora 23 anni. Nemmeno per un secondo ho pensato che mi sarei rovinato l’esistenza, frase ripetuta da amici che non fanno più parte della mia vita. La paternità è stato un viaggio di crescita personale che mi ha permesso di investire su me stesso — racconta Maurizio Bonori, 33 anni — Dopo essere diventato papà, mi sono concentrato sul mio futuro. Ho lasciato il lavoro da dipendente nell’azienda di famiglia per fare il grande passo». E così, con studio e passione, Maurizio è diventato imprenditore: ha un’agenzia di comunicazione, una di management e un’azienda nell’ambito dell’hotellerie, tra queste Dequastudio e Dequastudiografica.

Lecito obiettare che forse sia meno complicato realizzarsi a livello professionale se si è un neopapà rispetto che una neomamma. «È innegabile che spesso le giovani mamme siano portate a rivoluzionare la loro vita ed essere un perno fondamentale. È anche vero il contrario. Mi sto battendo molto per trasmettere questo messaggio. Ci sono tanti padri come me che tutti i giorni si mettono in gioco e crescono i loro figli. Non sto più con la mamma di mio figlio, ma sono sempre al suo fianco. Ora, con la mia compagna Martina diventerò papà per la seconda volta e viviamo con felicità la dimensione di famiglia allargata».

Giornata mondiale del genitore, la mamma PR

«Sono diventata mamma per la prima volta a 22 anni e pensavo sarebbe stato tutto un gran disastro. Invece la nascita del primo figlio ha segnato un punto di svolta». — spiega Cristina Zanoletti, 32 anni, che mentre scriviamo è in ospedale in procinto di partorire il terzogenito. «Inutile dire che per me sia stato un fulmine a ciel sereno, una notizia che non mi aspettavo minimamente, all’inizio ero terrorizzata. Ognuno sembrava sapere meglio di me cosa sarebbe stato giusto fare. Oggi sono felice di dire che quella scelta è stata la migliore della mia vita».

Cristina Zanoletti
Cristina Zanoletti

Paura, timore di non essere all’altezza e consapevolezza di tutte le sfide che si dovranno affrontare. «Purtroppo viviamo in un Paese che pare incentivare le donne alla maternità, ma che poi non dà alcun tipo di supporto pratico e psicologico. È tutto bellissimo sulla carta. Poi però devi fare i conti con il lavoro, gli orari a volte massacranti, lo stipendio spesso basso, il poco supporto dello Stato (dai nidi, al congedo di maternità inesistente per le imprenditrici/libere professioniste) e che gli stessi padri possono dare, poiché le leggi sulla paternità sono ridicole o perché dilaga l’idea che la genitorialità riguardi solo le donne. Non solo. Ho passato anni a sentirmi sbagliata perché volevo eccellere nel mio lavoro. Gli sguardi della gente che ti reputa una cattiva madre solo perché vuoi realizzarti fanno male. Mi hanno detto: “Vuoi essere una mamma o una PR?”».

Nel 2020 ha invece scommesso su se stessa: «Ho deciso di lasciare il mio ambitissimo tempo indeterminato contro il parere di tutti e aprire Studio Zanoletti con sede a Milano, un progetto dove ogni persona può esprimersi e portare il proprio contributo».

Giornata mondiale del genitore, la mamma titolare di centri estetici.

Stesso fil rouge seguito da Nadia Marian, 37 anni, due figli: «Sono diventata mamma che non ero ancora maggiorenne. Le difficoltà che ho riscontrato riguardavano le mie energie. Anche perché sono diventata mamma per la seconda volta a 20 anni. È stato molto impegnativo lavorare e seguire la mia famiglia».

Nadia Marian
Nadia Marian

Al primo anno di età del suo secondo figlio, Nadia ha deciso di tornare a lavorare nel mondo del beauty: «È sempre stato indispensabile per me essere indipendente. Per questo all’inizio la maggior parte dei soldi che guadagnavo li spendevo tra asili e babysitter». Poi, la voglia di realizzare il suo più grande sogno, aprire Ellen beauty factory, brand di prodotti skincare e boutique prima a Padova e poi a Milano. «La mia primogenita sta seguendo le mie orme. Mi piacerebbe diventasse il più indipendente possibile. Il più piccolo deve ancora capire i suoi desideri». Storie diverse con uno stesso cuore, volere essere un esempio di coraggio e indipendenza, nonostante l’età, agli occhi di chi hanno di più caro: i loro figli.

Giornata mondiale del genitore, Marzano di Guida senza patente: «Firmate la petizione Fate i nidi per aiutare mamme e papà a fare i genitori alla pari»

Christian Pradelli

Daniele Marzano insieme alla moglie Mickol Lopez, sui social è Guida senza patente: un resoconto semiserio sulla vita in famiglia, fra incombenze lavorative, casalinghe, la gestione dei tre figli e la ricerca di spazi dedicati alla coppia o individuali. Da anni i coniugi si fanno portatori di un modello di genitorialità totalmente condiviso. In particolare Daniele rivendica il suo ruolo di papà e marito sempre presente, fattore che secondo lui deve definitivamente superare il concetto di “aiutare” la moglie. Insomma, i papà devono essere co-protagonisti a tutti gli effetti. Senza per questo essere chiamati “mammo”.

Daniele, com’è composta la vostra famiglia?
«Io e mia moglie Mickol abbiamo tre figli: Samuel di otto anni e mezzo, David di sei anni e Liam di due anni e mezzo».

Cosa vuol dire essere genitori oggi a Milano?
«Vuol dire avere una molteplicità di servizi e di opportunità a disposizione, ma anche vivere nella città della performance, dove ti devi districare tra mille incombenze e mille scadenze da rispettare».

Marzano
Daniele Marzano

Come si fa?
«Quando entrambi i genitori lavorano, riuscire a conciliare la vita lavorativa con quella genitoriale è molto difficile. Noi abbiamo trovato l’unica soluzione possibile in una genitorialità condivisa e paritaria che prevede la suddivisione del carico mentale e organizzativo sia nella cura e nella gestione dei figli che delle faccende domestiche».

Non tutti ci riescono.
«Infatti, non tutte le famiglie sono “funzionali” come noi e quindi Milano dovrebbe andare loro incontro creando più classi a tempo pieno: non sempre le scuole offrono questa possibilità e in generale bisognerebbe permettere a tutte le famiglie di accedere ai servizi per l’infanzia. Proprio per questo stiamo portando avanti la petizione Fate i nidi che si rivolge al Governo e alle amministrazioni locali».

Quali prospettive vedi per la genitorialità in questa città?
«Se Milano non risponde alle esigenze della società, favorendo un modello adatto sia a mamme che a papà, in futuro farà veramente fatica ad accogliere i genitori».

Cambieresti città?
«Io non vorrei, perché ci sono tanti aspetti di Milano che amo, ma a volte penso di prendere e andare in un posto in cui la vita sia un po’ più lenta e a misura di famiglia, dove i diritti dei bambini vengano maggiormente ascoltati».

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