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29. 04. 2024 00:24

Bici a Milano o non bici a Milano: il confronto tra Riccardo Truppo e Paolo Pinzuti

Il consigliere comunale Riccardo Truppo, che chiede ai milanesi di non usare la bici, a confronto con il direttore di BikeItalia Paolo Pinzuti, che punta a una maggiore sensibilizzazione degli automobilisti

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Un consigliere comunale lancia un appello forte: non usate la bicicletta a Milano. La sfida viene raccolta dalla comunità di BikeItalia: proviamo a farti cambiare idea. Ne è venuto fuori un interessante dibattito sulla mobilità sostenibile a Milano. Abbiamo intervistato (e messo a confronto) Riccardo Truppo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Milano e Paolo Pinzuti, direttore editoriale di BikeItalia.

Bici a Milano, Riccardo Truppo (capogruppo FdI in Comune): «Per i ciclisti è una città pericolosa»

Si può fare appello a non usare la bicicletta a Milano?
«Ribadisco il mio appello, partendo dal presupposto che qualsiasi provvedimento del Comune è stato inutile. L’auto nel nostro contesto urbanistico è indispensabile e la bicicletta sulle piste ciclabili milanesi dà una falsa percezione di sicurezza per i lavoratori».

Milano, per una persona che vuole muoversi solo in bicicletta, che città è?
«Una città pericolosa. Il ciclista per antonomasia deve avere un’attenzione tripla ma qui per paradosso le indicazioni per i ciclisti rendono la viabilità più complessa. Basti pensare alla ciclabile della biblioteca Sormani».

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Riccardo Truppo
Riccardo Truppo

Come stanno le piste ciclabili a Milano?
«Gli incidenti che registriamo sulle ciclabili avvengono su dinamiche che mettono in dubbio la bontà delle nostre piste, come in piazzale Loreto. C’è un’ideologia delle piste ciclabili che a monte sta creando un grosso problema».

Una possibile soluzione?
«Invito i ciclisti a scioperare nell’utilizzo delle bici finché il Comune non metterà le strade in sicurezza. Questa esigenza nasce dal fatto che i nostri ciclisti non sono quelli di quarant’anni fa quando i ciclisti erano patentati provetti, adesso sulle bici buttiamo anche i ragazzini e creiamo un problema».

C’è un problema di educazione stradale a Milano?
«Sicuramente bisogna investire di più in questo senso. Faccio un esempio: a Genova il Comune sta portando avanti una proposta in cui si dice che una percentuale delle sanzioni debba andare alla sicurezza stradale e alla formazione. La porteremo anche a Milano».

Il bike to work può essere una soluzione per diminuire il traffico in città?
«Il bike to work non è una soluzione credibile per chi ha famiglia, deve fare la spesa, portare in giro oggetti, mobili, portare i genitori a fare le visite o i bambini a destra e sinistra. Tutte queste persone che hanno una responsabilità non potranno mai fare a meno delle auto».

Un amico domani le dice che vuole andare in bicicletta al lavoro. Che consiglio darebbe?
«Metti il casco e la luce, non andare sulle strade dove si condivide la carreggiata con le auto. Fai anche un percorso più lungo ma che ti garantisca sicurezza: tornare a casa sani e salvi è un dovere».

Bici a Milano, Paolo Pinzuti (direttore editoriale di BikeItalia): «È una questione di civiltà»

Si può fare appello a non usare la bicicletta a Milano?
«Il consigliere si occupa della città da opposizione e deve trovare ogni possibile modo per attaccare l’amministrazione. Si possono fare attacchi tecnici o sensazionalistici, stare nel merito o sperare che qualcuno ti noti: lui ha scelto la seconda strada».

Milano, per una persona che vuole muoversi solo in bicicletta, che città è?
«C’è una situazione difficile, non solo dal punto di vista infrastrutturale. Quello che manca di più a Milano è una questione di civiltà: significa non solo rispetto delle regole, ma anche dell’altra persona. A volte si assiste a dei litigi in strada come se si ritornasse a un periodo di tutti contro tutti».

Come stanno le piste ciclabili a Milano?
«Una pista ciclabile sicura dipende dal livello del rispetto delle regole della strada da parte di tutti. Una riga per terra non fa una pista ciclabile e un cordolo non è sufficiente a garantire che l’auto non invada la pista ciclabile».

Paolo Pinzuti
Paolo Pinzuti

Una possibile soluzione?
«Affrontando la questione dal giusto punto di vista: non dobbiamo parlare del soggetto debole in bici invitandolo a scioperi inutili, ma dobbiamo iniziare a contenere il soggetto forte della strada, quello in auto e in grado di cagionare il soggetto più debole».

C’è un problema di educazione stradale a Milano?
«Abbiamo bisogno di attività di sensibilizzazione del soggetto forte, educhiamo il soggetto forte della strada (l’automobilista, ndr) ad avere rispetto del soggetto debole che vede in gioco la sua sicurezza in caso di impatto. Servono investimenti in questo senso».

Il bike to work può essere una soluzione per diminuire il traffico in città?
«Milano è una città piatta, non c’è vento, il clima è clemente: non vedo motivi per cui le persone non debbano utilizzare tutti i giorni la bicicletta. Puntare su uno sviluppo delle biciclette in città significa evitare che una persona utilizzi l’auto, questo riduce il traffico e aumenta la sicurezza».

Un amico domani le dice che vuole andare in bicicletta al lavoro. Che consiglio darebbe?
«L’unico problema del bike to work è il sudore: si può evitare pedalando senza coprirsi troppo. Gli direi poi di stare attento al proprio respiro, ad andare in bici ci prendi gusto e la voglia di spingere più forte poi arriva. Fondamentale privilegiare anche i percorsi dentro i parchi».

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