C’è un elefante nella stanza e il Sindaco Beppe Sala non può più fare finta di non vederlo. Quasi tutte le più grandi città dell’hinterland confinanti con Milano, a eccezione di Rho e qualche comune più piccolo, sono saldamente in mano al centrodestra: Sesto San Giovanni, Cinisello, San Donato. In particolare, le elezioni di Sesto, che hanno visto la riconferma del sindaco uscente, possono rappresentare più di un problema politico per la Giunta di Milano.
Elezioni, i segnali attorno alla città
I segnali, a dire la verità, c’erano tutti e da molto tempo, evidentemente la strategia di non vedere quello che, appena usciti dalle mura spagnole, sta succedendo nel tessuto sociale milanese, inteso non solo come Milano chiusa nei suoi confini amministrativi ma compreso quell’hinterland di una “Grande Milano” mai nata come vera realtà politica, non ha pagato. Una “strategia” che non tiene conto del fatto che per un investitore americano, o un cinese, o un francese, Sesto San Giovanni è Milano, Cinisello è Milano, San Donato è Milano.
Da fuori la differenza amministrativa non si vede: siamo una metropoli più estesa di quanto immaginiamo, visti dal resto del mondo. Chi atterra a Malpensa da New York pensa di essere atterrato a Milano, lo stesso vale per Orio al Serio. L’idea di essere chiusi in un’”isola felice” non funziona più, e la questione stadio (con il sindaco Di Stefano molto attivo sul lato sestese) è solo uno degli esempi che in futuro potranno segnare l’agenda politica. L’idea di bastare a se stessi, come milanesi doc, non regge e reggerà sempre meno. Per chi ha mire politiche nazionali non fare i conti con quello che accade nel “giardino di casa” è piuttosto singolare. L’elefante si muove e la cristalleria è fragile.